Tutti conoscono la taranta. Alcune di noi si sono persino dilettate e divertite a muovere i passi a ritmo di quella musica popolare che affonda le sue radici più profonde nel folklore pugliese. Merito anche dell’evento itinerante che si tiene nei comuni del Salento, e culmina con la grande Notte della Taranta che si celebra a fine agosto a Melpignano, in provincia di Lecce. E se oggi l’appuntamento estivo e la danza tradizionale, che rappresentano uno dei fenomeni più affascinanti della cultura popolare, sono conosciuti in tutto il mondo, sono poche invece le persone che conoscono la vera storia della taranta.
Quella che racchiude un po' di magia e un po' di mistero, che conserva storie antichissime, la stessa che racconta il disagio della condizione femminile di tanto, ma non troppo, tempo fa.
Tra magia e mistero: la Taranta
La storia ci insegna che la taranta ha sempre avuto un ruolo culturale e sociale molto importante. Il ballo, infatti, era al centro della mondanità della nobiltà salentina e, secondo alcune storie, anche Ferdinando IV di Borbone, in occasione di una visita in città, si dilettò in questo ballo.
Le origini popolari della taranta hanno fatto sì che questo ballo arrivasse fino ai giorni nostri diventando un vero e proprio simbolo del folklore salentino e della Puglia in generale. Tuttavia, la storia legata alle origini di questa danza, è in netto contrasto con l'atmosfera che si respira durante le manifestazioni che la mettono in scena.
La storia della Taranta è legata al tarantismo, una malattia provocata dal morso di un ragno, la tarantola appunto. Una volta pizzicate dall'animale, le donne morse manifestavano sintomi assai inquietanti. Una malattia o una forma d'isteria dovuta al contesto culturale?
L'esorcismo musicale e la pizzicata
Le origini della taranta, infatti, sono intrise nella terra della regione e nel lavoro faticoso e massacrante dei contadini, nelle suggestioni popolari e nel disagio femminile. Perché erano loro, le tarantate, a essere quelle più colpite da quella patologia. Loro che, costrette a trascorrere le giornate ricurve sulle ginocchia, nei giorni del raccolto, venivano pizzicate dal ragno, dalla taranta.
E poi eccola che si scatenava, in tutta la sua forza brutale, quella patologia: forti dolori addominali, spasmi, frustrazione profonda e malessere diffuso. Quelle donne, ormai, erano state pizzicate, marchiate da quella strana malattia la cui unica cura era una danza.
La pizzicata, infatti, doveva ballare: solo così avrebbe sconfitto gli effetti del morso del ragno, con una terapia musicale. Ma la presenza di quella orchestrina che suonava, e che induceva le tarantate a ballare, rappresentava anche il marchio indelebile della malcapitata, la stessa destinata a essere emarginata dalla comunità.
Sì perché essere morsi dalla taranta era una vera e propria disgrazia che segnava la vita delle donne e delle ragazze, costrette da quell'ingiusto destino a danzare, ossessivamente, per giorni, invocando San Paolo perché le guarisse.
Le tarantate, il ragno e la forza scatenante
Della taranta, e delle sue origini, se ne sono interessati tutti: uomini di scienza, antropologi e sociologi. Hanno studiato i gesti, li hanno imitati per interpretare i segni. Hanno provato a ricercare le sue cause eppure è emerso che nessun ragno presente in Puglia, e in Italia, è in grado di provocare quei sintomi manifestati nelle tarantate.
E allora, cos'è esattamente il tarantismo? Le cause di questa "patologia" vanno ricercate altrove e sono chiaramente, e indissolubilmente, legate alla terra pugliese. La regione, da sempre crocevia di popoli, tradizioni e rituali, è custode di antichi riti a metà tra il sacro e il profano. E non si può non tenere conto di questo quando parliamo delle origini della taranta.
Probabilmente nasce da qui la scelta di trovare nel ragno il simbolo della forza scatenante di una sofferenza più profonda che riguarda gli emarginati della società, le donne contadine costrette a lavorare la terra in condizioni disumane, le stesse che trovano in quel tarantismo, e nella conseguente cura, l'unica occasione per uscire da quella condizione di frustrazione.
La stessa che le libera dalle sofferenze e dalle costrizioni di una società patriarcale e contadina, di cui le donne erano vittime. Perché, neanche a dirlo, quel ragno pizzicava quasi ed esclusivamente le donne.
Il disagio femminile e il "riscatto"
Anche la Chiesa ha cercato di intervenire su questa sindrome che si manifestava soprattutto nei mesi estivi, che coincidevano con la mietitura del grano in Puglia. Già dal 1700, infatti, si raccolgono testimonianze di richiesta di grazie a San Paolo "legato per mille strade ai serpenti e ai ragni". Questa interpretazione, però, è postuma alla nascita del fenomeno ed è un'aggiunta cristiana che ancora oggi sopravvive. Ogni 28 e 29 giugno, infatti, i taranti ripetono quella danza in onore di San Paolo all'interno della chiesa di Galantina.
Ma i simboli profani, legati a questa danza non si possono dimenticare. C'è il morso del ragno, il ballo e il tamburo, c'è il cerchio che è simbolo dello spazio sacro e c'è la terra. Ma c'è anche il disagio, quello inesorabilmente collegato alla psiche umana.
Per gli scienziati di quello si tratta, di un fenomeno collettivo e isterico che riflette il disagio meridionale. Le tesi a sfondo culturale sono state avvallate poi anche dai medici. Del resto, basta dare uno sguardo alla credenza, che riguarda tutta l'area del leccese, che prevede che il male non si manifesta grazie alla protezione di San Paolo. Così sacro e profano convivono, mentre la condizione delle donne fa da sfondo all'intero fenomeno.
Non dobbiamo dimenticare che, il tarantismo, si è manifestato esclusivamente nelle classi povere e disagiate del profondo Sud. E non ci vuole poi molto affinché si comprenda come questo non era altro che lo specchio del malessere sociale di questa comunità costretta a lavorare in condizioni massacranti, a vivere in abitazioni anguste, e a essere emarginata dal resto della popolazione. Con la pizzicata tutto cambiava: le persone, soprattutto le donne, poteva dare sfogo al loro disagio.
La terra del rimorso
Uno dei maggiori contributi sulla storia della taranta è stato apportato dall'antropologo Ernesto De Martino, riconosciuto come uno dei più grandi studiosi del fenomeno. La sua opera, La terra del rimorso (1959), sviscera tutti gli aspetti studiati fino a quel momento.
De Martino ha intervistato le donne tarantate, ha parlato con psichiatri, scienziati e musicologi. È emerso che spesso, il tarantismo, emergeva a seguito di un evento scatenante come un lutto, un problema familiare e una delusione d'amore. A questo si aggiungeva anche la forte repressione sessuale della classe contadina. Un mix apparentemente letale che però aveva una via di fuga: quella che portava il nome di taranta.