La popolazione italiana è tra le più longeve al mondo, insieme a quella giapponese, ma in Europa vanta un vero primato: è quella con l’aspettativa di vita maggiore. A dirlo sono i dati del rapporto ‘EU country health profiles 2025’, reso disponibile sul sito web dell’Ocse, frutto della collaborazione tra la stessa frutto della Organizzazione per la cooperazione e lo Sviluppo europea, l’Osservatorio Europeo sui Sistemi Sanitari e la Commissione UE. Ma non mancano alcuni indicatori meno positivi, come la crescita del fumo tra i giovani, liste d’attesa troppo lunghe e la carenza di infermieri.
All’Italia il record di longevità in Europa
Il Belpaese, dunque, si conferma come il più longevo in Europa, con un’aspettativa di vita media di 84,1 anni. È il dato più alto in tutta l’Unione, insieme alla Svezia. Si tratta di un valore salito di 6 mesi persino rispetto ai livelli pre-pandemia. Un altro dato positivo è che si riduce il divario di genere: 4 anni tra donne e uomini, contro una media UE di 5,2. Il rovescio della medaglia è che, allungandosi l’età media di vita, aumentano anche le patologie croniche legate proprio al passare degli anni. Come si legge nel report, il 24% della popolazione (quasi 1 su 4) ha più di 65 anni e questo rappresenta il valore più alto nel Vecchio Continente.
Le patologie più diffuse nella popolazione anziana
Le malattie cardiovascolari e le patologie oncologiche si confermano come le prime due cause di morte (rispettivamente con il 31% e il 23% del totale), con oltre il 15% della popolazione che vive con una condizione cardiovascolare. Le conseguenze sono una maggiore difficoltà di gestione delle persone anziane con problemi di salute, insieme a una scarsa consapevolezza delle proprie condizioni anche nella popolazione adulta in senso generale: quasi la metà degli ipertesi non è a conoscenza della propria situazione o non la tratta in modo adeguato.
Aumento del fumo tra i giovani
Il documento europeo scatta anche una fotografia di quelli che sono considerati comportamenti a rischio, alla base di quasi 1 decesso su 4. Tra questi emerge la diffusione preoccupante del fumo tra i ragazzi, con il 27% dei quindicenni italiani che ha fumato nell’ultimo mese: rappresenta il tasso più alto nell’Unione europea alle spalle solo di Cipro e della Bulgaria, più alto comunque di 10 punti percentuali rispetto alla media europea. A segnare l’aumento maggiore è il ricorso alle sigarette elettroniche, passato dal 13% nel 2019 al 23% tra i 15-16enni nel 2022. Di contro, tra gli adulti l’abitudine è stabile, appena sotto il 20%.
Giovani troppo sedentari
Un altro dato che viene monitorato con particolare attenzione dagli esperti riguarda poi il tasso di obesità e sovrappeso, in particolare tra giovani e giovanissimi. Il rapporto mostra come, nonostante i livelli di sovrappeso infantile siano sotto la media UE, l’attività fisica degli adolescenti italiani sia la più bassa in assoluto nell’Unione. Nello specifico soltanto il 5% dedica almeno un’ora al giorno al movimento. A incidere sulla sedentarietà, però, sono anche le disuguaglianze socioeconomiche: nel 2022, gli adulti con bassa istruzione avevano più del doppio delle probabilità di essere obesi rispetto a quelli con un livello di scolarizzazione più alta, un divario più ampio della media UE.
Criticità del Sistema Sanitario Nazionale
Un altro aspetto da non trascurare riguarda, inoltre, l’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale. Come indica il report, in Italia ci sono 5,4 medici ogni 1000 abitanti, dunque un valore superiore del 25% alla media UE, ma mancano infermieri (appena 6,9 per 1000 abitanti), con una carenza stimata nel 20% rispetto alla media europea. Il rapporto infermiere/medico (1,3) è tra i più bassi dell’Unione. Ancor più critica la condizione della medicina generale, ossia i medici di famiglia: nel 2023, il 52% assisteva oltre 1500 pazienti, pari al massimo contrattuale, con carenze stimate tra le 3.000 e le 6.000 unità, specie nelle regioni settentrionali.
Gli investimenti in sanità
Le cifre investite in spesa sanitaria vedono l’Italia sotto la media europea: la quota è pari all’8,4% del PIL, mentre la parte finanziata privatamente (24% out-of-pocket) è tra le più alte in Europa. La voce che occupa più spazio, poi, è rappresentata soprattutto dall’acquisto di prestazioni specialistiche e odontoiatriche nel settore privato, dunque si conferma una maggiore difficoltà a questo tipo di servizi tramite il SSN pubblico. L’effetto diretto è una minor possibilità di usufruire delle prestazioni sanitarie da parte delle fasce di popolazione più disagiate: nel 2024 risulta che le persone a rischio di povertà avevano 2,6 volte più probabilità di riportare bisogni sanitari (medici) insoddisfatti rispetto alla popolazione generale.
Screening oncologici ancora lenti
In Italia si registra ancora qualche rallentamento nella ripresa a pieno regime degli screening oncologici, dopo il periodo della pandemia Covid. Pesa anche un certo divario tra Nord e Sud, con esempi come quello della Calabria dove meno del 12% delle donne aderisce alle campagne di prevenzione mammografiche organizzate, rispetto a poco meno de 50% che si registra in alcune regioni settentrionali. Sul fronte delle coperture vaccinali, invece, la situazione risente di molte differenze a seconda del tipo di immunizzazione: per l’influenza negli over 65 si attesta al 53%, mentre per l’HPV per le 15enni è sceso al 55%, sotto la media UE del 63%. La maggior criticità, però, restano le liste d’attesa, che sono considerate dal 7,6% della popolazione la prima barriera all’accesso alle cure. I tempi per le chirurgie elettive sono tra i più brevi d’Europa, ma la situazione peggiora quando si arriva alle fasi di diagnostica e prima visita specialistica. Per questo è stato avviato il Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa (2025-2027).