Attenzione ai piedi in chi soffre di diabete

Spesso ci si dimentica dell’attenzione che i soggetti con diabete e i loro familiari debbono avere per i piedi. Saper cogliere i primi segnali d’allarme è fondamentale

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 24 Agosto 2022 09:32

Quando si pensa al diabete e alle sue complicanze, il pensiero corre subito al più elevato rischio di eventi cardiovascolari nei soggetti che non controllano a dovere la glicemia. Oppure si pensa alla vista. Il diabete può infatti facilitare l’insorgenza di retinopatia legata alla sofferenza dei vasi sanguigni nella parte posteriore dell’occhio. La retina è fondamentale per la vista, perché grazie alla sua azione è possibile “trasformare” gli stimoli visivi in segnali nervosi che giungono al cervello, dove poi viene riconosciuto tutto ciò che osserviamo. Il tutto, per non parlare della nefropatia diabetica che colpisce i reni: l’avanzare del diabete porta progressivamente il rene a perdere la sua normale attività di filtro delle scorie, e nei casi più gravi anche all’insufficienza renale. Spesso però ci si dimentica dell’attenzione che la persona con diabete ed i suoi familiari debbono avere per i piedi.

Il piede diabetico, legato non solo a problemi circolatori ma anche alla cosiddetta neuropatia diabetica con un’alterazione dei nervi periferici. Insomma: ci vuole attenzione ai piedi. Non dimentichiamolo.

Cosa succede in caso di piede diabetico

Il piede diabetico si chiama così proprio perché è una conseguenza del diabete, che può interessare sia i nervi che i vasi: il ridotto afflusso di sangue legato ai restringimenti delle arterie riduce l’ossigenazione del piede, per cui si va più facilmente incontro a ferite non percepite, che tendono a non rimarginarsi e a provocare infezioni.

Il deficit vascolare delle arterie porta ad una riduzione del flusso di sangue al piede causato dall’alterazione dei vasi sanguigni degli arti inferiori. Col tempo questo meccanismo può portare a vere e proprie necrosi, cioè morte dei tessuti, o addirittura gangrene. In genere in chi soffre di diabete si può manifestare una serie di lesioni aterosclerotiche, che tendono ad evolvere molto ed interessano soprattutto i vasi del piede, con comparsa di occlusioni interne all’arteria interessata e calcificazioni interne.

Saper cogliere i primi segnali d’allarme è fondamentale, anche e soprattutto in questo periodo. Ad esempio possono manifestarsi tagli o vere e proprie ulcere senza motivo apparente. A volte c’è formicolio, in particolare la notte, e possono esserci anche sensazioni di punture di spillo o problemi legati alle scarpe che sembrano troppo strette. È fondamentale che la persona con diabete sia seguita anche sotto questo aspetto, attraverso visite specialistiche. Ed è basilare soprattutto riconoscere eventuali infezioni, che a volte non sono facili da individuare visto che sintomi come arrossamenti e dolore possono essere già presenti.

Controlli e terapie su misura

Prima si riconoscono le lesioni del piede diabetico e meglio è, tanto che gli studiosi ricordano come “tempo sia tessuto”. Poi, caso per caso l’equipe di specialisti può indicare il trattamento globale della situazione, a partire dal controllo adeguato dei valori glicemici. L’evenienza che si creino lesioni al piede non è comunque da sottovalutare, visto che in media una persona con diabete su quattro, secondo studi recenti, è destinata ad andare incontro a problemi di questo tipo.

La diagnosi precoce di questi pazienti è cruciale perché prima si interviene per “chiudere” la lesione, più possibilità ci sono di proteggere i tessuti dall’insorgenza di infezioni e da ulteriori rischi. Lo standard di cura delle lesioni prevede diversi approcci, dalla rimozione dei tessuti danneggiati, fino al trattamento locale, alla rivascolarizzazione (quindi a “ridare” sangue ed ossigeno all’area lesa), al controllo dell’infezione, all’uso di calzature specifiche. Ma non bisogna dimenticare che gli esiti delle cure dipendono dal coinvolgimento multidisciplinare di tutti gli operatori sanitari ai diversi livelli del percorso: il diabetologo è una sorta di coordinatore per il malato. In qualche modo, lo specialista si interfaccia con le altre figure che entrano nel percorso di cura, con i medici di famiglia, gli infermieri e i farmacisti. Così il piede diabetico può essere affrontato al meglio.