Più si conosce il virus Sars-CoV-2, più ci si accorge che l’infezione che provoca è davvero diversa dall’influenza. Ma soprattutto ci si rende conto che l’infiammazione generalizzata provocata in alcuni casi più severi dal virus tende a manifestarsi in diversi settori dell’organismo, che concettualmente dovrebbero essere risparmiati da un virus respiratorio classico. Alla luce di quanto appena specificato, possono presentarsi anche manifestazioni a carico della pelle.
Il richiamo dagli USA
Avete presente i classici “geloni”? Si tratta di lesioni che, durante la stagione fredda, colpiscono le sedi periferiche come le dita di mani e piedi, il calcagno, la punta del naso e le orecchie di diverse persone, soprattutto bambini e giovani donne.
Queste manifestazioni cutanee sono più comuni in autunno e in inverno in soggetti che, abituati a climi temperati, vengano rapidamente a trovarsi in ambienti freddi, umidi e ventosi. Una forma particolare di geloni, disposti solitamente in placche, può comparire sulle cosce di giovani donne e bambini che vanno a cavallo e indossano pantaloni stretti e poco termoisolanti.
Compaiono improvvisamente come lesioni singole o multiple, rosse o bluastre, in rilievo. Possono talora accompagnarsi a bolle e ulcerare, soprattutto nell’anziano, in caso di insufficienza vascolare periferica e colesterolo alto.
Ebbene, stando a quanto segnalano i Centri per il Controllo delle Malattie (CDC) di Atlanta (USA), i geloni sarebbero uno dei possibili segni dell’infezione da coronavirus Sars-CoV-2. A confermarlo c’è anche una pubblicazione apparsa sulle pagine del British Journal of Dermatology. I geloni da coronavirus potrebbero essere legati alle alterazioni infiammatorie delle pareti di arterie e capillari collegate all’infezione.
Secondo alcuni studiosi, queste lesioni sarebbero veri e propri “alluci da Covid-19”, con il “ditone” del piede che diventa rosso scuro o addirittura violaceo. Va comunque detto che, per quanto si sa, queste alterazioni tendono a regredire autonomamente dopo qualche tempo.
Tra le altre lesioni che possono apparire sulla pelle ci sono piccole vesciche, simili alle “bolle” che si creano dopo una bruciatura, così come eruzioni che ricordano quelle delle malattie infantili di natura infettiva o addirittura “morte” di piccole aree dell’epidermide, legate al temporaneo scarso afflusso di sangue e ossigeno in una zona cutanea.
Non è orticaria
Tra le altre condizioni che si potrebbero osservare su sull’epidermide di chi ha contratto l’infezione – il condizionale è d’obbligo visto che non sempre c’è un tampone positivo a confermare la diagnosi di Covid-19 – ci sono anche piccoli arrossamenti che ricordano quelli dell’orticaria. Si tratta comunque solamente solo di lesioni simili, ma dall’origine ovviamente diversa. Si parla quindi di lesioni orticarioidi.
L’orticaria vera si manifesta con la comparsa improvvisa di macchie arrossate e rilevate, in genere con forte prurito, come le lesioni da contatto con le ortiche. Le macchie possono anche occupare gran parte del corpo (orticaria gigante) e variano di dimensione e compaiono e scompaiono, a volte, anche rapidamente o si modificano anche in pochi minuti. L’orticaria acuta dura meno di quattro settimane, ma può risolversi spontaneamente anche nell’arco di poche ore o di una giornata.
Ovviamente, in entrambi i casi ovvero sia che si tratti di lesioni potenzialmente correlate all’infezione da sars-CoV-2 oppure di altra origine, ad esempio allergica o reattiva con produzione di grandi quantità d’istamina, ricordate di chiedere al medico, l’unico in grado di dare indicazioni.