La genetta, nome scientifico Genetta genetta, è un mammifero selvatico davvero affascinante. Sebbene somigli a un gatto, fa parte dei Viverridi, che sono fra le famiglie di carnivori più antiche e che comprendono anche animali più noti come le civette. La si trova nell’Europa sud-occidentale, soprattutto in Portogallo, nell’Africa settentrionale e subsahariana, nella penisola arabica e nel Vicino Oriente.
Il suo habitat ideale è rappresentato dalle aree alberate, in prossimità di corsi d’acqua. Sta lontana dalle zone aperte, anche se è stata trovata nelle savane e in alcune fattorie. Le foreste pluviali e le savane alberate non sono luoghi che ritiene ospitali. In Etiopia, però, riesce a raggiungere anche 3.300 metri di altezza.
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Che animale è la genetta
La genetta è un animale che ama molto la solitudine e le ore notturne. Di giorno si nasconde fra i cespugli, le rocce e sugli alberi. L’aperta campagna la spaventa perché la rende maggiormente vulnerabile ai predatori, per questo si sente più sicura nei boschi, nei vigneti e nelle aree agricole. Nonostante sia selvatica e non cerchi il contatto con l’uomo, ha sviluppato un alto grado di adattabilità.
Esistono circa 14 specie di questo animale, hanno tutte un aspetto e un’indole molto simili. Il loro tratto distintivo è dato dalla lunghezza e dalle variazioni cromatiche della pelliccia. Se testa e tronco ricordano la fisicità dei gatti, la coda lunga e ad anelli rimanda all’aspetto del lemure. Presenta una corporatura snella e lunga (può raggiungere i 60 centimetri) e può pesare sino a 2,5 chili. Ha un muso appuntito con vibrisse fino a 70 millimetri di lunghezza. La si riconosce dalle orecchie rotonde e gli occhi giallo-ambrati. Gli esemplari di sesso maschile, in genere, sono più grandi delle femmine.
Un’altra sua particolarità è data dalle zampe: quelle anteriori sono più corte di quelle posteriori. Ha un manto soffice, fitto e dalla texture maculata; ma varia a seconda delle zone in cui vive. Nelle regioni mediterranee o in Sudafrica è più lungo e con macchie nerastre, nelle aree tropicali o desertiche il pelo risulta più corto, mentre nella penisola iberica pare essere più scuro.
Come si riproduce
La genetta raggiunge la maturità sessuale a due anni. Il periodo riproduttivo corrisponde con la primavera e in autunno nel Mediterraneo. In Africa si sviluppa durante le stagioni delle piogge. Partorisce da uno a quattro cuccioli a gravidanza, la gestazione dura dalle 10 alle 11 settimane e, una volta dati alla luce, i piccoli vengono nascosti e protetti nelle cavità dei tronchi d’albero oppure nelle tane di altri animali.
Appena nati sono ricoperti da peluria, con le orecchie e gli occhi chiusi. Il peso iniziale va dai 60 agli 85 grammi, ma in otto mesi riescono a raggiungere anche 1,5 chili. Dopo circa un mese e mezzo accanto alla mamma, i piccoli di genetta di norma lasciano il nido e cominciano a essere carnivori dalla settima settimana di vita in poi.
Quanto vive questo animale
L’aspettativa di vita della genetta varia a seconda del tipo di esistenza che conduce. Un esemplare selvatico, in media, vive circa otto anni. In cattività, lontano dai pericoli di uno stile di vita avventuroso, invece può superare anche i 20 anni. La dieta che segue ha un effetto non di poco conto sulla sua salute.
Cosa mangia la genetta
Considerata onnivora, non mangia solo proteine di origine animale: sono di suo gradimento anche i funghi e la frutta. Tuttavia, passa la maggior parte del tempo a cacciare le sue prede. Non va tanto per il sottile, punta tutto quello che reputa alla sua portata, che pensa di poter catturare e uccidere:
- Piccoli mammiferi;
- Uccelli;
- Rane;
- Serpenti;
- Lucertole;
- Scorpioni;
- Insetti;
- Pesci.
Spesso è stata scoperta all’interno dei pollai. Ci sono però degli alimenti che è meglio che la genetta non mangi, molti sono in comune con quelli che fanno male al gatto. Questa è un’informazione molto utile per chi la gestisce in cattività. Le melanzane, l’avocado, il prezzemolo, i semi di pera e mela, il latte; lo zucchero, il caffè, l’aglio e la cipolla sono off limits.
Genetta, carattere e comportamento
La genetta è un animale schivo, solitario, aggressivo e molto territoriale; è anche molto timido e diffidente, ma al tempo stesso curioso. Trattandosi di una specie notturna, la genetta caccia al buio per poi rifugiarsi nella sua tana. E, seppur sia molto abile nell’arrampicata, predilige rimanere a terra: le altezze le sfrutta solo per nutrirsi e difendersi.
Come fanno i felini e i cani, comunica attraverso l’olfatto, le ghiandole perianali sono una fonte di informazioni importante. Una genetta sulla difensiva ha un linguaggio del corpo simile a quello dei gatti:
- Peli rizzati;
- Schiena inarcata;
- Denti in mostra;
- Sguardo fisso.
Se si sente minacciata, rilascia una sostanza maleodorante in direzione di quelli che percepisce come nemici, questa forma di difesa è simile a quella che mette in atto il furetto. Queste secrezioni vengono emesse anche per delimitare il territorio di appartenenza e per comunicare le proprie intenzioni sessuali e sociali.
Oltre al linguaggio del corpo, la genetta utilizza anche i versi. Se ha paura emette un suono simile a un ringhio. Dei gemiti che ricordano i singhiozzi sono frequenti fra mamma e cuccioli oppure fra maschi e femmine durante l’accoppiamento. I piccoli emettono suoni che rimandano ai miagolii.
Seppur ricordi il comportamento del gatto, non è un animale da compagnia, addomesticabile e innocuo come il suo ‘sosia’. Infatti non ama passare il tempo con altri animali, che potrebbero trasformarsi in prede, e con le persone. Inoltre, ha bisogno di ampi spazi per dare libero sfogo ai suoi istinti territoriali, predatori e il suo agire notturno non si sposa bene con le abitudini dell’uomo. Sono stati riscontrati problemi di gestione anche con la lettiera. Non può essere tenuto in gabbia, se non per brevi periodi: necessita di rami e rampe per arrampicarsi e tende a fuggire per riconquistare la propria libertà.
Se qualche esemplare dovesse riuscire ad affezionarsi a un essere umano, ci sarebbe comunque un problema di non poco conto: gli artigli. Sono lunghi, retrattili e la genetta non ha il controllo razionale di quelle che avrebbero l’effetto di un’arma. Basti pensare ai momenti di gioco o all’istinto di arrampicarsi sul proprio padrone. Ecco perché è meglio rinunciare all’idea di adottarlo: soffrirebbe lui e chi lo terrebbe in casa con sé.