Lo xantelasma palpebrale, termine derivante dalle parole greche “ξανθός” (xanthos), che significa “giallo”, e “έλασμα” (elasma), che significa “piatto”, descrive una lesione cutanea di natura infiammatoria, caratterizzata da papule o noduli che si sviluppano al di sotto dell’epidermide, prevalentemente sulle o intorno alle palpebre. Questa condizione è attribuita all’accumulo di depositi di grassi (lipidi) di colorazione bianco-giallastra.
Questi depositi lipidici solitamente colpiscono individui di mezza età o anziani, con una maggiore incidenza nel sesso femminile. Nonostante gli xantelasmi non comportino rischi per la salute o dolore, possono avere un impatto negativo sull’aspetto estetico. Si presentano come formazioni simili a piccole sfere, con una consistenza compatta e una superficie liscia, delimitate chiaramente sotto la pelle. Possono variare in dimensione, a volte raggiungendo una grandezza notevole che compromette l’aspetto estetico delle palpebre.
Il trattamento degli xantelasmi può comprendere misure non invasive come l’applicazione di creme specifiche o più interventi definitivi quali la rimozione chirurgica, il trattamento laser o la crioterapia, a seconda della dimensione e della preferenza del paziente. È importante sottolineare che gli xantelasmi possono essere associati a dislipidemie, per cui può essere consigliabile un controllo dei livelli di lipidi nel sangue e, se necessario, un adeguato trattamento medico per queste condizioni.
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Le cause dello xantelasma
Come anticipato, la presenza di xantelasmi non è di per sé pericoloso o doloroso quindi, data la benignità della formazione, non sono evidenziati rischi per la salute del paziente che li manifesta. Nonostante ciò, queste formazioni lipidiche possono essere il campanello d’allarme – il marker – della presenza di disturbi a livello del metabolismo lipidico, il quale comporta un ingente aumento della quantità di lipidi e colesterolo nel sangue.
L’ipercolesterolemia può essere di origine genetica, familiare, o essere conseguenza di altre patologie come la cirrosi biliare primaria, la pancreatite, l’ipotiroidismo o alcuni tipi di tumore.
Sintomi, diagnosi e cura dello xantelasma
Essendo formazioni completamente benigne, gli xantelasmi non comportano alcun sintomo evidente se non un’ovvia deturpazione a livello dell’aspetto estetico del paziente che ne è affetto.
Se il paziente che riporta la presenza di xantelasmi sul suo volto ritiene che questi siano sufficientemente deturpanti da impedirgli una serena vita relazionale, questi possono essere facilmente rimossi. A seconda della lesione presente, il medico specialista valuterà attentamente quale via percorrere. Se le lesioni da trattare sono piccole e poco profonde, si può optare per tecniche micro-invasive – come la crioterapia o la laser terapia CO2 o argon – applicabili in maniera ambulatoriale; se le lesioni da trattare si presentano invece di maggiore entità, profonde o dure, la terapia consigliata è quella di escissione chirurgica previo utilizzo di un anestetico locale.
Dopo la rimozione, il paziente dovrà curarsi di tenere a riparo la zona trattata, medicando la ferita finché questa non sarà completamente rimarginata ed – in seguito – riparandola dalla luce diretta dei raggi solari per evitare la comparsa di antiestetiche macchie dovute all’accumulo di melanina. Per questo motivo si sconsiglia vivamente di effettuare questo trattamento durante l’estate.
Come prevenire lo xantelasma
Sarà dovere dello specialista – prima dell’asportazione chirurgica degli xantelasmi indesiderati – informare il paziente che l’asportazione non potrà prevenire in alcun modo la comparsa di nuove formazioni lipidiche.
L’unico modo per prevenire nuovi xantelasmi sarà un’indagine approfondita sulle cause di questa formazione, andando in particolare ad indagare il motivo di un aumento repentino di colesterolo nel sangue. Si consiglia in ogni caso di seguire un’alimentazione sana, a basso contenuto di grassi, e una vita fisicamente attiva.
Fonti bibliografiche:
- Cleveland Clinic, Xanthelasma
- AOCD, Xanthelasma
- Whitney Seltman, Stephanie Watson, What Is Xanthelasma?