Albero di cachi, dove piantarlo e quanto tempo ci mette a crescere

L'albero di cachi - o "albero delle 7 virtù" - è longevo, ma serve la giusta cura: ecco come coltivarlo (anche in vaso) e tutti i segreti

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Serena De Filippi

Lifestyle Editor

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Tra gli alberi da frutto che colorano il giardino d’autunno, il cachi ha un fascino davvero unico. Lo conosciamo anche come loto o kaki giapponese, e i suoi frutti dolci arrivano proprio quando il resto della natura rallenta. È una pianta che richiede parecchia pazienza, che cresce a modo suo, senza fretta, ma che sa ripagare nel tempo con raccolti davvero generosi. In cambio non chiede molto: un terreno che respiri, tanta luce e un angolo protetto dal vento. Vediamo subito come coltivarlo e quali sono le cure che richiede nel tempo.

Albero di cachi (Diospyros kaki), cos’è e caratteristiche

Il cachi, o diòspiro, appartiene alla famiglia delle Ebenacee ed è originario dell’Asia orientale. In quelle regioni viene coltivato da secoli, tanto da essere considerato una delle piante da frutto più antiche. Il suo nome scientifico, Diospyros kaki, significa “grano di Zeus”: un modo semplice per dire quanto i suoi frutti siano preziosi e dolci. In Cina lo chiamano “mela d’Oriente” e lo descrivono come l’albero delle sette virtù, perché vive a lungo e dona ombra, rifugio e bellezza.

Quando arrivò in Europa, a metà Ottocento, trovò in Italia il clima giusto, soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud. È un albero a foglia caduca, e col tempo può superare i quindici metri. In autunno le foglie cambiano colore, passano dal verde al giallo e poi al rosso, fino a cadere e lasciare i rami nudi, punteggiati dai frutti arancioni. A seconda della varietà, i cachi si gustano in due modi: quelli tradizionali si mangiano quando la polpa diventa tenera, mentre i cosiddetti “cachi mela” restano croccanti come una mela appena raccolta.

Dove piantare l’albero di cachi

Far crescere un albero di cachi non è complicato, ma bisogna trovargli il posto giusto, con sole pieno e il terreno che respira, quello che lascia scorrere l’acqua senza trattenerla. Il vento, invece, non lo ama proprio: se soffia troppo, rovina le foglie giovani. Meglio quindi un angolo riparato, dove c’è luce per gran parte del giorno. Nei giardini rivolti a sud o sud-ovest, di solito, sta abbastanza bene e quindi abbiamo più opportunità per vederlo crescere.

Il momento migliore per piantarlo è tra la fine dell’autunno e l’inizio della primavera, quando la pianta è ferma e il terreno si lavora con facilità. In vaso possiamo farlo anche più avanti, purché il clima resti mite. E poi serve decisamente spazio, un po’ di aria intorno: è vero che cresce piano, ma tende ad allargarsi, a prendere posto, e non ha nessuna intenzione di fermarsi, soprattutto dopo i primi anni di vita.

Si può coltivare l’albero di cachi in vaso?

Sì, possiamo coltivare l’albero di cachi anche così, soprattutto se non disponiamo di un ampio giardino. Quello che serve però è un contenitore ampio, profondo almeno mezzo metro, con fori di drenaggio e un terriccio leggero, così da trattenere l’umidità senza ristagnare. Ci conviene posizionarlo in un punto soleggiato, dove possa ricevere luce diretta per molte ore al giorno. Va tenuto in considerazione un aspetto: nei primi anni la crescita sarà lenta, ma la pianta si adatta bene alla vita in vaso se la seguiamo con costanza. Di tanto in tanto dovremo rinvasarla, scegliendo ogni volta un contenitore un po’ più grande.

Concime e irrigazione

Quando lo piantiamo, possiamo mischiare alla terra del compost o un po’ di letame ben maturo: torna soprattutto utile per nutrire il suolo. Qualche manciata di concime organico a lenta cessione — come per esempio la cornunghia o lo stallatico in pellet — basta e avanza. Se il terreno è pesante, con molta argilla, aggiungiamo anche un po’ di zeolite: un piccolo trucco per tenere l’umidità sotto controllo e lasciare respirare le radici.

Con l’acqua vale la regola della misura, un po’ come avviene per ogni pianta. Il cachi necessità di annaffiature profonde in determinati periodi dell’anno, ma non continue. In giardino bagniamo solo quando la terra si asciuga, in vaso invece controlliamo più spesso perché il terreno si secca in fretta. Nelle giornate calde è meglio farlo al mattino, senza però esagerare. Un sottile strato di pacciamatura attorno al tronco, invece, è un consiglio da tenere a mente per trattenere l’umidità e proteggere le radici dal caldo.

Potatura e cure annuali

Sì, è durante i primi anni di vita che l’albero di cachi ha bisogno di qualche attenzione in più. Le annaffiature regolari aiutano le radici ad attecchire e a svilupparsi in profondità; in seguito, la pianta diventa molto più autonoma e resiste bene anche a brevi periodi di siccità. Solo in caso di estati particolarmente secche conviene intervenire con qualche irrigazione più abbondante.

La potatura si effettua d’inverno, quando l’albero è a riposo. È il momento giusto per alleggerire la chioma, togliere i rami secchi o deboli e mantenere una forma equilibrata, così da favorire la fruttificazione. Dimentichiamoci però di intervenire troppo e spesso: di base non richiede grandi lavori di manutenzione, ed è proprio questa la sua forza.

Ogni anno possiamo arricchire il terreno con un po’ di concime organico, aggiungendo, ma solo se serve, piccole quantità di fosforo e potassio alla fine dell’inverno. Alla fine è pur sempre una pianta generosa, longeva, che ci ripaga con frutti dolcissimi dopo circa quattro anni dalla messa a dimora. Da lì in poi, basterà qualche gesto regolare, piccoli lavori di manutenzione da programmare durante l’anno.

Quanto tempo ci mette a crescere l’albero di cachi

Come abbiamo visto, è un albero lento, ma costante. Dal seme alla fioritura passano in genere cinque anni, e bisogna aspettarne almeno sette perché cominci a dare i suoi frutti. Nei primi tempi si formano le radici, poi cresce con regolarità, stagione dopo stagione, finché non diventerà un albero vero e proprio. Non serve forzarlo: il cachi ha i suoi ritmi e si accontenta di poco, purché ci sia sole, spazio e un terreno adatto. Quando infine compaiono i primi frutti, il lavoro è fatto: è maturo, stabile, e da quel momento continuerà a produrre ogni autunno, con lo stesso ritmo di sempre: quello della natura.