Termosifoni o caloriferi, qual è la differenza e chi scalda di più

Ci sono delle differenze tra termosifoni o caloriferi? A livello lessicale no, ma è bene comprendere meglio i termini per una scelta consapevole

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Serena De Filippi

Lifestyle Editor

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Ci sono sere d’inverno in cui il rumore dell’acqua calda nei tubi sembra quasi un sottofondo. Il calore sale dalle colonnine di ghisa o d’acciaio, si diffonde piano e trasforma la stanza in un rifugio. Li chiamiamo termosifoni, o caloriferi, senza fare troppe distinzioni. Eppure dietro questi nomi si intreccia una storia che passa dalle vecchie case cittadine agli appartamenti moderni, tra linee massicce che ricordano il passato e forme sottili.

Cos’è il calorifero

Un tempo lo si chiamava calorifero, oggi più spesso termosifone o radiatore. È quell’oggetto presente sulle nostre pareti, composto da elementi affiancati che si scaldano e diffondono tepore. La sua storia inizia nell’Ottocento. Nel 1839 Pietro de Zanna ne brevettò un primo modello ad aria compressa, ma fu nel 1855 che Franz Karlovich San Galli, inventore italo-russo, realizzò il calorifero ad acqua, destinato a cambiare il volto delle abitazioni moderne. Da allora i radiatori si sono moltiplicati nei palazzi e negli appartamenti, fino a diventare una presenza costante: colonne di ghisa, acciaio o alluminio che hanno segnato generazioni di inverni.

Un calorifero è fatto di elementi affiancati, moduli che possono essere in ghisa, acciaio o alluminio. La superficie radiante si compone proprio così, segmento dopo segmento, e la resa dipende dalla materia, dalla dimensione, dal numero degli elementi. Ogni materiale porta con sé qualità diverse: la solidità della ghisa, la leggerezza dell’alluminio, l’equilibrio dell’acciaio.

Non è solo tecnica, però. Sfogliare vecchie pubblicità dei primi del Novecento, con i radiatori disegnati come oggetti del futuro, fa capire quanto fosse rivoluzionaria quell’invenzione. E ancora oggi, dietro la parola “calorifero”, c’è la stessa promessa: trasformare l’inverno in una stagione abitabile, accogliente, domestica.

Quali sono le differenze tra termosifone e calorifero

Se dovessimo andare a cercare una distinzione netta tra “termosifone” e “calorifero”, non la troveremmo: nel linguaggio comune i due termini indicano la stessa cosa, quei corpi scaldanti che portano nelle stanze l’acqua calda della caldaia e la trasformano in tepore. Funzionano tutti allo stesso modo, con le colonne che si riscaldano e cedono calore all’ambiente, spesso accompagnate da piccoli contenitori d’acqua che servono per umidificare l’aria.

La vera differenza oggi non è tanto nella terminologia, quanto nelle forme che questo oggetto ha assunto nel tempo. Accanto ai termosifoni più tradizionali, dal design semplice e funzionale, negli ultimi anni hanno fatto la loro comparsa i termoarredi. Non più solo corpi scaldanti, ma strutture verticali che si trasformano in scaldasalviette, pannelli colorati che cambiano l’aspetto di una stanza. L’acciaio e l’alluminio restano i materiali più diffusi, ma oggi si sperimenta anche con il vetro temperato.

Cosa scalda di più i nostri ambienti?

Entrare in una stanza e sentire il calore che avvolge subito l’ambiente dipende dall’impianto e dal materiale del termosifone. Nel corso del tempo proprio i materiali sono cambiati, e con loro le prestazioni.

Per anni la ghisa è stata la più diffusa: termosifoni imponenti, dalle linee squadrate, che ancora oggi si incontrano nei corridoi delle vecchie case cittadine. Non si scaldano in fretta, ma quando raggiungono la temperatura sanno restituire un tepore che rimane, anche a caldaia spenta. È questa inerzia a renderli affascinanti e longevi, anche se il loro peso e la difficoltà di installazione li hanno relegati a una presenza sempre più rara, quasi un richiamo al passato.

Con il tempo, accanto alla ghisa hanno fatto la loro comparsa l’alluminio e l’acciaio. I radiatori in alluminio sono leggeri e veloci: basta poco perché si scaldino e portino tepore nella stanza. È la soluzione che si adatta meglio agli spazi ridotti, dove cerchiamo di scaldare subito l’ambiente. Hanno però un carattere effimero: il calore si disperde in fretta, come se non riuscissero a trattenerlo a lungo, e l’ambiente torna presto a raffreddarsi.

I termosifoni in acciaio sono differenti: si scaldano lentamente, similmente alla ghisa, ma una volta raggiunta la temperatura conservano il calore a lungo. Hanno linee più snelle, spesso pensate per inserirsi con discrezione in salotti o camere da letto ampie, dove il calore si diffonde in modo costante senza sbalzi. Non sono rapidi come quelli in alluminio, ma il tepore resta e accompagna per tutta la giornata.

Un capitolo a parte merita la manutenzione, spesso trascurata eppure decisiva per raggiungere un calore uniforme in tutta la casa. All’inizio della stagione fredda è utile aprire le valvole e lasciare uscire l’aria intrappolata nei tubi: quel gorgoglio familiare si spegne e l’acqua torna a scorrere libera. Anche la pulizia esterna conta, perché la polvere che si deposita tra le colonne ne compromette l’efficienza.

Come valutare le proprie esigenze di riscaldamento

Ogni casa trattiene il calore a modo suo. Nei bilocali con muri sottili è sufficiente accendere i termosifoni per sentire subito l’aria cambiare; nei saloni con i soffitti alti il freddo tende a restare più a lungo. Ci sono camere che si riscaldano all’istante e altre che richiedono più tempo: è questa varietà a determinare il modo in cui scegliamo il sistema di riscaldamento.

I termosifoni tradizionali mantengono ancora oggi la loro funzione silenziosa, spesso quasi invisibile, ma il design contemporaneo ha modificato profondamente lo stile. Perché i termoarredi hanno cambiato l’aspetto dei nostri interni. In bagno si trasformano in scaldasalviette sottili, pronti ad accogliere gli asciugamani caldi; in salotto possono apparire come pannelli colorati o superfici in vetro e ceramica che sembrano opere decorative. L’acciaio rimane protagonista, ma ormai ci sono anche materiali insoliti, che danno più carattere a una parete e al tempo stesso diffondono il calore con discrezione.

Il punto non è decidere quale tecnologia “vince”, ma quale racconto si vuole dare alla propria casa. C’è chi cerca l’efficienza immediata, chi desidera un calore che resti costante fino a sera, chi invece trasforma il radiatore in un elemento di arredo.