Aboubakar Soumahoro, moglie e suocera arrestate: chi sono le due donne

Arrestata Liliane Murekatete, moglie dell'onorevole Aboubakar Soumahoro. Sequestri per un valore complessivo di circa due milioni

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Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

Arrestata Liliane Murekatete, la moglie dell’onorevole Aboubakar Soumahoro. L’evento porta alla luce un intricato caso di presunte attività illecite che ha coinvolto cooperative per l’accoglienza dei migranti gestite dalla stessa Murekatete e dai suoi familiari. Le indagini condotte dalla Procura di Latina hanno delineato un quadro preoccupante, ipotizzando reati quali frode nelle forniture pubbliche, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione e auto riciclaggio.

Arrestata la moglie di Aboubakar Soumahoro: Liliane Murekatete

La recente notizia dell’arresto di Liliane Murekatete, moglie dell’onorevole Aboubakar Soumahoro, ha suscitato una serie di interrogativi riguardo alla sua figura e al contesto familiare in cui è inserita.

Questo evento, che ha visto coinvolta anche la suocera dell’onorevole, Marie Therese Mukamitsindo, ha scosso l’opinione pubblica e sollevato domande sul coinvolgimento della famiglia Soumahoro in presunte attività illegali.

L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza ha portato all’arresto di diversi membri della famiglia Soumahoro, tra cui Liliane Murekatete e sua suocera Marie Therese Mukamitsindo.

Entrambe sono state collocate sotto misure cautelari, con Liliane ai domiciliari nella residenza condivisa con l’onorevole a Casal Palocco e Marie Therese con obbligo di dimora a Latina.

Il cognato Michel Rukundo è stato confinato a Carpeneto, in provincia di Alessandria, mentre il sequestro di beni per un valore di circa due milioni di euro ha coinvolto anche un altro cognato di Soumahoro, Richard Mutangana, attualmente all’estero.

Liliane Murekatete
Fonte: IPA
Liliane Murekatete

Chi è la suocera Marie Therese Mukamitsindo

Marie Therese Mukamitsindo, una figura di rilievo emersa dagli eventi tragici del genocidio del 1994 in Rwanda, ha attraversato esperienze strazianti e ha intrapreso un viaggio di fuga e speranza che l’ha portata alla sua attuale dimora in Italia.

Nata nel 1954, ha sperimentato personalmente gli orrori della guerra civile e del genocidio nel suo paese d’origine, costringendola a intraprendere un viaggio incerto verso la sopravvivenza insieme a tre dei suoi quattro figli.

Marie Therese Mukamitsindo
Fonte: Ansa
Marie Therese Mukamitsindo

Dopo aver ottenuto lo status di rifugiata, ha iniziato a costruire la propria vita in Italia, stabilendosi a Sezze, nella provincia di Latina. Inizialmente ha lavorato come assistente agli anziani ottenendo un diploma in Servizio Sociale.

Nel 2001, ha avviato il “Progetto Karibu”, un’iniziativa che ha vinto un bando del Ministero dell’Interno per un programma di accoglienza rivolto alle donne con figli richiedenti asilo e rifugiate. Il termine “Karibu” in lingua swahili significa “benvenuto”, riflettendo l’obiettivo di offrire accoglienza, integrazione e assistenza alle donne e alle famiglie in situazioni vulnerabili.

Cosa faceva la Coop Karibu per i migranti

Al centro delle indagini si trova la coop Karibu di Sezze, un’organizzazione gestita dalla famiglia Soumahoro che si è occupata a lungo dell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei minori non accompagnati.

Tuttavia, lo scandalo che ha scosso le fondamenta di questa cooperativa, evidenziando condizioni precarie e debiti significativi con istituzioni pubbliche e fiscali, ha portato alla sua liquidazione e a un’ispezione da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Le conseguenti indagini hanno rivelato presunti reati fiscali e misure interdittive, culminando negli arresti dei membri del Consiglio di Amministrazione della Karibu.

Secondo gli inquirenti, le cooperative hanno ricevuto ingenti finanziamenti da varie istituzioni, tra cui Prefetture, Regione e Comuni, per la realizzazione di progetti specifici e programmi di assistenza destinati ai richiedenti asilo e ai minori non accompagnati.

Tuttavia, come sottolinea il procuratore capo di Latina, Giuseppe De Falco, in una nota ufficiale, tali cooperative hanno fornito un servizio inadeguato e discorde rispetto agli accordi presi inizialmente.

Le condizioni all’interno delle strutture gestite da Karibu e Aid sono state descritte come estremamente critiche, con una serie di problematiche che hanno suscitato profonda preoccupazione tra gli osservatori.

Tra le principali criticità segnalate sono emerse situazioni di sovraffollamento, alloggi fatiscenti, arredi inadeguati e condizioni igieniche precarie.

Inoltre, sono stati rilevati problemi come la mancanza di interventi di disinfestazione, il riscaldamento insufficiente, la scarsità di acqua calda, la conservazione inadeguata degli alimenti, una dieta insufficiente, presenza di umidità e muffe, una pulizia non sufficiente, carenza di indumenti e prodotti per l’igiene personale.