Fabri Fibra senza filtri al “BSMT” di Gazzoli: “Volevo essere pericoloso”

Fabri Fibra si è messo a nudo raccontando la sua carriera e la sua visione del rap in un'intervista

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Paola Landriani

Lifestyle Editor

Content e lifestyle editor, copywriter e traduttrice, innamorata delle storie: le legge, le scrive, le cerca. Parla di diversità, inclusione e di ciò che amano le nuove generazioni.

Nell’ultimo periodo la scena rap italiana si sta facendo vedere sempre di più, svelandosi non solo grazie ai propri testi. Questa volta, anche Fabri Fibra ha deciso di raccontarsi ai fan. Il rapper, a sedici anni dall’uscita del celebre disco Bugiardo, si è concesso in più di 90 minuti di intervista, in cui ha toccato alcuni tra i suoi temi più cari: la sua carriera, la sua vita privata e la cultura hip hop in generale.

Fabri Fibra: gli esordi complicati e il cambio di rotta

“Io ho iniziato a fare rap negli anni ’90, quando avevo veramente bisogno di trovare un’identità e un motivo per esserci”. Si presenta così, senza girarci troppo intorno: Fabri Fibra è passato dal BSMT di Gianluca Gazzoli per parlare di ciò che più ama: il rap. Una ragione di vita, non solo (e non tanto) come possibilità di scalare le classifiche e di fare i soldi. Fibra si conferma come l’emblema di una cultura che in Italia ha cominciato a prendere piede nei primi anni ’90 e che, tra momenti di buio e di incomprensioni tra le major, è esploso definitivamente molto più tardi, fino a diventare oggi uno dei generi più ascoltati in assoluto.

Un genere molto complesso, in cui non è sempre facile capire come esprimersi e come farsi vedere ai fan e al resto della scena musicale: “Io, all’inizio, con il rap volevo essere veramente pericoloso: attaccavo la gente ed ero pieno di nemici. Il claim Io odio Fabri Fibra nasce per questo: sapevo di essere entrato nel mondo mainstream, avendo firmato per una major, e volevo che la gente si domandasse il perché mi odiassero e quindi andassero ad ascoltare i miei pezzi.” racconta il rapper a Gazzoli. “Mi sono poi reso conto dopo anni di aver pagato un prezzo molto alto per quella fase della mia carriera: sono finito in tribunale, ho dovuto risarcire persone, non sono salito su certi palchi, come quello del primo maggio. Venivo visto negativamente anche nella sfera privata. Ecco, all’inizio volevo essere un disturbo alla quiete pubblica, stare sul ca**o”.

Poi il cambio di rotta: “Io devo fare qualcosa per trasformare Io odio Fabri Fibra in Io amo Fabri Fibra”. Il rapper, però, non è mai cambiato: non sono cambiati i suoi testi, ma le accuse al mondo che lo circondavano, in quel momento della sua carriera, si sono fatte meno lapidarie e più subliminali. Da rapper corrosivo e divisivo a emblema di una generazione, Fabri Fibra ha attraversato sulla sua pelle tutti gli step che hanno reso il rap qualcosa di più di un semplice genere musicale.

Il rap italiano secondo Fabri Fibra

Che Fabri Fibra sia uno dei più grandi della scena rap italiana è innegabile. Un rapper preparato, che conosce il panorama di cui fa parte e che vorrebbe che questo fosse raccontato con precisione e dignità. “Quello che mi fa tristezza è che, di tutto quello che sta succedendo e di quello che è successo nel rap in Italia, manca una narrazione: negli USA, molti rapper della vecchia scuola sono entrati nelle major, scrivono per magazine e sono stati prodotti film. Questo accade anche in Francia, per esempio; ci sono degli account, delle pagine, che creano una narrazione – un filo logico – di tutto quello che è successo dagli albori dell’hip hop fino a oggi. In Italia spesso tutti si riduce il rap al meme o a chi fa più stream, come se lo scopo di tutto questo fossero i risultati”.

Fabri Fibra è da sempre e, verosimilmente, sarà per sempre, l’elefante più ingombrante e disturbante nella stanza dell’hip hop italiano. Lo ha dimostrato sempre e, di recente, anche con la sua partecipazione al Marrageddon, l’evento rap organizzato da Marracash che ha avuto un enrome successo. Che lo si ami o lo odi, rimane un punto importante per i fan e per i colleghi che fanno parte della scena rap italiana, perché, come un fratello maggiore, ha accompagnato un’intera generazione alla scoperta di questo mondo.