L’educazione al consenso nelle scuole in Australia è quello che serve anche a noi

L'educazione al consenso diventerà una materia obbligatoria in tutte le scuole australiane. Ma L'Italia è ancora lontanissima da questo modello

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 21 Febbraio 2022 09:32

Secondo l’ISTAT in Italia il 31,5% delle donne dai 16 a 70 anni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una  forma di violenza fisica o sessuale. Sempre secondo l’ISTAT, esiste ancora il pregiudizio che addossa alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita (Io lo ChiedoAmnesty International Italia e REDU).

I dati ci confermano quello che già sappiamo, quello che non possiamo dimenticare quando l’ennesimo fatto di cronaca sconvolge la nostra quotidianità, stravolge per sempre la vita delle vittime di violenza sessuale. Ed è vero che ne parliamo tanto, ma forse non abbastanza. Ed è vero che ogni giorno combattiamo contro gli stereotipi di genere, contro le differenze e i pregiudizi, combattiamo per la nostra libertà, eppure non siamo al sicuro.

Dovrebbe essere semplice, anche se non lo è. Bisognerebbe “solo” rispettare la volontà altrui, ricevere il consenso al rapporto intimo, ma questo spesso non succede.

Così noi donne non siamo al sicuro, non lo siamo nella società in cui viviamo e nei rapporti interpersonali. Non lo siamo quando ci chiedono come eravamo vestite, quando propongono di istituire delle carrozze rosa, quando camminiamo da sole in strada di notte. Non lo siamo perché anche se è nostro diritto scegliere del corpo e delle azioni c’è sempre qualcuno che crede di avere il potere di farlo per noi, su di noi. Così dimenticano che esistono dei limiti e dei confini netti e invalicabili tra ciò che uno vuole fare e può fare. Lo dimenticano perché forse non l’hanno mai saputo.

Ed è in questi casi che diventa fondamentale l’educazione al consenso, molto più di una materia, ma un vero e proprio strumento di massa che serve a sensibilizzare affinché avvenga il cambiamento sociale. Affinché attraverso la cultura del consenso si capisca definitivamente che ogni persona è padrona del proprio corpo e può e deve decidere liberamente e autonomamente come gestirlo.

Ed è necessario che questo strumento passi nelle mani di tutti, delle famiglie, delle scuole, degli educatori e di tutte le istituzioni. E in Australia sta succedendo proprio adesso: l’educazione sul consenso sarà presto obbligatoria in tutte le scuole del Paese. Una decisione, questa presa all’unanimità dai ministri statali e federali.

A partire dal mese di febbraio del 2023, questa materia entrerà a far parte del curriculum scolastico. Incorporerà naturalmente tutti gli aspetti dell’educazione sessuale, focalizzandosi però sul volere e sul potere, sulla coercizione, sul rispetto e la condivisione.

In Europa c’è il modello svedese dal quale prendere esempio: la Svezia è stato il primo Paese, infatti, a inserire nella scuola pubblica la materia dell’educazione sessuale dal lontano 1956. Una materia, questa, che non si limita solo a spiegare le gravidanze indesiderate, l’uso dei contraccettivi, delle malattie sessualmente trasmissibili, ma insegna al consenso, alla libertà e all’inclusione.

In Italia non siamo neanche minimamente vicini al modello svedese o a quello australiano. L’educazione sessuale nelle scuole, infatti, non è neanche obbligatoria e passa solo per le iniziative individuali di alcuni istituti o docenti. E la dice lunga il fatto che siamo uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea a non averla ancora introdotta, insieme alla Bulgaria, alla Polonia e alla Romania.

Eppure ne avremmo davvero bisogno, dovremmo prendere esempio dalla Svezia e dall’Australia. Per cambiare il modello culturale radicato nella società affinché si capisca definitivamente il confine tra volere e potere che si può annullare solo con un esplicito consenso. Affinché tutte le donne si sentano finalmente al sicuro.