Morti sul lavoro: nel mondo quasi 3 milioni di persone perdono la vita ogni anno

Il triste bilancio delle vittime sul lavoro parla di 2,6 milioni di morti. Solo nell'anno 2023, in Italia, si sono registrati 1.041 decessi

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

Pubblicato: 2 Marzo 2024 09:28

In una Repubblica in cui il diritto al lavoro è un pilastro inscindibile della propria identità, emergono scenari tetri e dolorosi, costellati da tragedie e vite spezzate. Sono storie di operai che cercano di garantirsi un sostentamento dignitoso e che, invece, muoiono tra i tetti precari di capannoni industriali o intrappolati tra i rulli di macchinari infernali.

L’ultimo tragico evento continua a echeggiare tra le strade di Firenze, dove il crollo del cantiere Esselunga ha seminato morte e devastazione. Persone strappate alla vita, schiacciate sotto le macerie, in un attimo che ha trasformato una normale giornata lavorativa in una strage. Un evento che ha sconvolto non solo la città toscana, ma ha scosso l’intero Paese, mettendo in luce la fragilità dei sistemi di sicurezza sul lavoro e sollevando dubbi sull’efficacia delle misure di controllo e vigilanza.

Episodi che rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema globale. Secondo le stime pubblicate dall’ILO (Agenzia specializzata delle Nazioni Unite sui temi del lavoro e della politica sociale), quasi 3 milioni di persone muoiono ogni anno a causa di incidenti o malattie legate al lavoro. Le statistiche parlano chiaro. Tra le prime cause si annoverano le malattie del sistema circolatorio, i tumori maligni e quelle a carico dell’apparato respiratorio. I dati rivelano che gli incidenti sul lavoro continuano a mietere vittime, con ulteriori 330 mila morti. La regione dell’Asia e del Pacifico emerge come la zona più colpita, coprendo il 63% del totale globale di decessi. Settori ad alto rischio includono l’agricoltura, l’edilizia, la silvicoltura, la pesca e l’industria manifatturiera.

Cifre sconcertanti che evidenziano l’urgenza di affrontare questa emergenza con azioni concrete e immediate. Il tempo per le parole è finito. È ora di passare all’azione e garantire che nessuno debba pagare con la propria vita per guadagnarsi il pane quotidiano.

Tragedie sul lavoro: il quadro allarmante delle vittime in Italia

Nel 2023, secondo i dati dell’Inail, ben 1.041 incidenti mortali hanno insanguinato le nostre fabbriche, traducendosi in una media di quasi tre decessi al giorno. Tuttavia, nonostante le proteste e le denunce, il problema persiste e sembra non trovare una soluzione adeguata. Ecco perché è cruciale mantenere alta l’attenzione pubblica su questa piaga sociale, affinché non venga sepolta sotto il peso delle statistiche e della burocrazia.

Per comprendere appieno il dramma che si consuma nei luoghi di lavoro italiani, è essenziale scrutare nei dettagli i dati forniti dall’Inail attraverso il Sistema di sorveglianza nazionale degli infortuni mortali, noto come Infor.MO, avviato nel 2002. Da queste cifre emerge chiaramente come siano molteplici i fattori di rischio che portano a tragici incidenti.

Tra le cause principali rientrano modalità operative non idonee, caratterizzate da errori nelle procedure di sicurezza spesso radicati nelle prassi aziendali o derivanti da una formazione inadeguata o, addirittura, assente. Seguono problemi relativi all’ambiente di lavoro, come l’assenza di dispositivi di sicurezza, percorsi attrezzati, segregazione di zone pericolose o illuminazione insufficiente. L’utilizzo di utensili, macchine e impianti che non rispettano gli standard di sicurezza rappresenta un ulteriore fattore di rischio.

Ma c’è di più. L’incessante aumento dei ritmi produttivi, spesso alimentato da una compulsiva corsa alla massimizzazione dei rendimenti, crea un ambiente lavorativo sempre più pericoloso. La fatica accumulata e la conseguente diminuzione della capacità di concentrazione rendono i lavoratori più vulnerabili agli infortuni sul posto di lavoro.

Questa frenetica ricerca del profitto è diventata un pretesto per quegli imprenditori privi di scrupoli, che sacrificano la sicurezza dei propri dipendenti sull’altare del guadagno. Persino le più basilari misure di protezione nei macchinari vengono trascurate, mettendo a repentaglio la vita dei lavoratori per il bene di un bilancio aziendale in aumento. In un Paese che si vanta di una lunga storia di lotta per i diritti dei lavoratori, è assolutamente intollerabile che simili tragedie continuino ad accadere.

La strage silenziosa: altri due operai morti

Il macabro conteggio delle vittime sul lavoro non accenna a diminuire, gettando l’ombra di un lutto incolmabile sulle famiglie e sull’intera comunità. Negli ultimi giorni, due uomini, rispettivamente di 23 e 66 anni, hanno perso la vita in circostanze drammatiche. Il più recente di questi incidenti si è verificato nei pressi della periferia di Stornara, nel Foggiano, dove il giovane operaio stava lavorando all’installazione di un impianto di irrigazione, quando è stato improvvisamente travolto e schiacciato dal materiale accumulato sul bordo dello scavo.

Poche ore prima, un uomo di 66 anni, originario di Cesena, è stato trascinato dalla motrice di un camion in uno stabilimento nella provincia di Teramo. Secondo le prime ricostruzioni, sembra che stesse attraversando il piazzale al momento dell’incidente, quando è stato brutalmente investito da un camion condotto da un altro autotrasportatore, ignaro della sua presenza. Le operazioni di recupero sono state estremamente delicate e hanno richiesto l’intervento di una gru, evidenziando la gravità dell’incidente e il delicato contesto in cui si è verificato.

Proteste nazionali e lavoratori in rivolta

Dopo la devastante tragedia avvenuta nel cantiere Esselunga di Firenze, l’intero Paese è stato scosso da un’ondata di indignazione e rabbia. Da Nord a Sud, molte città italiane hanno visto scendere in piazza lavoratori edili e metalmeccanici, uniti in uno sciopero nazionale senza precedenti. Ma non solo: mobilitazioni e assemblee sui luoghi di lavoro hanno coinvolto anche altre categorie professionali, tutte accomunate da un’unica richiesta: giustizia e sicurezza.

Le morti sul lavoro non sono mai una casualità, ma sono il risultato di precise responsabilità “, sottolineano i segretari generali di Uil e Cgil, Vito Panzarella e Alessandro Genovesi. Una denuncia chiara e forte che evidenzia la necessità di una revisione urgente delle normative che regolamentano il settore.

La scelta di non introdurre tutele per gli appalti privati e di reintrodurre il subappalto a cascata con il nuovo codice degli appalti ha sollevato numerose critiche. Si parla di una vera e propria giungla normativa, come nel caso del cantiere Esselunga di Firenze, dove si stima fossero presenti ben sessanta imprese subappaltatrici. Una situazione caotica e pericolosa che ha contribuito alla tragedia e che richiede interventi immediati e decisivi da parte delle istituzioni competenti per porre fine a questo stato di emergenza e proteggere la vita dei lavoratori.