Quando dare il ciuccio al neonato e quale scegliere

Dare il ciuccio al neonato e quale tipologia scegliere, sono tra i primi interrogativi che si pongono i neogenitori

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

È assai comune, fra le neomamme, soprattutto di fronte ad eventuale irrequietezza del bebè o ai suoi pianti disperati, domandarsi se offrire il ciuccio sia la scelta giusta, ma anche avere dubbi su quale usare e su quando far abbandonare il succhiotto.

Il ciuccio rappresenta uno dei primi interrogativi nel mondo della primissima infanzia. Quando dare il ciuccio e, in prima istanza, se darlo o meno a nostro figlio, è anche il primo spartiacque fra diverse tipologie ed approcci mammeschi.

Per alcune che se lo portano già in sala parto, ci sono altre assolutamente restie ad una suzione che avvenga attraverso l’uso del ciuccio.

Ma partiamo dal principio, da quando tutto nasce.

Il riflesso di suzione: l’uso del ciuccio e del dito nel neonato

Il neonato viene al mondo con una serie di istinti, tra questi, il riflesso di suzione, quel naturale riflesso a succhiare che gli permette di essere nutrito.

Dopo il latte, che i neonati succhiano direttamente dal seno della propria madre o dalla tettarella di un biberon, il loro bisogno di suzione può andare oltre. Non di rado, entro le prime sei settimane di vita, alcuni neonati cercano e mettono in bocca il proprio pollice. Questo avviene per ottenere un effetto calmante, rilassante.

Secondo alcune scuole di pensiero ciò accade, in special modo, nei bambini allattati con il biberon: perché alcune tettarelle hanno fori ampi e, permettendo una rapida e facile fuoriuscita del latte, lasciano nel neonato ancora viva la voglia di succhiare, oppure perché rimarrebbe inatteso il piacere orale di succhiare direttamente dalla mamma.

Non dobbiamo, però, mai dimenticare che i neonati non sono tutti uguali, ed è per questo che ci imbattiamo in quelli allattati direttamente dal seno, che prendono il ciuccio, e quelli che usano il biberon ma non il ciuccio né il dito. Quando il neonato manifesta la voglia di succhiare, quando ha bisogno di calmarsi o di rilassarsi, anche per aiutarlo con la nanna, possiamo dargli il ciuccio.

Favorire l’uso del ciuccio o del dito: le scuole di pensiero

La prima, più integralista, ne eviterebbe l’uso del tutto e di entrambi, vedendo nell’uno e nell’altro un surrogato della mamma. Molto spesso, infatti, si consiglia l’uso della fascia anche per far sì che il neonato sia sempre attaccato alla mamma, evitando il distacco ed anche i momenti statici che potrebbero favorire irrequietezza.

La seconda, invece, entro certi limiti di età, e con alcuni criteri, favorirebbe l’uso del ciuccio nei neonati, ma solo al bisogno e non come appendice del piccolo. Il neonato, come tale, non ha vizi, capricci, bisogni fittizi, ma è in grado di manifestare sole esigenze reali che non possono che essere ascoltate ed accolte.

Infine, soprattutto tra le ostetriche, si fa strada la preferenza all’uso del pollice, in quanto spinge il neonato ad essere autonomo nella fase del rilassamento.

Pediatri e dentisti, invece, non vedono di buon occhio la suzione del pollice, in quanto ritengono probabile una sorta di automatismo e una maggiore resistenza nella fase in cui bisogna abbandonare l’abitudine. Si parla anche di maggiori probabilità nel presentare, in seguito, malocclusione o altre problematiche ortodontiche, se la suzione fosse protratta oltre i tre anni e soprattutto dopo l’arrivo dei primi dentini definitivi.

8 regole base per l’uso del ciuccio

  1. Se il neonato è allattato al seno, aspettare almeno un mese, prima di dare il ciuccio, al fine di non ostacolare l’allattamento, secondo quanto raccomandato anche dal Ministero della Salute.
  2. Aspettare sempre che il neonato abbia finito di mangiare, prima di dare il ciuccio, evitando di usarlo per posticipare o sostituire la poppata.
  3. Non intingerlo in sostanze edulcoranti.
  4. Offrirlo al momento della nanna, pomeridiana e serale, in caso di difficoltà nell’addormentamento. Ciò contrasterebbe, secondo alcuni studi, e secondo quanto pubblicato anche sul sito del Ministero della Salute (che però ne sconsiglia l’uso oltre il primo anno di vita) la Morte in Culla (Sids), garantendo l’apertura delle aree respiratorie.
  5. Portarlo con sé durante i lunghi viaggi che possono creare un po’ di irritabilità, in quanto interrompono la normale routine del bambino, o per le prime vaccinazioni e le primissime visite (come, del resto, è suggerito direttamente in molti ospedali) per aiutarlo a calmarsi durante eventuali manipolazioni.
  6. Sterilizzarlo in acqua bollente o in microonde (seguendo le istruzioni del modello acquistato), almeno per i primi sei mesi del neonato.
  7. Comprare sempre la stessa marca di ciuccio, anche quando si cambierà modello, avendo l’accortezza di averne con sé un paio uguali a disposizione.
  8. Il ciuccio va offerto, come consolazione, quando coccole e giochi non sembrano essere sufficienti, e, se il neonato non lo vuole o smette di esserne interessato, è sconsigliato insistere.

Quale ciuccio scegliere per neonati e bambini

I ciucci sono realizzati, principalmente, con due differenti materiali: caucciù e silicone. Finita, da anni, l’epoca di quelli minimal, oggi ne troviamo di tutti i colori, trame e disegni. Alcuni sono così belli e colorati che sembrano strizzare l’occhio più a noi che li compriamo, nella primissima fase di shopping compulsivo da neonati, che a loro.

Ci sono quelli con i disegnini ad effetto fluorescente, per permetterci, nel buio della nanna, di vederli più facilmente. Quelli con il buchino, nella parte esterna, per infilare il nostro dito, accompagnando il ciuccio nella bocca, in modo più naturale. Quelli senza anello, quelli con l’anello per non parlare dei diversi tipi di scudo.

Con tutta questa diversità ed originalità, non è raro vedere genitori con ciucci (non più usati) trasformati in porta chiavi e nei più disparati charms.

Parlando di cose importanti, la differenza davvero discriminante per l’acquisto di uno piuttosto che di un altro, sta nella forma e nella dimensione della tettarella. Essa infatti varia in base all’anatomia della bocca del neonato prima, del bambino poi, ed è per questo che vanno seguite correttamente le indicazioni scritte sulle diverse confezioni dei ciucci.

Essi si distinguono sempre in fasce d’età, a titolo esemplificativo: da 0 a 2 mesi, dai 2 ai 4 mesi, dai 4 ai 6 mesi e così via. È necessario usare sempre il ciuccio corretto, mai cadere nella tentazione di anticipare il modello.

Concludendo, non importa che tipo di donne siamo state, prima di diventare mamme, perché subito dopo quello spartiacque, che è stato il nostro primo parto, saremo attanagliate dai dubbi, anche quelli relativi all’opportunità di usare il ciuccio. Non c’è da vergognarsi, non c’è nulla di più naturale che essere prive di certezze di fronte alle novità. Figurarsi quando la novità è rappresentata dalla presenza di un fagottino come coinquilino. E, quando le incertezze sono tante, quando l’Amleto che è in noi comincia a recitare la sua litania, ricordiamoci che c’è lui o lei, il pediatra di fiducia, creato apposta per questo.