Ernie inguinali e addominali: cosa sono e terapie mini-invasive

Le ernie inguinali ed addominali sono dovute alla fuoriuscita di un viscere dalla sua sede anatomica usuale e, se non riconosciute, possono portare a vare complicazioni

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Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Pubblicato: 24 Aprile 2024 12:24

Quando parliamo di ernia facciamo riferimento ad una condizione patologica caratterizzata dalla fuoriuscita di un viscere dalla cavità naturale che lo contiene in corrispondenza di una zona anatomica definita “locus minoris resistentiae” oppure attraverso un orifizio od un canale naturale.

Le tipologie di ernia addominale

Le ernie addominali più frequenti sono:

  • le ernie inguinali;
  • le ernie ombelicali (dove una piccola porzione di intestino o di omento fuoriesce attraverso la regione ombelicale della parete addominale);
  • le ernie epigastriche (caratterizzate dalla fuoriuscita degli organi in corrispondenza di un punto localizzato tra ombelico e sterno, molto rare);
  • le ernie crurali o femorali (dovute al passaggio di visceri dall’addome al canale femorale).

Le ernie otturatorie sono rare e si localizzano alla radice della coscia. Un caso particolare è il laparocele, un’ernia che si forma in corrispondenza della cicatrice di un pregresso intervento chirurgico.

Le ernie addominali sono un problema molto frequente e interessano circa il 5% della popolazione.

Cos’è l’ernia inguinale

L’ernia inguinale è una delle patologie più comuni e frequenti soprattutto tra gli uomini, colpiti 8 volte di più rispetto alle donne. Essa si verifica quando un tratto di intestino (generalmente la parte definita intestino tenue) sporge attraverso un punto di debolezza parete addominale che chiameremo, in gergo scientifico, porta erniaria. L’ernia può interessare solo il lato destro (più comune) o solo il sinistro oppure entrambi; in quest’ultimo caso parleremo di ernia bilaterale.

Esistono diversi tipi di ernia inguinale:

  • indiretta, si sviluppa attraverso l’apertura interna del canale inguinale e può, in alcuni casi, raggiungere la sacca che contiene i testicoli (scroto);
  • diretta, si forma per il cedimento del pavimento del canale inguinale ed entra direttamente al suo interno.

L’ernia inguinale è molto diffusa in età pediatrica. La sua origine nei bambini è legata alla persistenza del canale che permette la discesa del testicolo nella sacca scrotale durante la gestazione (dotto peritoneo-vaginale).

Cause dell’ernia inguinale o addominale

Le ernie inguinali o addominali possono essere di tipo:

  • congenito, per condizioni presenti fin dalla nascita in cui c’è stata un’anomalia nello sviluppo della parete addominale. Possono rientrare in questo gruppo le ernie inguinali e ombelicali;
  • acquisito, causate da indebolimento delle fasce muscolari e possono riscontrarsi in diverse parti dell’organismo.

Una delle condizioni che può favorire l’erniazione di un organo dalla cavità che normalmente lo contiene è rappresentata dall’aumento brusco della pressione endo-addominale, che può verificarsi durante uno sforzo fisico, un accesso di tosse, l’esecuzione di manovre di Valsalva.

I fattori che predispongono alla formazione di un’ernia acquisita sono:

  • obesità e sovrappeso
  • alterazioni dell’anatomia addominale, per traumi, lesioni e sforzi
  • ascite (accumulo di liquido nella cavità addominale spesso legato a malattie del fegato)
  • sedentarietà e scarsa attività fisica
  • stipsi
  • attività lavorativa pesante
  • età avanzata (invecchiamento)
  • gravidanza (in particolare gravidanze multiple).

Sintomi dell’ernia addominale

L’ernia addominale può essere del tutto asintomatica, cioè essere visibile senza tuttavia dare alcun disturbo. In genere, però, causa:

  • senso di peso, fastidio o dolore localizzato in corrispondenza dell’ernia, che diventa intenso e continuo se l’ernia è strozzata. Il fastidio e il dolore possono aumentare in caso di affaticamento, esercizio fisico e attività sportiva, lunghe camminate, posizione eretta prolungata oppure sforzi addominali intensi (tosse, starnuti, defecazione);
  • tumefazione, che tende ad aumentare di volume dopo lo svolgimento di sforzi fisici o in posizione eretta, mentre può non essere visibile in posizione sdraiata.

Diagnosi dell’ernia addominale

Per la diagnosi può essere sufficiente una visita medica e l’osservazione del tipico gonfiore. La visita consiste nell’esaminare la persona sia in piedi sia sdraiata con la pancia in su (supina). In piedi perché il sacco erniario tenderà, per la forza di gravità, a fuoriuscire permettendo al medico di ispezionare e palpare la zona interessata. Sarà anche chiesto di camminare, muoversi, tossire in modo da far aumentare la pressione nella cavità addominale.

La posizione sdraiata, invece, è importante per verificare se sia possibile far rientrare l’ernia nella sua sede naturale (riduzione) attraverso manovre effettuate con le mani (palpatorie).

Se l’ernia è riducibile, il medico dovrebbe essere in grado di reinserirla nella cavità addominale, se ciò non avviene si tratta di un’ernia inguinale detta irriducibile che può portare a complicazioni gravi e richiedere un intervento chirurgico in urgenza.

L’ernia può anche essere individuata per caso durante controlli svolti per altre ragioni, come una visita medica all’addome, un’ecografia o una TAC.

Terapia per l’ernia inguinale o addominale

In alcuni rari casi le ernie addominali si risolvono spontaneamente. Ciò può accadere per le ernie ombelicali nel neonato che possono regredire dopo i primi anni di vita.

Essendo un problema di natura meccanica, non esiste alcun farmaco in grado di curare l’ernia inguinale. Attualmente, l’unico trattamento possibile è l’intervento chirurgico.

È fondamentale quindi eseguire una terapia onde evitare che l’ernia possa ingrandirsi e causare delle complicazioni che possono estendersi nella zona toracica e sull’attività respiratoria.

L’operazione diventa urgente quando compaiono le complicanze determinate dall’ernia:

  • ernia incarcerata, si verifica quando la porzione di intestino che costituisce l’ernia rimane bloccata nel foro della porta erniaria e non può essere riposizionata in addome. Causa un dolore intenso diffuso accompagnato da malessere e vomito e può verificarsi un’occlusione intestinale
  • ernia strozzata, è una complicazione dell’ernia incarcerata e si verifica quando un tratto di intestino viene strangolato dal medesimo foro in cui si è infilato tanto da impedire l’irrorazione del sangue. Lo strozzamento dell’ernia richiede un intervento chirurgico in urgenza poiché se non risolta, provoca un’ischemia del tratto di intestino compromesso.

Il trattamento chirurgico può essere eseguito con due procedure: chirurgia tradizionale (chirurgia open a cielo aperto) o tecniche mininvasive o laparoscopiche. La scelta viene effettuata dal chirurgo in considerazione delle caratteristiche del paziente, dell’età, del quadro clinico e del tipo di ernia.

La chirurgia tradizionale consente di ricollocare il viscere nella sua sede naturale dell’addome e, generalmente, si posiziona una rete di materiale sintetico il cui scopo è quello di rinforzare la parete in cui si era verificato il cedimento dei tessuti.

Al giorno d’oggi è possibile intervenire al trattamento delle ernie inguinali e addominali attraverso una tecnica laparoscopica mini-invasiva denominata TAPP (transabdominal preperitoneal). Questo metodo permette la completa visione videolaparoscopica della parete addominale dall’interno consentendo l’analisi degli inguini o esaminando la presenza di eventuali patologie addominali.

Al fine di evitare lesioni a livello estetico, l’apertura viene effettuata attraverso la cicatrice ombelicale. Una volta ridotto in addome il contenuto erniario, sarà necessario creare una tasca nel peritoneo in cui appoggiare la suddetta rete con della colla biologica. Questo tipo di sostanza garantisce una corretta fissazione senza il rischio di causare danni vascolari o nervosi nel paziente, riducendo quindi la percentuale di complicanze postoperatorie.

Inoltre, esistono delle particolari reti dotate di pedicelli simili al velcro, che permettono una corretta fissazione senza la necessita di punti o colle. In seguito, la rete posizionata verrà ricoperta dal lembo peritoneale, suturato in maniera tale da evitare aderenze con le anse dell’intestino.

Fonti bibliografiche: