Acufene: che cos’è, sintomi, cause e cura

L'acufene è una condizione caratterizzata dalla percezione di suoni come ronzio, fischi, sibili o tintinnii nelle orecchie, senza una fonte esterna, spesso causata da danni all'orecchio interno, esposizione a rumori forti, infezioni o problemi circolatori

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Antonina Distefano

Medico Chirurgo

Medico chirurgo abilitato presso l'Università degli Studi di Catania, è specializzata in Cure Palliative e Terapia del dolore.

Più che una vera e propria malattia, l’acufene è piuttosto un sintomo di potenziali patologie dell’orecchio o delle vie uditive centrali, che riguardano malattie neurologiche. Una forma grave di acufene che si accompagni a una riduzione dell’udito, può inficiare significativamente la qualità della vita del paziente.

Secondo un recente studio – condotto dall’Istituto Mario Negri in collaborazione con esperti dell’Università britannica di Nottingham, dell’Università di Ratisbona in Germania e dell’Università Watt in Malesia, un europeo su sette, circa 65 milioni di persone, soffrono di tinnito, e la previsione per il prossimo decennio è di sostanziale incremento.

Che cos’è l’acufene

L’acufene o tinnito è un disturbo dell’udito che si manifesta in forma di ronzii, fischi, brusii e fruscii, non generati da una reale sorgente acustica esterna.

In pratica si tratta di un rumore “fantasma”, debole o forte, continuo o intermittente, che può essere percepito:

  • da un solo orecchio (acufene unilaterale
  • da entrambe le orecchie (acufene bilaterale)
  • oppure essere localizzato al centro della testa.

Solo in Italia ne soffrono più di 6 milioni di persone, di cui circa 400 mila in forma grave. Questo fenomeno acustico, che ciascun paziente può percepire a diversi  volumi e tonalità, può verificarsi in modo transitorio, con frequenze ondulatorie, oppure in modo costante senza mai scomparire del tutto.

Sotto il profilo strettamente medico, l’acufene non è un disturbo dannoso. Tuttavia, la costante sollecitazione fastidiosa può col tempo avere ripercussioni psicologiche sulla persona che ne soffre. Alcuni soggetti, ad esempio, vivono il loro tinnito in modo fortemente invalidante, in quanto turba la concentrazione nelle ore diurne e compromette le ore di sonno durante la notte.

Se il rumore nell’orecchio è percepito dal paziente come opprimente o consistente, nel sistema limbico (un complesso di aree encefaliche con un ruolo chiave nelle reazioni emotive e nelle risposte comportamentali) vengono innescati meccanismi capaci di intensificare la percezione emotiva, producendo così un circolo vizioso per cui l’acufene è in sostanza permanente a livello cosciente. Ad ogni modo, non sempre le persone interessate da acufene soffrono per i rumori che rilevano nell’orecchio. Per tale ragione, si può parlare di:

  • acufene compensato, quando il rumore non è percepito come particolarmente fastidioso;
  • acufene scompensato, quando invece il rumore è onnipresente e genera parecchia sofferenza. In questo caso ha conseguenze negative sulla qualità della vita, causando stress, fino ad arrivare ad ansia e depressione.

Gradi e tipologie di acufene

In relazione alla gravità, gli esperti distinguono l’acufene in quattro gradi che identificano il grado di sofferenza percepito:

  • gravità I, la persona non accusa nessuna sofferenza;
  • gravità II, il ronzio si manifesta soprattutto in ambienti di assoluto silenzio e principalmente in situazione di forte tensione o stress;
  • gravità III, in questo caso si percepiscono significative ripercussioni sulla vita privata e lavorativa. Inoltre spesso il rumore causa disturbi della concentrazione, del sonno e alterazioni dell’equilibrio;
  • gravità IV, il rumore viene percepito come invalidante e compromette seriamente il sereno svolgimento della quotidianità. Possono manifestarsi anche cefalea e profonda tristezza.

In base all’intensità e durata, invece, l’acufene può essere:

  • acuto, si manifesta per meno di 3 mesi e scompare spontaneamente. In questi casi la somministrazione di farmaci può giovare;
  • sub-acuto, ricompare entro 3-12 mesi. Cure farmacologiche e/o esercizi di rilassamento possono generare miglioramenti;
  • cronico, persiste per più di un anno e solo di rado scompare senza interventi di tipo farmacologico o terapeutico.

Ad oggi non è stato ancora chiarito definitivamente come si origini questo rumore fantasma. Esistono diverse teorie, ma nessuna è ancora stata dimostrata. È però chiara una cosa: solo in rari casi i fastidiosi rumori nell’orecchio sono del tutto immotivati. Le cause più frequenti dell’acufene sono lesioni, patologie e cambiamenti anatomici.

Sintomi dell’acufene

La sintomatologia principale con cui si manifesta l’acufene o tinnito è tipicamente un fischio in uno o entrambe le orecchie. A seconda del grado di rumorosità dell’ambiente in cui si trova il paziente, la percezione del disturbo può variare sensibilmente, a causa di un effetto definito “mascheramento” tale per cui l’acufene potrà apparire:

  • leggero nei luoghi più rumorosi (come ad esempio piazze affollate o grandi poli commerciali)
  • più intenso nei posti silenziosi (soprattutto durante la notte).

Dal momento che la diminuzione dell’udito o ipoacusia – in ascesa dopo i 60 anni – rappresenta il principale acceleratore per l’acufene, non sorprende che quest’ultima si manifesti più frequentemente con l’aumentare dell’età: circa un caso su tre, infatti, si registra nei pazienti tra i 60 e i 69 anni. Alcuni sintomi associati del tinnito possono essere:

  • difficoltà a concentrarsi
  • nervosismo e irritabilità
  • sensazione di pressione all’orecchio o alla testa
  • vertigini e alterazioni dell’equilibrio
  • tensioni a livello muscolare, nell’area della colonna vertebrale cervicale o della mascella
  • cefalea, emicrania
  • dolore alle orecchie
  • disturbi del sonno
  • forme d’ansia e stati d’animo alterati
  • iperacusia, intesa come ipersensibilità ai rumori forti
  • disacusia, cioè una percezione dei suoni distorta 

In base al fatto che il rumore sia percepito solo da parte del paziente, o al contrario, sia un suono reale proveniente dal canale uditivo (generato da strutture limitrofe all’orecchio), l’acufene viene distinto rispettivamente in:

  • acufene soggettivo, di più larga diffusione e generalmente associato all’ipoacusia (sia neurosensoriale, sia trasmissiva), si genera per un’alterazione dell’udito; una sottocategoria è l’acufene somatico (detto anche acufene somatosensoriale) in cui la frequenza e l’intensità del rumore cambiano a seconda dei movimenti compiuti, come roteare gli occhi, serrare la mascella o applicare una pressione sulla testa e sul collo;
  • acufene oggettivo, più raro rispetto a quello soggettivo si presenta con un rumore reale proveniente dal canale uditivo. Il suono può essere così forte da essere percepito anche dall’audioprotesista durante l’esame; ciò si verifica perché il rumore, originato da una zona limitrofa all’orecchio medio, tipicamente comporta la presenza di un flusso vascolare sanguigno che produce un suono distintamente udibile, spesso pulsante.

Cause dell’acufene

Molto spesso l’acufene è riconducibile a un forte stress emotivo, piuttosto che a problemi relativi all’orecchio interno. Vari studi hanno dimostrato che i pazienti esposti a stress prima dell’insorgenza del disturbo, sono affetti da perdita improvvisa dell’udito e tinnito con un’incidenza maggiore rispetto ad altri pazienti non sottoposti a fonti di stress. 

In tanti casi l’acufene può ricondursi a stress cronico dovuto a preoccupazioni di carattere familiare o lavorativo, oppure a eventi traumatici, come ad esempio la morte di un familiare. Le principali cause dell’acufene sono classificabili in 4 categorieotologica (afferente l’orecchio), neurologicainfettiva legata all’assunzione di farmaci.

Tra le cause otologiche si possono annoverare:

  • l’accumulo di cerume
  • la disfunzione della tromba di Eustachio (condotto che collega la parte posteriore del naso all’orecchio medio)
  • la presbiacusia, ossi una forma di ipoacusia legata all’età
  • l’ipoacusia 
  • l’otosclerosi (crescita anomala della staffa, ossia dell’ossicino dell’orecchio medio)
  • la sindrome di Ménière
  • il barotrauma auricolare (danno tissutale generato da variazioni di pressione), comune nei sub e nelle persone che prendono abitualmente l’aereo
  • l’ipoacusia neurosensoriale, trauma acustico generato dall’esposizione a rumore;
  • trauma acustico da detonazione, perdita improvvisa dell’udito o ipoacusia dovuta all’invecchiamento possono essere la causa dell’acufene nell’orecchio interno. 

L’esposizione prolungata a un rumore può provocare un danno alle cellule ciliate nella coclea, a seguito del quale determinati toni vengono trasmessi molto fievolmente al cervello, o potrebbero addirittura non essere più trasmessi; per una sorta di effetto compensazione, il centro dell’udito nel cervello aumenta il volume delle frequenze mancanti.

Questa è la ragione per cui il suono dell’acufene corrisponde spesso e ironicamente a quelle frequenze che il paziente sente male o non è più in grado di percepire. L’esposizione occasionale a rilevanti perturbazioni acustiche (ad es. un concerto musicale) può provocare un acufene temporaneo che, solitamente, passa entro 16-48 ore, dopo un periodo detto riposo acustico.

L’acufene pare sia il sintomo più comune dell’ipoacusia indotta dal rumore tra i musicisti professionisti. Tra le grandi star della musica che soffrono o hanno sofferto di acufene si ricordino ad esempio Eric Clapton e Neil Young. 

Le cause neurologiche più rilevanti sono:

  • il colpo di frusta o altri problemi alla colonna cervicale
  • il trauma cranico
  • la sclerosi multipla
  • il neurinoma del nervo acustico
  • i tumori vascolari dell’orecchio medio

In alcuni pazienti l’acufene può essere ricondotto ad una disfunzione del cervello. In questi casi, l’acufene non scompare neppure se viene reciso il nervo acustico. È raro che esistano cause concrete di questa disfunzione, talvolta potrebbe essere un’infiammazione delle meningi o un tumore cerebrale.

Tra le cause infettive troviamo:

  • le infiammazioni dell’orecchio, come le otiti medie
  • la meningite
  • la malattia di Lyme
  • la sindrome di Menière (malattia dell’orecchio interno che provoca vertigini, nausea e ipoacusia)
  • la sifilide

Sono oltre 200 i farmaci (sia da banco sia su prescrizione) che possono generare ipoacusia o acufene (transitoria o permanente). Si tratta tipicamente di medicinali per trattare il dolore, le infezioni gravi, le malattie cardiache e renali, i tumori. Oltre queste classi di farmaci, anche gli antireumatici e antimalarici cosi come alcuni antidepressivi possono generare l’acufene. Sono sospetti anche diversi farmaci per l’ipertensione, tra cui gli inibitori di ACE e i betabloccanti.

Cure dell’acufene

L’acufene, come si può dedurre da quanto esposto fin qui, è un disturbo piuttosto complesso le cui cause possono variare sensibilmente da soggetto a soggetto; per tale ragione ad oggi non esiste una terapia univoca efficace e risolutiva. 

La cure valide disponibili puntano da un lato ad alleviare il fastidio causato da tale disturbo, dall’altro ad agire sulle cause che l’hanno provocato. Ottenuta la diagnosi di acufene, tipicamente si opta per un approccio terapeutico multidisciplinare, che può prevedere una o più tecniche come:

  • le terapie cognitivo-comportamentali, dette anche Cognitive Behavioural Therapy (CBT), che mirano a insegnare al paziente come adattarsi e come gestire attivamente il proprio disturbo. Alcuni esempi sono sedute di psicoeducazione, tecniche di rilassamento, terapie mindfulness, training con immagini, tecniche di controllo dell’attenzione. Ci sono poi ipnosi e psicoterapia che hanno come obiettivo quello di aiutare il paziente a sviluppare una migliore tollerabilità e accettazione nei confronti del disturbo, riducendo stress e stati ansiosi.
  • la Tinnitus Retraining Therapy (TRT), un modello riabilitativo che ha come fine principale insegnare al paziente a considerare i sintomi da acufene come stimoli neutri. Une esempio di TRT è la terapia del suono: grazie a generatori di rumore indossabili, come cuscini sonori, sveglie sonore o mascheratori ambientali di vario genere si tenta di camuffare l’acufene.
  • l’impianto di apparecchi acustici in soggetti affetti da acufene e perdita dell’uditoconsente di colmare almeno in parte il deficit uditivo. Non esistono ad oggi solide evidenze scientifiche che questi apparecchi arrechino un beneficio duraturo nel trattamento dell’acufene
  • l’impianto di apparecchi cocleari: l’80% dei pazienti affetti da perdita dell’udito ad entrambe le orecchie è affetta anche da acufene. Nei pazienti in cui non si riesce ad ottenere il risultato sperato attraverso gli apparecchi acustici, si ricorre agli impianti cocleari, ossia a orecchie artificiali elettroniche capaci di ripristinare l’udito in persone completamente sorde. Questa soluzione migliora o  addirittura elimina l’acufene nella grande maggioranza dei casi, ma questo trattamento è valido sfortunatamente solo per questo specifico gruppo di soggetti.

Laddove non regrediscano entro i primi mesi dalla loro insorgenza, vi è la possibilità che gli acufeni, se non trattati con una terapia adeguata, persistano negli anni successivi, divenendo cronici a tutti gli effetti, sebbene molte persone riferiscano ancora l’incostanza del disturbo anche dopo anni dal suo esordio e frequenti sono le remissioni spontanee o comunque lunghe fasi di assenza dell’acufene anche dopo anni.

Fonti bibliografiche: