Il camaleonte è un animale che appartiene alla famiglia Chamaeleonidae Rafinesque. Si tratta di lucertole classificate in 202 specie differenti, native del Vecchio Mondo. Con questa espressione si intendono l’Europa, l’Africa, l’Asia e le isole circostanti prima dei viaggi esplorativi di Cristoforo Colombo.
A renderlo un animale unico, al netto della capacità di mimetizzarsi di alcune specie, sono le zampe zigodattili che gli permettono di avere maggiore presa sui rami degli alberi, la lingua retrattile e capace di muoversi molto velocemente, l’andatura ondeggiante e i corni, le creste o le corone presenti sulla testa oppure sul muso.
Molte specie di questo animale, soprattutto le più grandi, presentano anche una coda prensile. Inoltre gli occhi sono mobili e possono ruotare in maniera indipendente l’uno dall’altro. Tuttavia, quando c’è da puntare e cacciare una preda, si allineano e lavorano insieme per consentire la visuale migliore.
L’habitat ideale per il camaleonte è quello caldo. Può variare dai deserti alle foreste pluviali ed è molto diffuso nell’Asia e nell’Europa meridionali, in Africa e Madagascar, nello Sri Lanka. Alcune specie si trovano anche alle Hawaii o in California e in Florida. Negli ultimi decenni, infatti, è diventato anche un animale domestico, da compagnia.
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Qual è la caratteristica del camaleonte
A rendere particolare il camaleonte non è soltanto la sua capacità di mimetizzarsi. Le sue dimensioni infatti sono estremamente variabili e possono andare da un minimo di 3 centimetri a un massimo di oltre 60 centimetri. Le dita sono simili a quelle degli uccelli: delle tenaglie capaci di rimanere ben salde ai rami degli alberi. Inoltre, le zampe hanno degli artigli.
A rendere unico questo animale sono gli occhi sporgenti, unici in tutto il mondo. Infatti, come precedentemente accennato, possono muoversi e mettere a fuoco in autonomia l’uno dall’altro. Ecco perché, anche senza muoversi, questa lucertola può avere una visuale di 360 gradi e riuscire a essere estremamente precisa nell’attività della caccia. Le palpebre, infine, riescono a coprirli e proteggerli quasi completamente.
La lingua, a volte, è anche più lunga del corpo: riesce a raggiungere il doppio della sua lunghezza. Oltretutto può essere estroflessa molto velocemente grazie ai suoi muscoli estremamente elastici. A riposo sta ritratta sull’osso alla base della lingua, in azione si muove come fosse una molla. La ventosa presente sulla superficie rappresenta una trappola mortale per le prede. Una volta catturate, infatti, vengono masticate dai denti seghettati del camaleonte. Sono talmente affilati da permettere l’ingestione anche di animali relativamente grandi, come le mantidi e le locuste.
Questo animale presenta anche il vomero nasale che gli permette di avere un olfatto talmente sviluppato da captare i feromoni, odori che gli consentono di reperire informazioni sull’ambiente circostante e su chi lo abita. Non è provvisto di orecchie e alcune specie sono sorde: comunicano tramite le vibrazioni dei rami.
L’alimentazione è costituita prevalentemente da insetti. I suoi preferiti sono i grilli, le mantidi e le cavallette. Alcune specie possono nutrirsi anche di camaleonti più piccoli o di uccelli di dimensioni ridotte. Questo animale è molto utile per tenere a bada le mosche e, occasionalmente, può essere anche vegetariano.
Perché il camaleonte cambia colore
Il camaleonte cambia colore per mimetizzarsi. Alcune specie, infatti, assumono la pigmentazione dell’ambiente circostante per passare inosservate. Succede quando si presentano determinate condizioni fisiche e fisiologiche. La paura, per esempio, è uno stato d’animo che spinge questo animale a nascondersi.
L’obiettivo principale, però, non è questo, ma quello di esprimere determinate intenzioni. Colori più vivaci, infatti, vengono assunti quando si sente minacciato ed è pronto a combattere per difendersi da eventuali pericoli. A incidere sono anche le condizioni della luce e la temperatura esterna.
La capacità di mimetizzarsi è data da alcune cellule che si trovano sotto la cute trasparente del camaleonte. Quelle sullo strato superiori hanno pigmenti galli e verdi, quelle sottostanti invece contengono una sostanza cristallina colorata: la guaina, che riflette parte della luce incidente, soprattutto se bianca o blu. Ecco perché è facile che assuma una colorazione tendente al verde. Infine, in un terzo strato di cellule è presente della melanina che può scurire o schiarire questi colori.
Camaleonte in casa, come prendersene cura
Sono diverse le specie di camaleonte che si adattano alla vita in appartamento. A regolarne il commercio è la CITIES la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione. I camaleonti più diffusi sono:
- Kinyongia fischeri e Kinyongia tavetana, in Tanzania;
- Furcifer lateralis, Furcifer pardalis e Furcifer verrucosus, nel Madagascar;
- Chamaeleo calyptratus e Chamaeleo chamaeleon, in Giordania;
- Chamaeleo dilepis, Trioceros bitaeniatus, Trioceros deremensis, Trioceros fuelleborni, Trioceros hoehnelli, Trioceros jacksonii, Trioceros melleri, Trioceros rudis e Trioceros werneri, in Africa orientale;
- Chamaeleo gracilis, in Africa occidentale e orientale;
- Chamaeleo senegalensis, in Africa occidentale.
Le specie che si trovano nel nostro Paese sono principalmente due: il Furcifer pardalis e il Chamaeleo calyptratus. Trattandosi di animali originariamente selvatici, necessitano di cure e attenzioni molto specifiche.
Le esigenze particolari del camaleonte non lo rendono un animale facilissimo da gestire. Basti pensare che, prima di tutto, ha bisogno di un grande terrario con strutture che si sviluppano in altezza e gli consentono di arrampicarsi. Il fondo della vasca deve avere uno strato di sabbia o muschio non troppo grande: se ingerito, infatti, può provocare un’occlusione intestinale.
Necessita anche di molto fogliame, facendo in modo di non scegliere piante velenose, e di temperature e illuminazioni specifiche: raggi UVA e UVB. L’alimentazione di questo animale prevede il reperimento di insetti vivi, di frutta e verdura a foglia verde e di integratori che riescano a sopperire alle mancanze tipiche di una vita domestica. L’acqua in una ciotola canonica non viene vista di buon grado, meglio se nebulizzata o all’interno di contenitore poco profondo.
Inoltre, per quando abbia una buona capacità di adattamento, chi adotta un camaleonte deve tenere conto della sua natura e rispettarla. Non ama essere preso in braccio, è estremamente territoriale e solitario. Infatti, non è una buona idea possederne più di uno, non è raro che sia aggressivo nei confronti di altri esemplari della stessa specie. Lo stress è la fonte principale dei suoi problemi di salute, ecco perché è importante garantirne la serenità.
La muta avviene più spesso negli esemplari giovani e non completamente, ma a piccoli pezzi o a sezioni. Per agevolarla è bene mantenere una buona umidità all’interno del terrario e non tralasciare la dieta, sempre sana e bilanciata. Non si tratta di animali particolarmente sporchi, ma i bisogni e i rimasugli di cibo vanno rimossi: è bene farlo ogni settimana con cura e attenzione.
Quanto costa mantenere un camaleonte
Una volta superati i costi iniziali relativi all’acquisto dell’esemplare e del terrario dove farlo vivere, sono le spese alimentari quelle da considerare. In media si tratta di spendere circa 15 o 20 euro al mese, a seconda del tipo di dieta che segue.
È bene diffidare da allevamenti che vendono camaleonti a prezzi troppo bassi, potrebbe trattarsi di centri che non seguono adeguatamente gli animali e che così riescono a contenere i costi di gestione. Il prezzo di un esemplare varia in base alla specie. In media il Chamaeleo calyptratus costa dagli 80 ai 200 euro mentre il Furcifer pardalis dai 150 ai 350 euro.
Fondamentale è trovare un veterinario specializzato in animali esotici che lo visiti con regolarità, così da curare per tempo eventuali problemi di salute. Sarà lui a consigliare un integratore di calcio e vitamina D3 da aggiungere agli insetti, così da prevenire patologie delle ossa. In media per le cure veterinarie se ne vanno dai 50 ai 100 euro a visita più le eventuali terapie.
Fonti bibliografiche
CITIES – Convention on International Trade of Endangered Species.