Ergastolo per Alessia Pifferi, la sentenza del tribunale di Milano

Il tribunale di Milano ha emesso la sentenza per Alessia Pifferi, l'ergastolo. Era accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana

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Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

La tragica vicenda di Alessia Pifferi, una madre di 38 anni sotto processo per la morte della figlia di 18 mesi, ha scosso l’opinione pubblica e riempito le aule del tribunale di Milano. La piccola Diana è stata trovata deceduta nella loro abitazione, apparentemente lasciata senza cure per sei giorni.

Durante l’ultima udienza, l’avvocata difensore, Alessia Pontenani, ha richiesto l’assoluzione per la sua assistita, sostenendo che non ci fosse intenzionalità nell’azione che ha portato alla tragica morte della piccola. La sentenza è arrivata nel primo pomeriggio di lunedì 13 maggio 2024: Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo per aver abbandonato e fatto morire di stenti sua figlia Diana di 18 mesi per ben 6 giorni.

La difesa ha chiesto l’assoluzione

Nel corso del processo, l’avvocato di Alessia Pifferi ha chiesto l’assoluzione per la sua assistita, sostenendo che l’accusa di omicidio non sia sostenibile. “Non stiamo dando giudizi morali, qui si tratta di applicare la legge”, ha dichiarato l’avvocato, evidenziando che il caso dovrebbe essere considerato come abbandono di minore, non omicidio premeditato. “Alessia Pifferi è un mostro solo se togliamo il cencio nero dalla morale; ha commesso atti terribili, ma il suo intento non era quello di uccidere”, ha affermato l’avvocato, delineando una distinzione tra la gravità dei reati.

La difesa ha inquadrato l’accaduto come un caso di “abbandono di minore”, piuttosto che omicidio, ponendo l’accento sul fatto che Pifferi non aveva premeditato il decesso della figlia. L’avvocato ha descritto la situazione familiare complicata di Pifferi, includendo il suo isolamento sociale e le difficoltà personali che, secondo la difesa, hanno contribuito alla tragedia senza una volontà diretta di causare la morte.

Secondo la difesa, Pifferi non aveva l’intenzione di uccidere la figlia. L’avvocato Pontenani ha illustrato come, il fatidico 14 luglio 2022, Pifferi partì per raggiungere il compagno in provincia di Bergamo lasciando la bambina da sola con cibo e acqua, e non con l’intento di abbandonarla definitivamente. “Se avesse voluto ucciderla, l’avrebbe fatta sparire,” ha argomentato Pontenani, suggerendo che l’accaduto fosse frutto di una negligenza estrema piuttosto che di un deliberato omicidio.

Il dibattito in aula

La difesa ha ripercorso le difficoltà di vita di Pifferi, evidenziando come queste abbiano influito sulla tragedia. “Alessia Pifferi non è una psicotica… è una ragazza che è cresciuta nell’abbandono e nell’incuria,” ha affermato Pontenani, che ha anche messo in luce il supporto e l’affetto che lei ha cercato di fornire alla sua cliente.

Parte Civile e Pubblico Ministero chiedono l’Ergastolo

Al contrario, la parte civile e il pubblico ministero insistono sulla responsabilità diretta di Pifferi nella morte della figlia, sostenendo che l’abbandono per un periodo così prolungato equivaleva a un atto di omicidio volontario.

Il Pm Francesco De Tommasi ha esortato la corte a considerare la gravità dell’abbandono, che ha inevitabilmente condotto alla morte della bambina. “La condotta di Alessia Pifferi, costellata di bugie e negazioni, dimostra una chiara accettazione delle conseguenze delle sue azioni”, ha argomentato De Tommasi, auspicando la necessità di un giudizio severo per rendere giustizia alla piccola Diana.

Ha detto: “È vigliacca, ha lasciato che il destino la sbarazzasse della figlia. Recita una parte, vuol fare la diva,” ha affermato De Tommasi, sottolineando la gravità del gesto compiuto”.