23 maggio 2021: così crollava la funivia del Mottarone

C'erano quindici persone a bordo della cabina numero 3 quando questa si è sganciata dalla fune. 14 sono morte. A sopravvivere solo il piccolo Eitan di cinque anni

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 27 Febbraio 2024 12:36

C’era una volta, non molto tempo fa, un luogo dove molte persone si incontravano. Venivano da ogni parte del mondo per ammirare quel paesaggio mozzafiato che inorgoglisce il nostro Paese, per raggiungere la vetta alpina e da questa contemplare il pittoresco Lago Maggiore, per trascorrere momenti di relax all’insegna della natura e della grande bellezza. Di quel che era, adesso, resta un’immagine cristallizzata dal dolore e dalla tragedia, quella che ha infranto i sogni e ha distrutto vite, quella che taglia l’aria gelida ed echeggia tra gli alberi e tra i boschi, affinché nessuno possa dimenticare.

E in effetti, quello che è accaduto il 23 maggio del 2021 con il crollo della funivia Stresa-Alpino-Mottarone nessuno lo ha dimenticato. Non lo ha fatto il piccolo Eitan Biran, che allora aveva solo cinque anni, che dovrà vivere e convivere con la consapevolezza di essere sopravvissuto, l’unico dei 15 passeggeri della cabina numero 3.

E non lo hanno fatto, e mai potranno, le persone che quel giorno hanno dovuto dire addio, inaspettatamente e drammaticamente, a chi fino a quel momento aveva riempito le loro vite. A chi è diventato vittima di una tragedia che si poteva evitare.

L’incidente della funivia Stresa-Alpino-Mottarone

Sono tante le persone che dal 1970, anno della costruzione della funivia Stresa-Alpino-Mottarone, si sono recate nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, in quel territorio che ospita uno dei luoghi più suggestivi del Bel Paese incastonato tra le vette alpine. Altrettante hanno sfidato la forza di gravità elevandosi a oltre 1.000 metri dal livello del mare per contemplare un paesaggio bellissimo. Lo hanno fatto proprio grazie a quella funivia che conduceva alla vetta del Mottarone.

Andava tutto bene, o almeno così sembrava agli occhi di chi, seduto nella cabina, si godeva quel viaggio. In realtà, come si è saputo in seguito, l’impianto era stato già assoggettato a due revisioni straordinarie. La prima nel 2001, dopo che una cabina con a bordo 40 persone, era rimasta bloccata tra Stresa e Alpino, la seconda nel 2014.

Nel 2021, invece, nessun controllo era stato fatto anche se necessario. Come spiegheranno i periti al Gip successivamente, infatti, “sono stati trovati tre fili lesionati ad 8 millimetri dal colletto della testa fusa della traente inferiore del veicolo 3. E preme sottolineare” – aggiungeranno “che qualora tali lesioni si fossero riscontrate durante le ispezioni mensili previste dalle norme si sarebbe dovuta dismettere la testa fusa anticipando la data di scadenza della stessa”.

Parole tecniche, queste, che forse non sono state comprese da tutti nel dettaglio, ma che restituiscono bene l’amara verità che tutti conosciamo: la tragedia poteva essere evitata.

Domenica 23 maggio 2021, alle ore 12.30 circa, la cabina numero 3 affrontava la sua solita salita con 15 persone a bordo. La destinazione era la stazione situata sulla vetta del Mottarone. Improvvisamente, però, la fune traente ha ceduto e dopo essere retrocessa, la cabina si è sganciata dall’impianto precipitando violentemente in un bosco. Sono stati più di 20 metri, quelli percorsi nella discesa mortale, che non hanno lasciato scampo a nessuno.

“Ho sentito un forte rumore, difficile da descrivere, che proveniva dall’alto. Sembrava una specie di ferraglia, un rumore metallico” – ha dichiarato Andrea, che insieme alla compagna Elisabetta stava passeggiando su un sentiero che porta in vetta, al Corriere – “Ho cominciato a urlare e chiamare, nella speranza che qualcuno rispondesse”. Alle parole strazianti che descrivono una scena che non si può dimenticare, hanno fatto eco quelle di Pietro, uno degli addetti della funivia che ha soccorso un uomo ferito: “Mentre gli altri si occupavano dei bambini, io mi sono avvicinato finché non è morto tra le mie braccia”.

, la coppia di giovani fidanzati morti nella tragedia alla funivia del Mottarone
Fonte: Ansa
La coppia di giovani fidanzati morti nella tragedia alla funivia del Mottarone

La speranza di una vita salvata si è riaccesa quando Andrea ha visto un bambino. Respirava, era ancora vivo anche se non riusciva a parlare. Si trattava di Eitan, l’unico sopravvissuto.

A causa dell’incidente i passeggeri a bordo hanno perso la vita. Otto le vittime italiane, cinque quelle di nazionalità israeliana e una iraniana. Tra questi anche i familiari di Etan Biran che, rimasto gravemente ferito, è stato immediatamente soccorso. Uscirà dall’ospedale Regina Margherita di Torino, dove era stato ricoverato, un mese dopo.

Di chi è la colpa?

Dopo le operazioni di soccorso, l’impianto della funivia è stato sottoposto al sequestro. Le forze dell’ordine hanno avviato le indagini per comprendere la causa della tragedia e le eventuali responsabilità. Pochi giorni dopo dall’evento la Procura ha individuato una manomissione al sistema frenante praticata consapevolmente per evitare che l’impianto si bloccasse in continuazione a causa di un malfunzionamento mai risolto. Una manomissione che era presente già dal 2021.

Periti, tecnici e vigili del fuoco si sono recati più volte nel luogo della tragedia per esaminare i motivi del cedimento, per capire perché quella fune era ceduta e, ancora, se poteva essere fatto altro per salvare i passeggeri della cabina numero 3. Secondo quanto riportato dall’Ansa, le cause dirette sono imputabili al cavo reciso e al mancato funzionamento del sistema frenante. Quelle indirette, invece, sono riconducibili alla inefficienza della struttura e della manutenzione.

Alla chiusura delle indagini preliminari, la procura ha fatto richiesta di rinvio a giudizio per sei persone e due società con l’accusa di attentato alla pubblica sicurezza dei trasporti, omissione dolosa di cautele, disastro doloso e omicidio colposo. A queste si aggiungono anche le accuse di lesioni colpose gravi e false imputabili solo a Enrico Perocchio, direttore d’esercizio dell’impianto e Gabriele Tadini, capo servizio della funivia.

Il piccolo Eitan

Cosa ne è stato, invece, del piccolo Eitan Biran? Salvato dall’abbraccio del padre, una volta lasciato l’ospedale è stato al centro di un terribile fatto di cronaca che ha sconvolto, di nuovo, la sua vita. Affidato alla zia paterna Aya, è stato rapito dal nonno materno Shmuel Peleg che lo ha portato con sé in Israele, per prendersi cura di lui. Una vicenda, questa, che ha aperto una vera e propria spaccatura familiare che si è conclusa con la sentenza emessa dalla Corte suprema israeliana. Il 3 dicembre del 2021 Eitan è tornato nella casa di Pavia insieme a zia Aya.

Il piccolo Eitan con papà Amit e il fratellino Tom
Fonte: IPA
Il piccolo Eitan con papà Amit e il fratellino Tom