L’ennesima vicenda di cronaca ha scatenato la solidarietà del web, e anche l’ex calciatore Claudio Marchisio, assieme alla moglie Roberta, si è schierato dalla parte della giovane maestra d’asilo nido licenziata a causa di un video hard pubblicato online dal suo ex fidanzato.
“Giusto per chiarire la questione: ‘il video hard della maestra’ in realtà si chiama revenge porn” – ha scritto Marchisio sul suo profilo Instagram – “Il revenge porn è un reato, oltre che una terribile violenza. Fare sesso non è un reato (neanche per le maestre). Lei è innocente. Lui un criminale, oltre che uno str*nzo. Discorso chiuso”. Con poche parole, l’ex campione bianconero riesce a mettere in chiaro una questione che, negli ultimi giorni, ha suscitato molto scalpore sul web.
La vicenda riguarda una giovane maestra d’asilo nido, che nella primavera del 2018 ha perso il lavoro a causa di un video hard diffuso dal suo ex fidanzato sulla chat di un gruppo di compagni di calcetto. Lei non era a conoscenza di quanto accaduto, sin quando non ne è stata informata da una sua amica: inutile ogni tentativo di convincere il suo ex a cancellare il materiale incriminato.
La direttrice, dopo aver scoperto la vicenda, l’ha spinta a dare le dimissioni sottoponendola a quella che, da quanto si legge agli atti in tribunale, sarebbe stata a tutti gli effetti una gogna, corroborata dalle lamentele di diversi genitori che, venuti a sapere del video hard, avrebbero minacciato di ritirare i figli da scuola.
Mentre la direttrice è a processo per diffamazione, l’ex fidanzato della giovane maestra ha ottenuto un anno di servizi socialmente utili ed è stato condannato al risarcimento del danno. E sul web in tantissimi si sono schierati dalla parte dell’educatrice, ennesima vittima di una violenza terribile. Claudio Marchisio e sua moglie Roberta Sinopoli hanno lanciato il loro messaggio di solidarietà, ma non sono certo gli unici.
Nei giorni scorsi, oltre 200 tra giornaliste e donne dello spettacolo hanno scritto una lettera aperta per mostrare il loro supporto alla giovane maestra: “Grazie perché non sei stata zitta, come tanti avrebbero voluto. Grazie perché non ti sei arresa, e a chi ti ha detto che avresti dovuto provare vergogna hai risposto rendendo pubblica questa storia, in cui a vergognarsi dovrebbero essere tutte le altre persone coinvolte. Non tu”.
È persino nato un hashtag – #iostoconlamaestra – volto a supportare la giovane educatrice e a sensibilizzare sul tema del revenge porn, un reato di cui finalmente si sta iniziando a capire la reale portata.