Maternità e lavoro: nuove sfide e nuovi sguardi per superare le diseguaglianze

I dati sul mondo del lavoro parlano chiaro: le donne e le madri in particolare hanno maggiori problemi occupazionali e retributivi, ma un cambiamento è possibile.

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

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In Italia, il  dibattito sulla conciliazione maternità e lavoro è sempre presente, ma senza apparenti soluzioni dietro l’angolo. Alle madri spetta ancora il grosso onere di trovare quell’equilibrio delicatissimo tra carriera, famiglia e casa,  è ancora loro quel ruolo di cura al femminile che odora di solitudine, discriminazione e stereotipi di genere.

Il rapporto maternità – lavoro è complesso anche in quanto fortemente fuorviato da una cultura patriarcale e maschilista, che spinge solo la madre a fare i conti con il mondo del lavoro, tralasciando il partner. Se così non fosse, oggi, qui, parleremmo di conciliazione del ruolo del genitore, in generale, con la carriera.

Il mondo del lavoro, ad onor del vero, nonostante innumerevoli passi in avanti, non è amico delle donne, anche a prescindere dalla maternità, dunque il discorso è assai complesso e richiederebbe profondissime riflessioni.

In questo articolo, abbiamo cercato di approcciarci al tema in modo costruttivo, individuando possibili soluzioni, con  l’aiuto di un esperto: il dottor Luca Celotto, Policy Advisory & Advocacy for Social Growth, Innovation & Cooperation.

A Celotto, che dal 2020 coordina progetti di ricerca nell’ambito delle politiche sociali, dell’innovazione e della cooperazione, abbiamo posto delle domande proprio sul cammino delle madri nel mondo del lavoro, caratterizzato, ancora oggi da enormi fragilità.

mamme al lavoro
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Come conciliare la maternità ed il lavoro

Le donne e le madri nel mondo del lavoro:  i numeri

Prima di leggere le riflessioni ed il punto di vista che ci offre il dottor Celotto, occorre dare uno sguardo ad un po’ di dati. Come anticipato, il mondo del lavoro rende la vita difficile alle donne, in generale, per questo non può sorprenderci che, una volta divenute madri, la situazione si acuisca.

Secondo una recente ricerca di Alamalaurea, le donne, dai primi anni Novanta costituiscono oltre la metà dei laureati in Italia, e  pur ottenendo migliori performance negli studi sono penalizzate sul mercato del lavoro. È quello che abbiamo imparato a definire Gender Gap.

In un recente rapporto sulle condizioni lavorative dei laureati  è venuto fuori che le differenze di genere, in termini occupazionali, sono importanti. Il tasso di occupazione rilevato era dell’86,7% per le donne e del 90,9% per gli uomini. A cinque anni dalla laurea oltre il 60% degli uomini vantava un contratto a tempo indeterminato rispetto al 52,6% delle donne. Sul piatto della bilancia, in difetto perenne per le donne, dobbiamo mettere anche il Gender Pay Gap. Non parliamo di percezioni, di opinioni ma di numeri, di fatti.

Se questo è il punto di partenza delle donne, più preparate, motivate e meno occupate e pagate, è comprensibile come, con la presenza dei figli, la situazione lavorativa non possa che peggiorare.  Sempre secondo la stessa relazione di cui sopra, la presenza di figli penalizza le donne, sotto tutti gli aspetti.

Infine, c’è il tema delle donne che, nonostante gravidanza e maternità, sono riuscite a conquistarsi un posto al sole fra coloro che vantano un lavoro ma che, dopo il congedo, non riescono più a ricollocarsi o a fare carriera.

Secondo gli ultimi dati del report di Save the Children Equilibriste: la maternità nel 2025, tra le madri con figli minori, il rientro nel mercato del lavoro resta particolarmente difficile soprattutto per le donne tra i 25 e i 34 anni con basso titolo di studio. Anche tra le donne più istruite, la situazione non è particolarmente felice, in quanto il tasso di occupazione nella stessa fascia d’età è inferiore di 10 punti rispetto a quello delle 45-54enni.

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Come conciliare la maternità ed il lavoro

Maternità versus lavoro: soluzioni e nuove prospettive

Ma ora è arrivato il momento di chiedersi come sciogliere questa impasse che ostacola le mamme che si affacciano al lavoro o che tornano nel contesto lavorativo dopo la gravidanza, e cosa possono fare le istituzioni per non lasciarle sole.

Dottor Celotto, dal suo punto di vista, quali potrebbero essere gli strumenti concreti per rafforzare la collaborazione fra scuola- famiglie e territorio, così da aiutare le madri nel campo del lavoro?
La scuola può diventare un vero centro di comunità: non solo luogo di istruzione, ma spazio di incontro e supporto per famiglie e territorio. Per rafforzare questo ruolo servono modelli organizzativi più flessibili, con orari estesi anche al pomeriggio, la sera e in parte durante l’estate. Un’offerta extra-didattica dedicata non solo agli studenti, ma anche alla comunità, permetterebbe di sostenere concretamente le madri che lavorano. In questo percorso, il coinvolgimento del terzo settore e delle associazioni diventa cruciale: possono portare competenze, attività e servizi, creando un ecosistema educativo più inclusivo e vicino ai bisogni reali delle famiglie.

Un errore che, probabilmente, facciamo in molti, è quello di porre l’attenzione sul binomio maternità-lavoro e non genitorialità-lavoro. Secondo lei, quali potrebbero essere dei cambiamenti culturali- organizzativi per superare gli stereotipi di genere di cui sono vittime le donne sul lavoro?
Per superare gli stereotipi che associano il tema della conciliazione solo alla maternità, occorre un cambio di prospettiva culturale e organizzativo. L’Italia dovrebbe introdurre congedi parentali gender neutral, che prevedano una suddivisione del tempo tra madre e padre, ampliando l’obbligatorietà per i padri, seguendo l’esempio di Paesi come la Spagna. Una misura simile favorirebbe una distribuzione più equa dei compiti di cura, alleggerendo il carico che oggi grava quasi esclusivamente sulle donne. Questo non solo sostiene l’occupazione femminile, ma contribuisce a costruire un modello familiare più equilibrato, dove la genitorialità è condivisa e non più vincolata a ruoli stereotipati.

Il famoso modello francese propone un forte sostegno statale alle famiglie. Quali elementi ritiene più trasferibili al contesto italiano per migliorare la conciliazione tra lavoro e genitorialità, ed ancor prima favorire le nascite?

Dal modello francese possiamo trarre alcuni insegnamenti preziosi. Uno riguarda la fiscalità: introdurre un sistema che tenga conto del numero di figli, riducendo il carico fiscale in base alla composizione familiare, sarebbe un segnale concreto. Allo stesso tempo, occorre rafforzare l’assegno unico universale, aumentandone la dotazione economica. Ma il punto decisivo è la continuità: le politiche familiari non possono essere frammentarie o legate a singole legislature, devono diventare strumenti strutturali e stabili nel tempo. Solo così le famiglie possono programmare il proprio futuro e sentirsi sostenute nelle scelte di vita, comprese quelle legate alla genitorialità.

Milano e la Lombardia, in genere, sono da sempre considerate la città e la regione più operose. Eppure, anche qui, dove sarebbe più facile trovare lavoro o ricollocarsi dopo la maternità, negli ultimi anni si registrano significativi cali di nascite e classi dimezzate. Cosa ne pensa?
Il calo delle nascite e la riduzione delle classi non sono fenomeni casuali, riflettono l’impatto dell’aumento del costo della vita, della precarietà lavorativa e della difficoltà a conciliare tempi di vita e lavoro. Anche in una regione dinamica come la Lombardia, dove le opportunità occupazionali sono maggiori, queste dinamiche incidono profondamente. Serve un investimento deciso nella formazione: oggi la Lombardia destina solo il 2,3% del PIL all’istruzione, l’ultimo dato tra le regioni italiane. Occorre aumentare le risorse, ma anche sperimentare nuovi modelli didattici, perché il capitale umano è l’energia che può alimentare il presente e il futuro del Paese.
mamme al lavoro
alessandro garavaglia
Come tornare al lavoro dopo la maternità: un Festival per parlarne

Nidi Fioriti: il festival dedicato alla genitorialità

Per parlare di equilibrismi nel mondo del lavoro, della conciliazione famiglia e carriera, di ciò che le istituzioni, la politica, la scuola, possono fare per tutelare la maternità e dunque anche per contrastare il calo demografico, un appuntamento imperdibile è quello organizzato da Nidi Fioriti il fine settimana del 20-21 settembre 2025,  presso Stecca 3 a Milano. Un festival dedicato all’infanzia e alle nuove sfide dei genitori di oggi, per confrontarsi su come costruire una comunità a sostegno delle famiglie e delle madri, oggi particolarmente sole.

Si parlerà di come tutelare l’infanzia, la genitorialità, in un mondo che va sempre troppo veloce, che rischia di lasciare indietro i più piccoli, i padri e le madri. Ci saranno ospiti d’eccezione, tra i quali: la vice sindaca Anna Scavuzzo, il pedagogista Daniele Novara per parlare di gentle parenting, Anna Acquistapace e Martino Cortese di Nidi Fioriti, Luca Celotto ed ancora tanti altri ed altre, per parlare di nuove forme di collaborazione tra istituzioni educative, famiglie e territorio. Un’occasione da non perdere.