Imprenditrice di successo e donna di immensa cultura: queste sono solo alcune tra le espressioni che si possono utilizzare per descrivere la figura di Giulia Maria Crespi, venuta a mancare il 19 luglio 2020.
Nata a Merate il 6 giugno 1923, la Crespi è nota per aver fondato, nel 1975, il FAI. Di questa fondazione, alla quale diede vita asiseme all’architetto, ambientalista e filantropo Renato Bazzoni, è rimasta fino all’ultimo punto di riferimento fondamentale.
Giulia Maria Crespi – discendente della famiglia di imprenditori tessili che ha fondato il meraviglioso villaggio operaio di Crespi d’Adda, meravigliosa testimonianza di archeologia industriale in provincia di Bergamo – è stata anche nel consiglio di amministrazione del Corriere della Sera, che ha lasciato nel 1974 poco prima di fondare il FAI, di cui ha abbandonato la carica di Presidente nel 2010.
Cosa si può dire, invece, della sua vita privata? Che Giulia Maria Crespi si è sposata due volte. Il suo primo matrimonio fu con Marco Paravicini, dal quale ha avuto i gemelli Aldo e Luca. Quattro anni dopo le nozze, la loro vita familiare fu sconvolta da una tragedia: la morte di Paravicini per un incidente (stesso triste destino toccato nel maggio 2020 ad Aldo, che gestiva un’azienda agricola con la madre e che è venuto a mancare a 65 anni).
Nel 1965, Giulia Maria Crespi si è sposata per la seconda volta, convolando a nozze con Guglielmo Mozzoni, architetto ed ex partigiano deceduto nel 2014 ma soprattutto figura di spicco per la fondazione. A Mozzoni si deve infatti la riqualificazione di numerosi edifici tutelati dal FAI.
Laureata ad honorem in Storia dell’Arte presso l’Università di Bologna e Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito, Giulia Maria Crespi è stata una delle più raffinate esponenti della borghesia milanese. Educata in casa da precettori privati – tra i nomi in questione è doveroso citare Fernanda Wittgens, la prima donna a dirigere la Pinacoteca di Brera – come sopra ricordato era proprietaria di un’azienda agricola sulle rive del Ticino.
Grande amante dell’arte e della natura e donna consapevole dell’immenso valore che ricopre il lavoro di squadra nel successo di un progetto, ha lasciato un’eredità senza eguali grazie alla quale, oggi come oggi, siamo tutti molto più consapevoli dell’impareggiabile bellezza che caratterizza l’Italia.