Possiamo noi donne concederci qualche avventura di sesso senza sentimento? Gli uomini lo fanno da sempre. Per noi è più difficile, perché è un’azione carica di pregiudizi sociali ma anche personali. Un uomo che ha diversi rapporti occasionali senza coinvolgimenti emotivi è un “figo”, un “dongiovanni”, un “conquistatore”; una donna con vari incontri liberi da legami è (come minimo) “esagerata”, “leggera”, “escort”. Questo doppio standard esiste da sempre ed esiste ancora.
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Quello che abbiamo imparato
Per quanto le donne abbiano affermato il diritto di vivere liberamente il desiderio (come ogni altro aspetto della propria vita) il sentire comune ci impone dei valori e dei principi che culturalmente abbiamo assorbito e vissuto come nostri. Non stiamo giudicando se siano giusti o sbagliati, ma è innegabile che siamo tutte cresciute con la consapevolezza di doverci comportare bene, di esigere l’amore prima del sesso, di fare molta attenzione agli incontri che facciamo, se vogliamo evitare delusioni e preservare la nostra reputazione.
Tra desideri e sensi di colpa
Così accade che quando decidiamo di assecondare i nostri desideri, saltano fuori il senso di colpa, l’imbarazzo, il timore di essere giudicate male dagli altri e peggio da noi stesse. Insomma, raramente le donne vivono il sesso senza legami sentimentali come un semplice “divertimento”. Maggiore onestà? Paure antiche? Esigenza di vivere comunque la sessualità come sentimenti e non come mere sensazioni? Di sicuro la società ha tradizionalmente posto una maggiore enfasi sulla costruzione di rapporti stabili per le donne.
Esperienze vissute in modo diverso
Eppure il sesso occasionale è un’esperienza (non rara) che fanno anche le donne: alcune lo vivono come un modo per conoscersi meglio e scoprire la propria sensualità senza l’impegno di una relazione. Altre donne che sperimentano questa scelta, invece, possono sentirsi stupide, deluse o anche giudicate. Non tanto per il gesto in sé, quanto per le emozioni che ne seguono: aspettative non dette, poca connessione, timore di essere percepite in modo negativo.
In una cultura che tende a valutare le scelte femminili con un doppio metro, il piacere può essere accompagnato dal biasimo e dalla pessima opinione di se stesse, come nel caso della ragazza che ci ha scritto.
La nostra sessualità cambia
La verità è che non esiste un modo “giusto” di vivere la sessualità. Esiste solo il “nostro” modo, che può cambiare nel tempo e può includere esperienze leggere, profonde, confuse, gioiose, contraddittorie. L’importante è capire perché si sceglie un’esperienza e come ci si sente dopo.
✔︎ Se il sesso occasionale nasce da un desiderio autentico, nel rispetto reciproco della persona e del consenso, nella sicurezza (fisica ed emotiva), può essere un momento di connessione sincera, anche se breve.
✔︎ Se è una risposta alla solitudine, al bisogno di conferme, o all’urgenza di apparire disinibite e sicure di sé, può lasciarci scontente e dispiaciute: “Non era quello che volevo davvero e che pensavo potesse essere”, è il primo pensiero che affiora dopo una “one night stand”, come la definiscono gli anglosassoni, ovvero l’avventura di una notte.
Se arriva il rimorso
La decisione di lasciarsi andare alla passione è personale e incontestabile. Vivere la propria sessualità, con o senza amore, è un diritto. Ma per molte donne, dopo aver vissuto l’euforia del momento, arriva il rimorso. E se non c’è un contesto affettivo a sostenere quelle sensazioni, può emergere un senso di vuoto o di incoerenza.
Non è che abbiamo fatto qualcosa di male. È che il nostro sistema emotivo è complesso e spesso fatica a accettare il piacere senza un background sentimentale.
“Ti diverti? Poi ti penti”
Ma subentra anche un trigger potente e inesorabile: è un retaggio che ci dice “Se ti diverti troppo, poi te ne pentirai”. È un messaggio sottile, ma in grado di provocarci una reazione emotiva forte, negativa, che ci causa fastidio, rabbia, autosvalutazione. E può insinuarsi anche quando razionalmente sappiamo di aver fatto una scelta consapevole e sicura.
Se dopo un’avventura fugace ci sentiamo in crisi e con l’autostima in caduta libera, fermiamoci un attimo. Chiediamoci se quella voce che ci sta sgridando e ammonendo è proprio la nostra. Domandiamoci se ci stiamo giudicando obiettivamente o stiamo cercando di adattarci a un copione che ci portiamo dentro senza condividerlo o approvarlo davvero.
La chimica non è un crimine
Se ci siamo concesse un incontro sessuale in cui quello che contava erano solo la chimica, l’attrazione fisica, il desiderio, non ci siamo macchiate di un crimine. È successo a noi, come capita a tantissime altre persone. E ogni esperienza, anche quella che ci lascia un dubbio, è un pezzo del nostro percorso, che può anche chiudersi con un “ok, non lo rifarei”.
- Non siamo obbligate a trarre una lezione morale da ogni esperienza. A volte possiamo solo dire: “È successo, ora so qualcosa in più su di me” e servirci di quella vicenda per dirigere le scelte future e mettere meglio a fuoco l’immagine che abbiamo di noi stesse e delle nostre esigenze.
Eppure l’amore conta
Quindi esiste il sesso senza amore, ok. Ed è anche divertente, lusinghiero e stuzzicante. Ma poi rimane l’amore, ovvero la discriminante che dà sapore alla vita, e forse pure un senso. Per molte donne il coinvolgimento sentimentale resta il motivatore principale di una sessualità che è espressione di intesa, complicità, connessione profonda, attrazione non solo fisica ma anche mentale, nell’ottica di un legame che coinvolge sia il corpo che la mente. Talvolta però si può fare a meno dei vincoli e delle necessità del cuore per lasciarsi (responsabilmente) andare all’attrazione. E no, non è peccato.
Le domande da farsi (con gentilezza) per riflettere
✔︎ Sto cercando di capire cosa voglio davvero o sto cercando di essere la persona che “dovrei” essere?
✔︎ Cosa mi ha fatto sentire bene in quell’esperienza? E cosa invece mi ha lasciato un senso di disagio?
✔︎ Se una mia amica mi raccontasse la stessa cosa, cosa le direi?
✔︎ Cosa mi ha insegnato questa esperienza su di me?