L’arte di Paolo Benvegnù era la sua vita. A soli 59 anni, il cantautore milanese ci ha sorpreso con una partenza improvvisa, lasciando un vuoto che è difficile da colmare. Se la sua carriera è stata un inno alla bellezza e alla profondità, la sua morte, avvenuta la sera del 30 dicembre nella sua casa sul Lago di Garda, è un colpo che ancora fatichiamo a digerire.
La sua ultima apparizione in tv, il giorno precedente, lo vedeva protagonista di Via dei matti n.0, programma di Rai 3. Un’ultima risata, un’ultima canzone. La sua famiglia lo ricorda così: un uomo capace di trasformare in arte ogni gesto, ogni parola, ogni melodia. E la sua musica, anche se improvvisa nella sua scomparsa, resta come l’eco di un’anima sensibile.
Un inizio tumultuoso con gli Scisma: la ribellione del rock alternativo
La storia musicale di Benvegnù non nasce dal nulla. Nel 1993, con gli Scisma, il gruppo che fondò insieme ad altri musicisti, iniziò a farsi notare sulla scena rock alternativa. Quello degli Scisma era un suono che non voleva adattarsi alle convenzioni, ma esplorava territori nuovi, lontano dalle mode del momento. Tre album, Bombardano Cortina (1995), Rosemary Plexiglas (1997) e Armstrong (1999), sono i suoi passi iniziali. Un sound che affascinava e provocava, con testi pieni di una poesia ribelle, di chi ha tanto da dire e lo fa senza filtri. Un sound che, ancora oggi, rievoca quella sensazione di inadeguatezza che ha fatto la storia di tutta una generazione di giovani musicisti.
L’ascesa da solista: Paolo Benvegnù senza maschere
Dopo il capitolo degli Scisma, Benvegnù decide di misurarsi con se stesso, abbandonando il gruppo e intraprendendo una carriera solista che lo avrebbe portato a diventare uno degli artisti più amati d’Italia. Il suo primo disco da solista, Piccoli fragilissimi film (2004), era l’espressione di un’arte senza compromessi. Un album che parlava d’amore, di dolore e di bellezza, ma anche della fatica di essere se stessi. E il pubblico lo aveva capito subito.
Suggestionabili, il singolo che ha anticipato il disco, era già un manifesto del suo stile: lirico, a tratti malinconico, ma sempre ricco di un’intensità che non poteva non colpire. Il tour che seguì il suo debutto solista è stato un viaggio lungo e inaspettato: più di 150 date e il premio come miglior tour del 2004, che sancì definitivamente il suo arrivo nel cuore del pubblico.
Una carriera tra musica e parole
Benvegnù non è stato solo un cantautore. La sua carriera ha attraversato il teatro, la produzione musicale, la collaborazione con artisti di ogni genere. Tra le sue numerose esperienze, ci sono le musiche per Pinocchio con la Compagnia Mannini-Dall’Orto e il Presepe Vivente cantante con Stefano Bollani e David Riondino. Un artista che sapeva muoversi con disinvoltura tra la scena musicale e quella teatrale, ma che non ha mai smesso di raccontare storie attraverso le sue canzoni.
Il ritorno in scena e l’ultimo trionfo
Nel corso degli anni, Benvegnù non ha mai smesso di evolversi. Gli album Earth Hotel (2014) e H3+ (2017) sono solo alcuni dei suoi lavori più recenti. Ogni disco, una nuova ricerca, una nuova sfumatura del suo io artistico. Non è mai stato un uomo che si ripeteva. La sua musica cambiava, cresceva, si evoluiva, come la sua stessa vita. Nel 2020 esce Dell’odio dell’innocenza, seguito da Delle inutili premonizioni vol. 1 e vol. 2, un viaggio acustico che rilegge i brani più significativi della sua carriera, e un tributo alle sue influenze, alla musica che lo aveva formato.
Il 2023 è l’anno di Solo fiori, l’EP che segna il suo ritorno sulle scene, ma non è solo un ritorno. È la conferma che Benvegnù ha sempre qualcosa da dire, che la sua penna non si è mai stancata di scrivere. Con Malika Ayane regala un duetto che sarà uno dei protagonisti delle Targhe Tenco.
E poi, nel 2024, arriva È inutile parlare d’amore, il disco che avrebbe trionfato alle Targhe Tenco, con una vittoria che ha sancito la sua definitiva consacrazione come uno dei più grandi cantautori italiani.