Tempo pieno nelle scuole. L’esempio di Moncalieri e la situazione in Italia

L'istituzione del tempo pieno è necessaria non solo per garantire un'educazione più completa, ma anche per sostenere le madri nel loro diritto al lavoro

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

Le donne, oggi, sono spesso chiamate a fare scelte complesse che riguardano sia la loro vita professionale, sia quella personale. Alcune decidono consapevolmente di non avere figli. Altre, invece, scelgono di dedicarsi interamente alla cura della famiglia, rinunciando così a un percorso professionale.

Tuttavia, c’è una terza categoria di donne che vorrebbe riuscire a conciliare entrambi gli aspetti: avere figli e continuare a lavorare. Queste si trovano spesso a dover fare i conti con un sistema che non ha tenuto il passo con i cambiamenti sociali e culturali degli ultimi decenni, e che sembra rimasto ancorato a modelli del secolo scorso.

In Italia, ci sono tantissime mamme che ogni giorno si trovano a dover bilanciare i propri impegni tra lavoro e famiglia, un’equazione complicata da risolvere. Una delle sfide principali da affrontare è la mancanza di sostegno da parte delle scuole. Molto spesso gli orari scolastici non coincidono con quelli di lavoro, costringendo le mamme a fare i conti con la difficoltà di conciliare le responsabilità lavorative con le necessità dei figli. Inoltre, spesso si trovano ad affrontare bias negativi che possono portare a trattamenti ingiusti, mancanza di opportunità di avanzamento di carriera e persino alla perdita del lavoro. Questo non solo viola i diritti individuali, ma contribuisce anche a perpetuare le disuguaglianze di genere, consolidando la mentalità maschilista profondamente radicata nella nostra società.

Il tempo pieno, una scelta vincente per le mamme che lavorano

Supportare le famiglie e promuovere un’educazione equilibrata sono obiettivi fondamentali che richiedono l’adattamento delle istituzioni scolastiche al modello del tempo pieno. Un esempio concreto di questa iniziativa è la scuola di Moncalieri, che ha implementato un sistema full time che coinvolge tutti i ragazzi fino alla terza media. La scuola ha dedicato oltre 400mila euro di finanziamenti comunali per ampliare l’orario didattico fino alle 16:30. Così facendo, può garantire a tutti gli studenti fino ai 14 anni un’istruzione completa e ben organizzata.

Il Comune ha, inoltre, lanciato un progetto innovativo chiamato “Tempo dello Sport“, un programma che offre alle famiglie un’ampia scelta di attività sportive a prezzi ridotti, che si svolgono nelle palestre scolastiche fino alle 20:00. Ciò significa che gli studenti hanno la possibilità di seguire il normale orario scolastico, completare i compiti, partecipare a lezioni di musica, teatro o inglese nel pomeriggio e infine praticare sport fino a sera.

L’obiettivo è anche quello di creare un ambiente educativo sicuro e stimolante per i nostri ragazzi, allontanandoli da ambienti tossici al fine di incoraggiare un approccio all’apprendimento che valorizzi la curiosità, la creatività e l’autonomia.

Sebbene l’adozione del tempo pieno nelle scuole sia in crescita costante, siamo ancora lontani dal raggiungere l’obiettivo del 100% delle classi. L’intenzione di generalizzare questo modello ed estenderlo a tutti gli studenti trasformando tutte le classi in programmi di 40 ore settimanali, rappresenta una grande sfida.

L’obiettivo principale è fornire un’istruzione completa a tutti gli studenti e garantire non solo la possibilità, ma anche il diritto delle madri di lavorare.

Il peso del sistema scolastico italiano sulle madri lavoratrici

Il periodo della pandemia ha evidenziato con chiarezza come l’intero sistema scolastico italiano abbia gravato intensamente sulle spalle delle madri. Con le scuole chiuse o operanti in modalità ridotta a causa delle restrizioni, molte madri si sono trovate a dover svolgere il ruolo di insegnanti a domicilio, oltre a gestire le proprie responsabilità lavorative.

Questa situazione ha costretto un numero significativo di donne a lasciare il proprio lavoro per seguire i figli nella didattica a distanza, una dinamica che ha messo in luce le lacune del sistema scolastico e ha sollevato questioni urgenti sulla necessità di riforme che supportino le famiglie.

Anche gli asili nido, pur rappresentando soluzioni potenzialmente efficaci, presentano spesso costi proibitivi, soprattutto se si considera lo stipendio di un lavoro part-time, che è spesso l’unica opzione praticabile per una madre.

Nonostante gli sforzi fatti per promuovere l’uguaglianza di genere e l’inclusione, è innegabile che la vita delle madri lavoratrici sia estremamente complessa. Trovare un equilibrio tra famiglia e lavoro può essere un’impresa quasi insormontabile, soprattutto quando non è possibile contare su una rete di supporto affidabile, come i nonni o altri familiari disponibili ad aiutare con le responsabilità quotidiane.

Ancora più ingiusto è il peso dei pregiudizi che spesso le mamme che lavorano devono sopportare, e nonché il senso di colpa per aver “abbandonato” i propri figli. Come se il lavoro fosse un lusso o una scelta, e non una necessità. In realtà, con l’aumento del costo della vita, è quasi diventato obbligatorio lavorare per garantire ai propri figli una vita adeguata alle loro esigenze. Tuttavia, la società sembra non riservare lo stesso trattamento agli uomini. Al contrario, spesso vengono elogiati per il loro impegno, dedizione e successo nella carriera. Questa disparità mette in luce l’urgente necessità di un cambiamento, una svolta che deve essere guidata dalle istituzioni per dare il via a una trasformazione profonda che coinvolga ogni aspetto della nostra società, modificando la mentalità comune.

Le mamme sono prima di tutto donne con sogni, aspirazioni e talenti. Hanno il pieno diritto di perseguire le proprie ambizioni, mentre le istituzioni hanno il dovere di sostenerle concretamente.