La nostra società purtroppo ancora oggi afferma e porta avanti un binarismo sessuale che poco rispetta tutte le esperienze e le espressioni affettive, sessuali e romantiche che da sempre si manifestano nelle persone. Fin da piccoli i bambini e le bambine possono non riconoscersi nei colori e nei giochi che socialmente sono considerati giusti e adatti al loro genere. Con l’adolescenza e un corpo che cambia questi segnali e stimoli si fanno più forti. Tutte le esperienze e espressioni vanno rispettate e riconosciute, ed è necessaria con urgenza una politica e normativa che possa permettere alle persone, tutte, di essere felici e stare bene. Abbiamo chiesto a Elisabetta Ferrari, attivista dell’associazione GenderLens e madre di una persona trans non binaria, di spiegarci meglio questa realtà.
Indice
Un acronimo in evoluzione continua
Facciamo un passo indietro e partiamo dalle definizioni. “LGBTQIA+ è una sigla che comprende tantissime persone, accomunate dal riconoscersi in diversi orientamenti e varie identità di genere. Queste persone non si identificano nella norma etero cis-sessuale, secondo la quale tutte e tutti dovremmo essere etero e riconoscerci nel genere assegnato alla nascita in base ai genitali esterni”. Dietro questa sigla ci sono le vite, le lotte e la visibilità di milioni di persone. “È una sigla in costante movimento – continua Elisabetta- non statica, che si trasforma seguendo una realtà molto fluida. Ogni lettera è uno spazio di libertà in cui queste persone si possono identificare e su cui possono fondare lotte per la propria autodeterminazione. Il + che sta in fondo alla sigla è impotante perchè indica la complessità della realtà in costante aggiornamento”.
L’identità di genere
L’identità di genere è un percorso molto complesso, che comincia già nella prima infanzia, dai 2-3 anni. “È il senso di appartenenza a un genere e non a un altro. Può essere binaria, o non binaria per chi non si riconosce nei due generi socialmente riconosciuti del maschile e del femminile. È un percorso personale – spiega Elisabetta- e davvero solo la persona può determinare l’unicità della propria identità. Nella nostra società si presume che l’identità di genere sia binaria e legata ai genitali esterni, ma in realtà la natura ha forme molto più varie e fluide di quelle costrette nei due contenitori chiusi del lui e del lei”.
Cisgender e transgender
Le relazioni sociali, le pratiche, le istituzioni, il contesto culturale determinano e condizionano continuamente l’affermazione della propria reale natura, ma va assunto ormai il fatto che il genere non sia statico e può variare nel corso della vita. Le persone cisgender sono quelle che si riconoscono nel genere assegnato alla nascita; le persone transgender sono quelle che non ci si identificano. “Sotto questo grande ombrello c’è chi vive la fluidità di genere; ci sono giovani e bambini che devono esplorare la propria identità; c’è chi non si riconosce in alcun genere. Ogni esperienza è diversa e va rispettata e accompagnata in modo positivo per quello che è”.
Orientamento sessuale e affettivo
“Gli orientamenti sessuale e affettivo sono modelli di attrazione sessuale, emotivo, romantico verso un’altra persona o altre persone, e comincia con la pre adolescenza. Per esempio, essere bisex vuol dire provare attrazione verso due o più generi, comprese le persone trans e non binarie. Oppure le persone asessuali sono quelle che hanno una mancanza di attrazione sessuale verso tutti i generi. Pansessuale è chi prova attrazione indipendentemente dal genere, dal sesso o dall’orientamento sessuale dell’altra persona”.
Binarismo di genere
In Italia la realtà sulla varianza di genere in infanzia /adolescenza fatica a trovare spazi di visibilità corretti e rispettosi. “È una realtà sempre esistita ma negata e oppressa, che oggi sta emergendo grazie ad una giovane generazione che mette in discussione il binarismo di genere e che rivendica i propri spazi di esistenza. Inoltre ci sono tanti genitori che accompagnano in modo positivo pubblicamente i propri figli e le proprie figlie, senza vergogna e senza più nascondersi. Il binarismo sessuale è messo in discussione da molti punti di vista perchè esclude quelle altre possibilità che ancora oggi vengono considerate malattia o di cui non si sa quasi nulla”. Da questi modelli rigidi e chiusi hanno origine ruoli di genere stereotipati e asfissianti, pregiudizi che codificano la vita di tutte le persone e rendono molto difficile la vita delle giovani persone trans.
Bambin* gender creative
Non esistono tappe fisse nel riconoscimento della propria identità di genere. “In questo periodo si parla molto di bambini e bambine trans e gender creative. Sono giovani persone che non si riconoscono per identità o per espressione e comportamento al genere assegnato alla nascita. Già intorno ai 2-3 anni possono dimostrare di rifiutare un certo tipo di comportamento etichettato dalla società come appropriato. Possono preferire giochi socialmente destinati al genere diverso da quello assegnato, come una bambina che colleziona macchinine o che gioca a calcio. Oppure può succedere che un bambino si metta un asciugamano in testa per simulare i capelli lunghi o che scelga vestiti considerati femminili. Questo non significa che da grandi saranno persone trans; ma semplicemente hanno bisogno di sperimentare delle espressioni di genere diverse”, afferma l’attivista.
Espressioni sane di sé
Le norme d’altronde sono stabilite in modo molto rigido ancora prima della nascita: i ruoli di genere, i colori, i giochi, i vestiti. “Alcuni bambini però contestano queste norme imposte e hanno bisogno di esplorare e sperimentare il proprio sé. Altri con insistenza, persistenza e determinazione si riconoscono e identificano fin da piccoli nel genere diverso da quello assegnato. Queste giovani persone vanno accompagnate e non giudicate, nel presente e a prescindere da quella che sarà la loro identità di genere da persone adulte. D’altronde la varianza di genere è una sana espressione della diversità umana”.
In età pre puberale
Con l’adolescenza e la pubertà inizia in modo fisiologico l’attrazione sessuale e erotica verso altre persone e altri corpi. In questa fase, più che in altre, ci si può ritrovare davanti a forme, desideri ed esperienze inaspespettati. Il proprio genere e corpo allora possono diventare nemici, e appoggio, comprensione e sostegno diventano indispensabili per ritrovare benessere e amore. Cosa succede? Sono tantissimi i segnali che urlano dentro. Una ragazza può provare attrazione per un’altra ragazza; un ragazzo può cercare esperienze diverse da quella etero; le ragazze possono arrivare a non riconoscersi in un seno deciso o nei fianchi segnati. Magari non si prova più piacere con il proprio partner e più o meno consciamente si cerca di nascondere quei tratti prettamente femminili in cui non ci si riconosce. Può succedere di tutto, nel corpo e nei pensieri, e quel tutto va ascoltato.
Cosa succede se
Intanto è necessario ascoltare questi segnali e accoglierli senza vergogna. È importantissimo il confronto e il prendersi del tempo per comprendere. “Viste le numerose fake news che circolano è necessario ribadire che bambini e bambine gender creative o trans non vengono mai sottoposti a trattamenti ormonali o chirurgici. Quando si parla di transizione nell’infanzia o nell’adolescenza significa adottare misure di accompagnamento familiare e sociale volte al rispetto e al riconoscimento affermativo del genere sentito come proprio nella giovane persona. Non sono previsti interventi medici o legali, ma si lavora per creare uno spazio libero di identificazione di sè, consentendo per esempio di scegliere l’abbigliamento, il nome di elezione e i pronomi scelti dalla persona, il taglio di capelli. Ci sono ricerche scientifiche che evidenziano che i bambini che hanno avuto la possibilità di fare la transizione sociale, oltre a non essere assolutamente confusi, si identificano con il genere espresso nella stessa intensità dei bambini che si riconoscono nel genere alla nascita: stanno bene e sono felici”.
Il corpo che cambia
Quindi l’approccio affermativo e il rispetto sono gli strumenti fondamentali per il benessere della giovane persona trans. Bullismo a scuola e difficoltà sociali, ostilità, transfobia e incomprensione aumentano con l’arrivo della pubertà, quando il corpo assume dei tratti di un genere che non è il proprio e la manifestazione del vero sé si fa più evidente (per fortuna). La sofferenza allora può essere molto forte e portare a depressioni e ansie, fino ad arrivare ad autolesionismo e violenza. “Se richiesta, la somministrazione di bloccanti può essere di grande aiuto per prendere tempo. Si tratta di sostanze in grado di sospendere la pubertà per un determinato tempo, utile a pensare ed elaborare il proprio sé. Dopo i 16 anni la persona deciderà se iniziare la somministrazione degli ormoni o rientrare nel processo fisiologico”. Questa terapia è utilizzata da oltre 30 anni per bloccare la pubertà anticipata, è considerata sicura , reversibile e si può sospendere in ogni momento.
Non si è sol*
Se ascoltarsi è il primo passo, il secondo è sapere che non si è soli e sole, è che l’esperienza che vivono le giovani persone gender creative non è un “problema” dell’individuo o della famiglia, ma sociale e politico. “L’associazione Genedelens permette alle famiglie con figlie/i trans di potersi incontrare e raccontarsi nella diversità delle esperienze, sempre in modo non giudicante. Rispetto alla società italiana opprimente e punitiva in cui manca sostegno e informazione, l’associazione ha portato a conoscenza cosa succede in altri Paesi più evoluti del nostro, e ha messo alla luce per prima in Italia la questione dell’infanzia e dell’adolescenza trans. Grazie alla nostra rete le persone e le famiglie possono condividere esperienze e trovare insieme strategie adeguate di intervento, così da acquisire consapevolezza e forza per affrontare un quotidiano irto di ostacoli e discriminazioni”.
Rispettare e accogliere
E per chi si relaziona con le persone trans o non binarie? “È importante imparare a relazionarsi con queste persone, per esempio non chiedendo il nome anagrafico ma quello di elezione e scegliere i pronomi relativi al genere sentito. Come famiglie siamo molto stanche di una politica non rispettosa, per questo rivendicheremo con ancora più forza e risolutezza che l’infanzia e l’adolescenza trans siano legittimate e possano esprimere in libertà il diritto di essere se stesse. Una minoranza giovanile non può essere lasciata sola ad affrontare e sfidare una endemica e sistematica discriminazione istituzionale e sociale, che condiziona le nostre vite e quelle dei nostri figli e delle nostre figlie. Così si opprime la diversità, invece di valorizzarla e preservarne il benessere. Queste persone hanno il diritto di essere felici”, conclude Elisabetta decisa.