Veronica Panarello e il delitto di Santa Croce Camerina

Il 29 novembre Veronica Panarello denunciava la scomparsa di suo figlio di soli 8 anni. Poi le accuse e la condanna: è stata lei a uccidere Loris

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

In un giorno d’autunno inoltrato di alcuni anni fa, una giovane donna di 26 anni si presenta alla stazione dei Carabinieri di Santa Croce Camerina: si tratta di Veronica Panarello, è lì per denunciare la scomparsa di suo figlio Loris, di soli 8 anni.

È il 29 novembre del 2014 e sono le 13. Veronica racconta agli inquirenti di aver accompagnato il bambino a scuola, come tutte le mattine, e di non averlo mai visto uscire. Le ricerche vengono avviate subito, ma si fanno complesse: le insegnanti dell’istituto Psaumide di Via dei Fratelli Cervi dichiarano che Loris non è mai andato a scuola quel giorno.

Le forze dell’ordine si muovono tra le strade del centro di Santa Croce Camerina, raggiungendo presto anche la periferia. Alle 16:00, però, una telefonata pone fine alle ricerche: il corpo di Loris è stato ritrovato senza vita in un canale nei pressi del Mulino Vecchio.

Chi ha ucciso Loris?

A trovare il corpo è stato Orazio Fidone, cittadino in pensione del comune di Santa Croce Camerina. Dopo la chiamata, e l’accertamento del cadavere, i carabinieri si recano sul luogo insieme a Veronica Panarello che conferma che quel bambino ritrovato nel canale è proprio suo figlio.

Inizia così un’altra ricerca da parte dell’autorità, quella della caccia all’assassino che ha spezzato la vita di un bambino. Le indagini si muovono frenetiche e non risparmiano nessuno, anche se un movente ancora non c’è. Ecco che però, improvvisamente, la prima versione di Veronica Panarello inizia a vacillare e dopo diversi interrogatori la Procura arresta la mamma di Loris. L’accusa è quella di omicidio e occultamento di cadavere.

Il corpo del bambino viene sottoposto ad autopsia. Loris non è morto per annegamento, ma è stato strangolato la mattina della sua sparizione. Il corpo, inoltre, presenta altri segni di violenza.

Dalle indagini emerge che Loris è stato ucciso con delle fascette di plastica. Veronica le riconosce e, anzi, ammette di essere stata proprio lei a darle al figlio su sua richiesta per completare un lavoro scolastico che però le insegnanti non confermano, mentre lei continua a dichiararsi innocente.

Alla ricerca della verità

Veronica Panarello continua a dichiararsi estranea alla morte di suo figlio, anche se le nuove dichiarazioni portano alla luce elementi e versioni contrastanti. La mamma di Loris afferma di essere stata presente nel momento in cui suo figlio è morto. Racconta che il bambino, per gioco, avrebbe usato le fascette e le avrebbe strette al collo, fino a morire per asfissia. Racconta poi che, per paura della reazione di suo marito Davide, avrebbe caricato il corpo in auto e gettato il cadavere nel canale del Mulino vecchio.

Nel 2016, invece, Veronica cambia ancora versione, e racconta che a uccidere Loris è stato suo suocero, il padre di Davide, con il quale aveva una relazione clandestina. Accuse respinte dall’uomo e dalle stesse autorità per mancanze di prove.

Nello stesso anno, il 17 ottobre, Veronica Panarello viene condannata a 30 anni di carcere per omicidio. Il giudice per le indagini preliminari Andrea Reale la definisce una lucidissima assassina, l’ennesima madre Medea divorata dall’odio letale nei confronti di suo figlio e di quella famiglia che ha tentato di accusare e di colpevolizzare in più occasioni. Nel 2018 il tribunale di Ragusa le toglie la patria potestà sul secondogenito Diego: oggi al piccolo ci pensa papà Davide. Il 21 novembre del 2019 la Corte Suprema di Cassazione ha confermato la condanna a Veronica Panarello.