#SegretiDelCuore

Voglio andare via dal mio paese e cercare la mia strada altrove

Una giovane lettrrice vorrebbe lasciare il posto dov'è nata, troppo piccolo e senza futuro. Lei cerca nuovi spazi e grandi opportunità: una strada possibile c'è, ecco come fare

Marina Mannino

Giornalista

Certe mattine, quando mi sveglio all’alba per andare a scuola (che sta a un’ora di bus dalla mia casa), avrei voglia di scappare dal mio paese, andare in una grande città, trovarmi un lavoro, provare a vivere da sola e lasciarmi tutto alle spalle. Qui è tutto così piccolo, limitato, senza possibilità. Sento che sto sprecando la mia vita. Sono sempre triste e nervosa. Sui social vedo il mondo, conosco tante persone anche di altri Paesi, ma alla fine resto qui, sola e senza opportunità. Devo andare via, ma non so come fare.

Diamante, 17 anni

La voglia di mollare tutto per cercare nuove opportunità potrebbe preludere a cambiamenti importanti e fortunati. Però, se l’istinto di fuga vuole il “tutto-e-subito”, la ragione invece esige che si faccia un piano furbo per crearsi delle opportunità concrete e vantaggiose. E la correttezza impone che, prima di qualsiasi decisione, una persona molto giovane parli con i genitori per avere consigli e aiuti (anche economici), oltre che la necessaria approvazione.

La priorità: finire gli studi

È necessario riflettere sui motivi che ci portano a voler andare lontano. Il caso dell’amica che ci ha scritto è emblematico: lei si sente oppressa e bloccata nel suo piccolo paese in cui non vede nessuna occasione di crescita. Ma deve ancora finire gli studi e, obiettivamente, non può permettersi di abbandonarli. Questo sarebbe un grosso errore. Dovunque andrà, il diploma la qualificherà maggiormente. E poi studiare è una forma di arricchimento non solo culturale, ma anche mentale: è un’attività che ci rende più forti perché ci fa restare curiose del mondo e della vita e ci spinge a sapere di più, a indagare, ad approfondire.

Lo stato d’animo

Dobbiamo capire se l’urgenza di fuga sia dovuta a un periodo negativo in cui ci va tutto male: forse abbiamo troncato con lui, ci siamo scontrate con i genitori, abbiamo litigato con la  BF, ci sentiamo tristi, vediamo tutto nero… Alt! In questo caso, non vogliamo proiettarci fuori dal nostro mondo per un reale bisogno di conoscenza, per cercare nuove occasioni oppure metterci alla prova. Siamo invece un bel po’ giù e arrabbiate con tutti. E abbiamo paura di affrontare questo momento di buio. Il nostro paese ci va stretto perché siamo noi che non riusciamo a gestire i nostri spazi. Prendiamoci tempo per riflettere. Scegliamo di andarcene solo se siamo certe che il nostro desiderio di scoperta sia autentico e seriamente motivato.

Analizzare varie opportunità

Dunque, una volta terminati gli studi canonici, se davvero siamo decise a prendere il volo, dobbiamo analizzare varie possibilità. Prima di andarcene, infatti, bisogna avere un piano razionale e inattaccabile oltre che punti di appoggio ultra-sicuri. Allora sì che il salto verso un futuro “altrove” ha buone possibilità di riuscita.

Un’organizzazione seria per studiare o lavorare

Se vogliamo andare via ma vogliamo anche continuare a studiare, possiamo cercare di convincere i genitori a pagarci gli studi in una grande città dove ci sia un’ottima Università o dei corsi di specializzazione di qualità. Nei dintorni degli atenei ci sono sempre case per gli studenti a prezzi non esorbitanti dove si possono trovare appartamentini da condividere con altre studentesse. Sono esperienze molto formative che ci faranno crescere. Decisamente istruttivi  e interessanti sono anche i soggiorni-studio all’estero (vedi Erasmus). Ma se non ci va di studiare, ci sono molte proposte di lavoro giovanile da parte dell’Unione Europea: sono prospettive sicure, controllate e ricche di possibilità.

Oppure in autonomia e libertà

Se invece vogliamo essere libere da obblighi “istituzionali”, dobbiamo comunque cercare un lavoro ed un alloggio nel luogo dove vogliamo provare a vivere. Informiamoci  su ogni nostro possibile passo e facciamo bene i conti sulle spese che dovremo affrontare. Prima di fare i bagagli, facciamo un giro tra tutti i “lavora con noi” che si trovano sul web, purché siano di brand noti e consolidati. Mandiamo la nostra candidature a tutti e se non ci convince il form da inviare possiamo anche chiamare e chiedere info su come proporci per un’occupazione. Inoltre, possiamo analizzare le offerte sui principali siti di varie agenzie del lavoro, purché siano serie e sicure. Le più affermate offrono anche proposte di attività all’estero. Ma dobbiamo conoscere almeno una lingua. Senza un impiego e un’abitazione anche minuscola, purtroppo, non possiamo muoverci. Immaginiamo di arrivare a Milano, o a Parigi, senza una pur minima occupazione e un alloggio dove appoggiarci. Cosa faremmo, se non maledirci per la nostra imprudenza?

Spirito di adattamento? È indispensabile

Sia che andiamo via per studiare, sia che lasciamo tutto per lavorare, è necessario avere molta capacità di adattamento. Le difficoltà saranno tantissime: siamo giovani, inesperte, impreparate e anche un po’ ingenue. Non è affatto semplice ambientarsi in un’altra città, districarsi tra strade e mezzi di trasporto, capire i ritmi e a volte anche i linguaggi, comprendere modi di fare e di pensare diversi dai nostri. Ma è un’impresa complicata anche fronteggiare i momenti di sconforto e di solitudine, come pure evitare i rimorsi e i dubbi e ricacciare indietro le lacrime di nostalgia di mamma, papà, amici lasciati al paese. Dobbiamo adattarci al nuovo luogo dove viviamo, accettarne usi e abitudini, diventare parte di esso. Ci stiamo giocando la chance di dare un boost alla nostra vita e da qui a cinque anni potremmo essere delle donne realizzate, felici del proprio lavoro e con una strada luminosa davanti, tutta da percorrere.

E se volessimo tornare indietro, possiamo farlo

Di solito, chi va a studiare all’estero trova poi molte opportunità nel paese in cui si è trasferita. Ma anche tornando in Italia, le competenze acquisite e le esperienze fatte sono un plus al momento di proporsi presso un’azienda importante che di solito ha sede non proprio nel paesino di partenza. E chi invece è andata a lavorare fuori, probabilmente si è creata una rete di affetti ai quali non si sente di rinunciare, ma si trova anche di fronte a possibilità lavorative che al suo paese non avrebbe.

Eppure c’è chi torna indietro, anche con una laurea prestigiosa o un’esperienza lavorativa importante. E magari lo fa perchè ha un’idea vincente: una start up nel mondo dell’agricoltura, turismo, servizi, food… Torna, quindi, con l’intenzione non solo di valorizzare il luogo di nascita ma anche di creare nuove opportunità proprio dove non ce n’erano: è il suo territorio, la sua casa, la sua origine. E non è poi così male.