Meglio il pediatra o il medico di base? Ecco come scegliere

Pediatra o medico di base per nostro figlio? Un scelta delicata, che va presa con grande attenzione. Ecco quello che dice il Ministero della Salute

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Quando nasce nostro figlio/a una delle prime cose che dobbiamo fare è scegliere l’esperto/a che ci seguirà per qualche anno: il pediatra. Un po’ come il medico di base, si tratta della figura di riferimento per i piccoli della nostra famiglia. Oltre al pediatra del servizio sanitario nazionale, possiamo scegliere anche un professionista privato, se ne avessimo interesse.

L’individuazione del pediatra di libera scelta o di famiglia va fatta entro pochi giorni dal parto, tra i nominativi pubblicati per la nostra zona di riferimento (se parliamo di città medio-grandi), ancora con disponibilità di posti. In questo articolo, vedremo quali sono le aree di competenza del/la pediatra e quelle del medico di famiglia e quando si passa dal primo al secondo.

Pediatra: cosa fa, quando serve, fino a che età

La figura del pediatra è fondamentale dai primi giorni di nascita di nostro figlio/a, non appena verremo dimesse dall’ospedale nel quale abbiamo partorito. Con lui/lei faremo le prime visite per verificare lo stato di salute, il peso, la presenza di eventuali criticità. Il nostro punto di riferimento, in quelle che vengono comunemente chiamate visite filtro, sarà quell’ambulatorio, nel quale andremo tutte le volte che avremo un dubbio, o quando dovremo iniziare nuove esperienze, come lo svezzamento, ad esempio.

pediatri sono medici per la fascia di età 0 – 14 e si occupano della prevenzione e della cura, che si tratti di influenza, malattie più specifiche, traumi, e così via. Nonostante i pediatri svolgano tali funzioni sino ai 14 anni, come ci ricorda il Ministero della Salute, sono obbligatori solo fino ai 6 anni. Dopodiché, si può passare direttamente al nostro medico di famiglia, mentre è a 14 anni che, automaticamente, lui/lei viene revocato in favore del medico di base.

In realtà, si può rimanere con il proprio pediatra fino a 16 anni, in presenza di situazioni specifiche e di particolare criticità. Il problema attuale è quello di trovare pediatri (come anche medici di base) che abbiano disponibilità, in quanto c’è un tetto oltre il quale non si possono prendere più pazienti, parliamo di circa 800 bambini/bambine.

I pediatri devono garantire una serie di prestazioni fra gratuite e a pagamento, in ambulatorio come a domicilio, in presenza di una serie di requisiti sui quali in questa sede non ci addentriamo.

pediatra o medico di famiglia
Fonte: iStock
Quando passare dal pediatra al medico di famiglia

Pediatra: la revoca

Come per il medico di base, è possibile richiedere la revoca del pediatra. In molte regioni tutta la procedura avviene on line. Così, sempre on line, possiamo scegliere un nuovo nominativo. La revoca può essere effettuata perché cambiamo luogo di residenza, perché vogliamo trovare un pediatra che segua tutti i piccoli di famiglia, o in quanto non nutriamo fiducia in lui o non ci piace come veniamo seguiti da tale professionista.

A volte, le famiglie vivono di malumore la limitata disponibilità del proprio pediatra, a causa delle fasce orarie ridotte all’osso. Anche per questo, molti genitori si avvalgono di privati, o poliambulatori, in caso di urgenze. Purtroppo, al momento, il pediatra di base non deve garantire, per legge, una copertura maggiore di 5 giorni a settimana, per sole due ore tra mattina o pomeriggio.

Per quanto sia ad ogni modo garantita una copertura anche nei fine settimana, attraverso quella che abbiamo sempre chiamato guardia medica, per un genitore non è la stessa cosa. Per questo, molti sono costretti a mettere mano al portafogli, pagando non poco, per mantenere un canale aperto con un professionista privato da chiamare poi in caso di urgenza, e quando il pubblico non è reperibile.

Sicuramente, da lato nostro, dovremmo imparare a gestire meglio il primo soccorso, e a valutare con lucidità quali sono i casi in cui rivolgerci al medico o anche all’ospedale.

Tornando alla revoca, se noi non siamo tenuti a motivarla, altrettanto non vale per il pediatra che intenda chiederla per i propri piccoli pazienti.

pediatra o medico di famiglia
Fonte: iStock
Quando passare dal pediatra al medico di famiglia

Medico di famiglia: da che età e perché

Il medico di famiglia, detto anche medico di base, presenta molte similitudini con il pediatra. Sotto l’aspetto della scelta, della revoca, delle funzioni svolte e soprattutto della ratio che vi è alla radice. Cioè quella di avere un professionista che ci conosca e che abbia la mappatura, se così vogliamo definirla, del nostro stato di salute, negli anni.

Per molto tempo, egli/ella è stata davvero una persona di fiducia, che si conosceva bene. La relazione che si aveva con il/la professionista andava anche al di là della visita di routine e forse, a fronte di meno conoscenze e miglioramenti scientifici, si guadagnava per empatia, relazione e disponibilità. Il corpo, in parte, si cura anche con la mente, e sapere di potersi affidare con fiducia, vicinanza e rispetto, può aiutare di più rispetto ad alcune visite fatte in modo freddo, distaccato.

Il gran numero di pazienti che ciascun medico di base è tenuto ad avere, certamente, rende la relazione personale più difficile e poi, post emergenza covid, sono cambiate anche molte abitudini degli studi, più propensi a fare un primo screening telefonico o via mail, prima di accettare visite.

Il medico di base, come il pediatra, è tenuto a garantire il suo servizio per un minimo di cinque giorni lavorativi, con fasce orarie tra mattina e pomeriggio. Può essere chiamato anche a domicilio, quando il paziente non possa recarsi in ambulatorio. Egli/ella eroga prestazioni gratuite, salvo in alcuni casi regolamentati. Accordi nazionali e regionali, come ci ricorda il Ministero della Salute,  disciplinano le mansioni ed il rapporto con il medico di famiglia.

Come abbiamo scritto in alto, dai sei anni si può passare al medico di famiglia, mentre è immediato il passaggio, ovviamente con il nominativo che siamo chiamati a scegliere, dai 14 anni.

Si consiglia di rimanere con il pediatra fino a quando la legge lo garantisce, anche per un diverso approccio che quest’ultimo ha con i piccoli pazienti, essendo loro il target di riferimento.

Negli anni, i nostri figli, portati sin da neonati, avranno imparato a conoscere il proprio medico, durante i tantissimi incontri, avvenuti per malattie, vaccinazioni, visite di controllo e così via. Si è creato un bel rapporto, se alla base c’è stato sempre reciproca stima e rispetto, che più difficilmente si potrà ritrovare con il medico di base. Il pediatra ha visto crescere i nostri bambini e le nostre bambine, ha dovuto mettere in campo empatia, simpatia, tutti gli strumenti necessari affinché, a livello emotivo, il bambino/a si aprisse alla visita temuta o più “invasiva”.

Infine, egli/ella si è, anno dopo anno, conquistato la fiducia dei piccoli che hanno imparato a conoscerlo e ad affidarsi. Per cui, se alla base non ci fossero motivazioni valide, procrastiniamo il passaggio con il medico di base più in là possibile.

Fonte

Ministero della Salute