I casi di omicidi di donne in questo Paese si dividono in due gruppi. Da un lato abbiamo quelli che si trasformano automaticamente in numeri, dopo un breve trafiletto nella cronaca locale, dall’altro quelli che si trasformano in casi di cronaca nazionale mediatica.
La drammatica storia di Andreea Rabciuc appartiene al secondo tipo, anche se alla fine entrambi terminano nel calderone delle statistiche sui femminicidi in Italia. Nei primi 15 giorni del 2024 sono stati accertati ben sei casi. Il 40%, dunque. Se mai dovessimo mantenere questa media che logora l’anima, la cifra salirebbe a 146 a fine 2024.
Un numero assurdamente alto, che però non è così distante dalla realtà. Il 2023 parla chiaro e, stando ai dati forniti dall’Osservatorio del movimento Non una di meno, la cifra aggiornata al 31 dicembre 2023 è di 120: “103 femminicidi, 1 transcidio, 10 suicidi e 6 morti in fase di accertamento indotti o sospetti indotti da violenza e odio etero-cis-patriarcale. Sono almeno altri 22 i tentati femminicidi e almeno altre 7 le persone coinvolte e uccise perché presenti al momento del femminicidio”.
Ritrovato il corpo di Andreea Rabciuc
I resti di una donna sono stati ritrovati intorno alle ore 14 di sabato 20 gennaio. Decomposto ciò che un tempo era un corpo femminile, rinvenuto in un casolare tra Jesi e Montecarotto, in provincia di Ancona, nelle Marche.
La prima ipotesi ha riguardato la giovane Andreea Rabciuc, scomparsa all’età di 27 anni il 12 marzo 2022. Volatilizzata proprio in quell’area, il che ha subito portato all’ipotesi. Inizialmente si era parlato di cadavere ma, dopo i primi accertamenti, l’Agi ha evidenziato come si trattasse di ossa umane, con vicino una scarpa e frammenti di un giubbotto.
Il magistrato ha richiesto l’esame del DNA, al fine di avere certezze sull’identità della vittima. Gli investigatori però hanno pochi dubbi. Rinvenuto pare del giubbotto bianco che indossava la giovane al momento della scomparsa e uno scarponcino nero. La descrizione del suo abbigliamento esatta.
Era posto in una stanza pericolante di questo casolare, dove il proprietario l’ha trovata: “Ci siamo venuti altre volte per pulire e tagliare l’erba. – Le parole del fratello del proprietario – In quella stanza però non siamo mai entrati, perché pericolante”.
Le indagini
Facendo un salto indietro nel tempo, il 12 marzo 2022 Andreea Rabciuc era a un festino nelle campagne di Moie. Aveva trascorso la notte con due amici e il fidanzato Simone Gresti. Prima di incamminarsi a piedi all’alba, aveva litigato con il suo compagno, al quale aveva lasciato anche il cellulare. Il giorno dopo la denuncia della madre, incapace di contattare sua figlia.
Ciò che emerge oggi è un quadro devastante, che vede la giovane tradita due volte, da chi l’ha uccisa e chi ha indagato. Sconvolge pensare, infatti, che i resti della giovane siano stato rinvenuti a un chilometro dalla roulotte del festino. Sorgono dubbi sulle ricerche effettuate, anche se i carabinieri riportano d’aver perlustrato più volte il casolare. Nelle ricerche sono stati sfruttati anche i cani molecolari, ma nessun risultato è mai emerso.
Prenderebbe così corpo l’ipotesi che qualcuno abbia spostato i resti dopo la morte, magari in tempi recenti. Ciò porrebbe luce su quei pochi indumenti, posizionati nel caso per consentire un più facile riconoscimento. Ad oggi l’unico indagato è il fidanzato Simone Gresti, che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti. Allo stato attuale, il cellulare della giovane continua a risultare scomparso, ma tutto ciò pone la parola fine, una volta per tutte, all’ipotesi paventata del suicidio.
Non resta che attendere il responso del medico legale, nella speranza che possa individuare elementi che spieghino le cause del decesso, ma soprattutto confermi insindacabilmente l’identità della donna. Due anni dopo la sua morte, Andreea Rabciuc non ha mai lasciato quell’area, e ora torna a far sentire il grido che invoca un colpevole e una pena, per non trasformare automaticamente una donna in statistica, senza donarle giustizia.