Come riconoscere e controllare le chetoacidosi nei bambini con diabete

Che cos'è la chetoacidosi, i campanelli d'allarme che non vanno trascurati, perché si manifesta e come arrivare alla diagnosi

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Grande caldo. Umidità alle stelle. In città, in campagna e al mare, muoversi diventa una fatica. Ma è ovviamente impossibile fermare i più piccoli che vogliono giocare e saltare. E che per questo, complice il clima e l’aumento della produzione di sudore con alterazione dei liquidi nel sangue, possono veder alterati i loro sistemi di regolazione della glicemia, con ripercussioni quando ovviamente soffrono di diabete.

Il pericolo, in questi casi, si chiama chetoacidosi. Controllare regolarmente la glicemia con apparecchi di monitoraggio continuo dei valori può essere di grande aiuto in questi casi, ovviamente su consiglio del diabetologo, al fine di evitare problemi maggiori. E soprattutto, se ci segnali d’allarme, ecco come riconoscerli.

A cosa prestare attenzione nel bambino

Il diabete di tipo 1 è legato ad un’alterazione delle difese immunitarie, che può comparire dopo un’infezione virale e riconosce una spiccata predisposizione genetica. Le cellule difensive dell’organismo, sbagliando, attaccano le cellule del pancreas che producono l’insulina e le distruggono. Il corpo non produce più insulina e quindi deve assumerla dall’esterno. Interessa soprattutto i giovani ed i bambini.

Esistono alcuni importanti campanelli di allarme che un genitore deve sempre tenere sotto controllo, soprattutto nella stagione estiva. Facendo più movimento, i bambini risultano essere più stanchi, hanno più sete e fanno più pipì. Sono i primissimi segnali sospetti per una diagnosi di diabete ma nello stesso tempo sono anche gli effetti del caldo e dell’attività fisica.

Se non si interviene subito compare la chetoacidosi che è una complicanza dovuta al ritardo della diagnosi. Per evitare falsi allarmi, ecco quindi la necessità di attivare dovute verifiche se subentrano altri sintomi.

“Si tratta di piccoli accorgimenti, facili da mettere in pratica ma assolutamente predittivi – spiega Valentino Cherubini, Direttore della Struttura Organizzativa Dipartimentale di Diabetologia Pediatrica presso gli Ospedali Riuniti di Ancona. In estate è normale che un bambino beva di più, faccia più pipì, e sia più stanco del solito, per cui non è pensabile che già così possa scattare l’allarme di sospetto diabete. Suggerisco invece di tenere d’occhio se tra i cambiamenti del piccolo ci siano altri sintomi tra cui l’alitosi molto forte, il mal di pancia, un respiro difficoltoso, un dimagrimento repentino e la fame. Non necessariamente dovranno essere tutti contemporaneamente, perché ne basteranno 2 o 3 di questi per poter meglio indagare. La diagnosi precoce di diabete nei bambini, protegge anche da una serie di complicazioni da adulti. Basti pensare che un solo episodio di chetoacidosi diabetica (che si verifica quando il pH del sangue scende sotto 7.30 e diventa grave quando è sotto 7.1) può causare danni permanenti, in particolare sulla sfera cognitiva”.

Importante arrivare alla diagnosi

Se c’è il sospetto di diabete, la prima risposta, immediata e indolore, viene da semplici stick disponibili in farmacia. “È chiaro e normale che d’estate i bambini bevano di più e a volte si sottovaluta l’aumento della richiesta di acqua – segnala l’esperto. È ancora più importante che i genitori sappiano come intervenire subito per confermare o annullare il sospetto di diabete. In aggiunta il caldo e la disidratazione richiedono un intervento più rapido per ripristinare l’equilibrio idroelettrolitico. Se c’è il sospetto di diabete, la prescrizione di esami del sangue e delle urine può ritardare la diagnosi. Nel dubbio, la prima accortezza è quella di andare in farmacia per una misurazione della glicemia con uno stick oppure fare uno stick sulle urine per controllare se c’è glucosio”

Dei 150mila italiani con diabete, sono 11mila circa gli under 15 costretti a gestire una patologia che li accompagnerà nella vita. Si tratta di un numero da moltiplicare per il numero dei genitori no-stop che si devono far carico della malattia, preoccupati soprattutto di quello che succede e succederà fuori casa (a scuola, nelle attività sportive, alle feste con gli amici). L’evoluzione tecnologica di device molto piccoli, senza tubicini esterni e impermeabili, si sta rivelando un valido supporto per una migliore gestione del diabete fin dalla tenera età di 2 anni.

La certezza del dato e la sicurezza a interventi terapeutici precisi, hanno reso sia il misuratore in continuo della glicemia e sia l’infusore di insulina (Dexcom G6 e Omnipod distribuito in Italia da Theras) due successi tecnologici.

A confermarlo sono diversi dati condotti dal gruppo di studio di diabetologia della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia pediatrica-SIEDP(1). Lo studio che verrà presentato al prossimo Congresso Nazionale, ha analizzato i dati clinici di bambini under 15 di 40 centri di diabetologia pediatrica italiani nel periodo 2017-2020, per un totale di 3230 bambini. I risultati indicano che l’aumento della diagnosi di diabete con chetoacidosi aumentava di oltre il 9% durante i mesi di lockdown e si manteneva superiore al 5% per tutto il resto del 2020.

“Da questo dato preoccupante si deduce – interviene Valentino CHERUBINI, Direttore SOD (Struttura Organizzativa Dipartimentale) di Diabetologia Pediatrica Ospedali Riuniti di Ancona – che molti bambini hanno ricevuto in ritardo la diagnosi di diabete e indica la necessità di dedicare maggiori energie alla prevenzione”.

“L’andamento della glicemia di un bambino con diabete di tipo 1 è molto difficile da prevedere, ma grazie all’ultima tecnologia dei CGM (continuous glucose monitoring, cioè monitoraggio continuo della glicemia in tempo reale) è possibile avere un livello di predittività molto alto, preciso e sicuro. Questo genera un effetto tranquillizzante sui pazienti divenuti più consapevoli e pronti a intervenire a fronte di una reale necessità generata dal suono dell’allarme.

Nel caso dei più giovani – conclude Cherubini – il successo di una misurazione sempre corretta, impatta anche sulla salute del genitore, sollevato dal timore di doversi precipitare a dover dare istruzioni o intervenire direttamente quando non è necessario. Tutti i pazienti, compresi i più giovani, potranno anche prendere decisioni terapeutiche senza confrontare il dato con quello che ricavavano pungendosi il polpastrello. Si tratta di un passaggio importante, unico fino ad ora e riconosciuto dall’FDA”.