Umberto Veronesi è considerato il padre dell’oncologia e un punto di riferimento nella lotta contro il cancro. Artefice e ideatore della Fondazione che porta il suo nome ha dato un grandissimo impulso alla ricerca sui tumori, ha rivoluzionato la percezione su questa malattia e ha sensibilizzato i cittadino riguardo all’importanza della prevenzione. La sua attività clinica e di ricerca si è incentrata, in particolare, sul carcinoma alla mammella, prima causa di morte per tumore nella donna. In tale ambito è stato il primo teorizzatore la quadrantectomia, dimostrando come nella maggioranza dei casi le curve di sopravvivenza di questa tecnica, purché abbinata alla radioterapia, sono le medesime di quelle della mastectomia, ma a impatto estetico e soprattutto psicosessuale migliore. Si è inoltre distinto per la sua lotta in difesa dei diritti degli animali e dei diritti civili.
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Chi era Umberto Veronesi
Umberto Veronesi nasce a Milano il 28 novembre 1925, i genitori sono fittavoli della pianura padana. Il bambino ha una sorella minore e quattro fratelli maggiori. Cresciuto in una famiglia cattolica, a partire dai 14 anni si allontana dalla religione. All’età di sei anni il padre muore ed è la madre a prendere in mano le redini della famiglia. Umberto frequenta il ginnasio dove viene bocciato due volte.
Nel 1951 Umberto si laurea in medicina e chirurgia all’università di Milano, poi si specializza in chirurgia nell’ateneo di Pavia. Deciso a dedicarsi allo studio e alla cura dei tumori, dopo alcuni soggiorni all’estero, in Inghilterra e Francia, entra all’Istituto Nazionale dei Tumori come volontario (ne diventerà direttore generale nel 1975). Nel 1965 partecipa alla fondazione dell’Airc, mentre nel 1982 fonda la Scuola europea di oncologia.
L’impegno nella lotta contro i tumori di Umberto Veronesi
Dal 1985 al 1988 Veronesi è presidente dell’Organizzazione europea per la ricerca e la cura del cancro. Contrario per principio allo sciopero dei medici, nel 1981 viene minacciato di morte dalle Brigate Rosse: in una lettera con la stella a cinque punte c’è scritto “Lei è un cadavere ambulante”. La questura gli dice che non può dargli la scorta ma gli consiglia di vivere in modo irregolare, cosa che il medico fa per un periodo di tempo.
Nel 1991 realizza il suo spirito europeistico crea l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), struttura d’avanguardia nel panorama mondiale. Lo IEO creerà negli anni un modello innovativo di trattamento, basato su tre fondamentali principi: la centralità del paziente, l’integrazione fra la ricerca di laboratorio e ricerca clinica, la prevenzione dei tumori come obbiettivo privilegiato.
Nel 1994 Veronesi è inoltre nominato Presidente del “Committee of Cancer Expert” of Commission of European Communities nell’ambito della quale ha condotto il programma di lotta ai tumori “Europa contro il cancro”, oltre a essere Direttore Scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano da lui fondato.
La Fondazione Umberto Veronesi
Nel 2003 il medico dà vita alla Fondazione Umberto Veronesi per il progresso delle scienze, con l’obiettivo di sostenere la ricerca scientifica, divulgarne i principi e diffondere una corretta cultura della prevenzione. Con la sua Fondazione persegue il confronto multidisciplinare e internazionale sui grandi temi che interessano l’umanità intera, il futuro della scienza, la pace, i diritti della persona, il progresso sostenibile.
Il contributo dato alla scienza dall’oncologo milanese viene riconosciuto in tutto il mondo e Veronesi riceve quattordici lauree Honoris-Causa in medicina internazionali, la più recente delle quali è del King’s College di Londra nel 2011.
Tra i numerosi premi e riconoscimenti internazionali, nel 2003 è insignito del prestigioso King Faisal International Prize award dall’Arabia Saudita.
I principali risultati di Umberto Veronesi nella lotta contro il cancro
Come si legge sul sito della sua fondazione, a Umberto Veronesi si deve in particolare “l’impulso fondamentale alla chirurgia conservativa per il più diffuso fra i tumori femminili, il tumore del seno. Nel 1973 inizia uno studio pioneristico per dimostrare che i tumori di piccole dimensioni possono essere asportati con una tecnica che risparmia la rimozione totale della mammella, la quadrantectomia. Nel 1981 i dati preliminari vengono pubblicati sul prestigioso New England Journal of Medicine e il New York Times riprende la notizia in prima pagina. Inizia così l’evoluzione di pensiero oggi acquisita da ogni chirurgo, che porta a risparmiare mutilazioni non necessarie alle donne con tumore al seno: dalla massima terapia tollerabile alla minima terapia efficace”.
Seguendo gli stessi principi studia e promuove tecniche innovative come la biopsia del linfonodo sentinella, per evitare la dissezione ascellare quando possibile, e la radioterapia intraoperatoria in una sola seduta durante l’intervento di rimozione. Si dedica alla prevenzione del tumore del seno con importanti studi sui retinoidi e il tamoxifene.
Attività politica e ultimi anni di vita
Da sempre vicino al Partito Socialista Italiano, negli anni ’80 viene chiamato da Bettino Craxi a far parte dell’assemblea nazionale del Psi. Dal 2000 al 2001 ricopre l’incarico di Ministro della Sanità della Repubblica Italiana e dal 2008 al febbraio 2011 è Senatore del Parlamento Italiano nella XVI Legislatura. L’8 novembre 2016 muore nella sua casa di Milano all’età di 90 anni.
Curiosità e vita privata di Umberto Veronesi
Umberto Veronesi ha sposato Sultana Susanna Razon, detta Susy, una pediatra di fede ebraica e di origini turche, sopravvissuta ai campi di concentramento. La coppia ha avuto sette figli (cinque maschi e due femmine), due dei quali, Paolo e Giulia, hanno seguito le orme paterne e sono diventati chirurghi, mentre un terzo, Alberto, fa il direttore d’orchestra.
Riguardo alla bocciatura al ginnasio, Veronesi ha raccontato che “Da ragazzo mi vedevo bruttissimo, ero convinto che le ragazze non potessero degnarmi di uno sguardo, ed ero sicuro che nessuna mai si sarebbe innamorata di me. Forse perché ero davvero troppo alto per la mia età […]. E per sfogare questo senso di inadeguatezza facevo il monello e mi rifiutavo di studiare”. Alla madre Erminia Verganti ha dedicato il libro “Dell’amore e del dolore delle donne“.
Forse proprio pensando a lei, Umberto Veronesi sosteneva la superiorità morale e intellettuale della donna rispetto agli uomini: le descriveva, infatti, come più resistenti al dolore e alla fatica, meno aggressive, più decise, più votate all’armonia, alla pace e al progresso civile. Ed è forse anche per questo che l’oncologo di fama internazionale, oltre che un grande medico e politico italiano, è stato prima di tutto un forte attivista nella ricerca sul tumore al seno, uno dei più pericolosi per le donne.
L’importanza data alla prevenzione e la preoccupazione per la diagnosi hanno spinto Veronesi a realizzare una sorta di scatola magica in grado di effettuare una diagnosi precoce e meno invasiva possibile di tutti i tipi di cancro. Un macchinario, quindi, capace di integrare in un unico sistema risonanza magnetica, Tac ed ecografia.