Chi è Amina, la ragazza pugliese arrestata e poi rilasciata in Kazakistan

Amina è stata rilasciata dal carcere in Kazakistan dopo l’appello pieno di dolore della madre

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Maria Francesca Moro

Giornalista e Lifestyle Editor

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È una storia dai contorni incerti, complessa e dolorosa quella di Amina Milo Kalelkyzy. Giovanissima ragazza pugliese di origini kazake vittima di un’ingiustizia giudiziaria e da mesi rinchiusa in carcere dopo aver subito angherie da parte degli agenti del luogo. La madre, che non ha mai smesso di starle al fianco e di lottare per la sua libertà, oggi si rivolge al Governo italiano in cerca di giustizia.

Amina, rilasciata dopo l’arresto: “Non ci sto credendo”

“Amina Milo è stata prosciolta dalle accuse a suo carico. Amina è libera”. Lo comunica il suo legale. “Mi sento bene ora, grazie a tutti per l’aiuto, non ci sto credendo”, è il commento di Amina Milo all’ANSA. Amina, 18 anni, era detenuta in Kazakistan con l’accusa di traffico di droga da luglio.

“Ci sono stati momenti drammatici durante la mia prigionia. Ora non vedo l’ora di tornare in Italia. Mi manca la mia famiglia, il mio migliore amico. E mi manca il mare”, ha detto Amina all’ANSA. “Questa mattina – aggiunge – è successo tutto all’improvviso. Ad un certo punto mi hanno detto ‘prendi le tue robe e vai via’. E per me è stata una gioia indescrivibile. Ora non so ancora quando potremo ripartire, dobbiamo completare altre cose”.

Il doloroso appello della mamma di Amina

“Sono all’esterno del carcere, qui è sera, spero di riuscire a entrare domattina” racconta Assemgul Sapenova, la madre di Amina, ai microfoni di Ansa. “Amina l’ho vista l’ultima volta venerdì. – prosegue la donna – Ha tentato per due volte il suicidio, la seconda volta quando le hanno negato i domiciliari. Sta male perché nessuno le crede. È stanca, ha perso nove chili. Siamo tutti molto depressi”.

La donna era rimasta in Kazakistan, accanto alla figlia: “Non la lascio sola con questi lupi” dice, ricordando che la prima volta che la figlia fu arrestata, lo scorso luglio, gli agenti del luogo le intimarono “di non rivolgersi all’ambasciata italiana perché avrebbero fatto del male alla figlia”. Allora, dopo una detenzione in un appartamento dove la ragazza subì violenze e percosse, alla famiglia era stato chiesto un riscatto di 60 mila euro. Allora Sapenova si rivolse all’Ambasciata italiana in Kazakistan, che riuscì a ottenere il rilascio di Amina, in seguito, però, di nuovo imprigionata.

Amina, imprigionata da tre mesi

“Chiedo aiuto all’Italia e in particolare al ministro Tajani, vi prego aiutatemi, voglio tornare a casa” aveva scritto Amina su un biglietto consegnato alla madre. La vicenda della giovane è stata riportata nei dettagli dal Quotidiano di Puglia. La 18enne, che vive a Lequile in provincia di Lecce, si trovata in Kazakistan con la madre in visita dai parenti, quando fu fermata mentre si trovava con un ragazzo del posto.

Rilasciata dopo una notte in custodia, il 4 luglio fu di nuovo fermata e portata con l’inganna in un appartamento privato. Ottenuto il rilascio grazie all’intervento dell’Ambasciata italiana, la 18enne è stata nuovamente convocata dalla polizia che l’avrebbe arrestata per traffico internazionale di droga, con un rischio di condanna dai 10 ai 15 anni. L’avvocato ha chiesto i domiciliari, ma l’istanza è stata respinta. Amina ha smesso di mangiare e ha tentato due volte il suicidio.

Il caso è stato seguito dalla Farnesina e il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dato disposizioni all’Ambasciata di garantire massima assistenza alla connazionale. La giovane ha ricevuto regolarmente visite dal personale consolare e, durante tutte le fasi processuali, è stati sempre presente come osservatore un funzionario italiano.