Cos’è il Lotus birth e quali sono i rischi nel farlo

Avete mai sentito parlare di Lotus birth? È una pratica molto discussa che prevede un distaccamento spontaneo della placenta, dopo il parto. Ne abbiamo parlato con un'esperta

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Forse qualcuna di noi ha sentito parlate della pratica del Lotus birth, ma non tutte sanno esattamente cosa sia, perché si faccia e quali siano i rischi. Im questo articolo, aiutate dalla dottoressa Elsa Viora, faremo chiarezza su come funziona, quali siano i benefici e quali le controindicazioni del Lotus birth. Essa è una procedura che interessa in particolare le donne in procinto di partorire, in quanto viene messa in atto durante la fase espulsiva del bambino. Piuttosto controversa, la pratica è particolarmente invisa alla maggior parte dei medici ginecologi.

Lotus Birth: cosa significa, come si esegue e perché si fa

Su questa procedura non particolarmente frequente, non potevamo che avvalerci dell’aiuto di una professionista, nello specifico Elsa Viora,  per fare chiarezza su cosa significhi esattamente l’espressione Lotus birth e come funzioni. Noi donne, prima di partorire, siamo legittimamente chiamate ad esprimere un consenso sull’epidurale o su come vorremmo affrontare il travaglio. Alla base delle nostre decisioni ci deve essere una corretta informazione, e lo stesso, se non ancor di più, vale per il Lotus Birth.

“Il termine «Lotus birth» indica una procedura che non prevede l’espulsione forzata della placenta, delle membrane e del cordone ombelicale dall’utero, né il taglio del cordone ombelicale, dopo che il bambino è nato. E’ chiamato così dal nome dell’infermiera californiana che lo ha richiesto per la prima volta, nel 1974, alla nascita di suo figlio.

Normalmente, dopo la nascita del bimbo il cordone ombelicale si taglia (alcuni centimetri restano attaccati al neonato e cadranno dopo qualche giorno) e la placenta si stacca dall’utero e viene espulsa, questa fase si chiama secondamento. Se il secondamento non avviene spontaneamente, la placenta viene comunque estratta (secondamento manuale), perché altrimenti l’utero non riesce a contrarsi e a ritornare piccolo. Le contrazioni dell’utero dopo il parto sono molto importanti perché evitano un’ emorragia post-partum, che è ancora oggi una delle cause principali di morbilità e mortalità materna.

Obiettivo del Lotus birth è quello di far avvenire spontaneamente la separazione del neonato dalla placenta. I sostenitori di questa pratica ritengono che in tal caso il distacco avviene quando bambino e placenta hanno concluso il loro rapporto, dunque la separazione sarebbe naturale e più rispettosa della vita.

In questo periodo la placenta, ancora collegata con il neonato, viene conservata in un sacchetto o in una bacinella e spesso è cosparsa con sale grosso per favorire l’essiccamento mentre con gli olii o  le essenze profumate si copre il cattivo odore”.

Lotus birth
Il Lotus birth, tra vantaggi e rischi

Lotus Birth: rischi e benefici

La fase espulsiva è certamente la più delicata, essa può mettere a dura prova la mamma che sta facendo un parto vaginale, sia in termini di fatica fisica che di impegno emotivo. Il parto, così come avviene oggi, nella maggior parte dei casi in efficienti strutture ospedaliere, è una fase sicura ma, purtroppo, ci sono ancora casi di morte della donna, proprio legati alle emorragie, come ci ha ricordato la dottoressa Elsa Viora. Per questo è il caso di chiedersi se esistono davvero dei benefici della procedura del Lotus Birth e quali siano i rischi o le controindicazioni.

“In realtà tale pratica non ha alcun beneficio per il neonato, egli ormai non ha più bisogno della placenta perché respira in modo autonomo con i suoi polmoni, e si alimenta con il latte. La placenta svolgeva un ruolo fondamentale durante la vita intrauterina, fornendo ossigeno e nutrienti al feto, per cui la sua funzione termina una volta che il bimbo è nato.

La pratica del Lotus birth è  usata soprattutto nel parto a domicilio che, di per sé, in mancanza di serie di requisiti necessari, può essere a suo volta pericoloso per la vita della donna e del bambino.

I rischi del Lotus birth sono legati ad eventuali infezioni che potrebbero essere causate dal cordone, a danno del neonato. Per questo, in genere, il taglio del cordone ombelicale avviene pochi minuti dopo la nascita. Il moncone del cordone ombelicale va tenuto pulito per favorirne la mummificazione e la caduta dello stesso”.

Spesso, subito dopo il parto, il personale ostetrico e quello delle puericultrici/puericultori, ci insegneranno a tenere pulita la zona del moncone ombelicale, dandoci indicazioni sull’igiene.

In questa fase, se siamo alla prima esperienza, potremmo essere particolarmente stanche anche psicologicamente, e potremmo fare più fatica a ricordarci tutto quello che ci verrà detto, per questo è importante che sia coinvolto subito anche il partner. Il suo sarà un contributo necessario per una ripresa veloce e serena di noi mamme e sarà favorevole anche a creare un immediato rapporto con il neonato.

Lotus birth
Il Lotus birth, tra vantaggi e rischi

Cosa dicono gli esperti

Abbiamo già sentito e letto le parole di Viora, ma lei non è la sola professionista che considera questa pratica priva di benefici e dunque da evitare per la possibili controindicazioni.

La Sin, la Società Italiana di Neonatologia non è a favore della Lotus birth, nel nostro Paese, mancando evidenze scientifiche in termini di vantaggi, al contrario, sostengono non improbabili  i rischi di infezioni, anche particolarmente gravi per il neonato.

C’è da dire, per concludere, che esiste anche un problema normativo, qualora venisse applicata la pratica del Lotus Birth, in quanto la placenta, essendo un rifiuto speciale, non potrebbe essere portata fuori dall’ospedale ed andrebbe smaltita secondo la normativa vigente (Decreto Legge 152/2006; GSA igiene urbana N.3/2012; DPR 254, luglio 2003). Insomma, sebbene ci siano famiglie che richiedano l’applicazione di questa procedura, le controindicazioni sono maggiori dei vantaggi, sotto più aspetti.