A 73 anni Sushila Karki è diventata il volto inaspettato di un’epopea giovanile: durante le proteste anti-corruzione guidate dai giovani nepalesi, i manifestanti hanno addirittura creato un voto online su Discord per eleggere un leader di transizione. E il nome più votato è stato proprio il suo.
Ex presidente della Corte Suprema del Nepal, Sushila Karki ha giurato come primo ministro ad interim del Paese ed è la prima donna a guidare il Nepal nella sua storia.
I GenZers nepalesi la hanno scelta come “leader di consenso” perché incarna reputazione di onestà, integrità e decisa lotta alla corruzione. Qualità manchevoli, purtroppo, non solo nel vecchio governo nepalese, ma anche in molti stati occidentali. Ma chi è davvero questa giudice “dalla tolleranza zero” contro il malaffare?
Sushila Karki, prima premier donna del Nepal
Nata nel 1952 in una famiglia contadina del distretto di Morang, Sushila Karki ha una formazione da giurista di lungo corso.
Già negli anni ’90 partecipò attivamente alla rivoluzione popolare che rovesciò il vecchio regime monarchico: da studentessa di politica salì sui tetti di Biratnagar e protestò contro il sistema del panchayat, finendo anche in prigione per qualche tempo.
Tornata libera, nel 2009 entrò in Corte Suprema come giudice supplente e l’anno dopo divenne a tutti gli effetti giudice permanente.
La carriera da giudice anticorruzione e la sfida al potere
La sua carriera alla Corte Suprema la portò rapidamente ai vertici: nell’aprile 2016 l’organo costituzionale la raccomandò come nuovo Chief Justice dopo il ritiro del presidente di Corte, e nel luglio 2016 il Parlamento la confermò come prima donna Chief Justice del Nepal. Durante quel periodo guadagnò rapidamente fama di severità e inflessibilità contro la corruzione: in pochi mesi rimescolò assetti istituzionali, annullando nomine “dubbie” e pronunciando verdetti su casi clamorosi, dalle missioni di pace alle frodi bancarie.
Questa fermezza le attirò però anche l’ostilità di parte della politica: nel 2017 alcuni parlamentari tentarono di avviare un procedimento di impeachment contro di lei, con accuse di parzialità ritenute da molti osservatori “politicamente motivate”. Alla fine Sushila Karki si dimise volontariamente nel giugno 2017 al compimento dei 65 anni, raggiunti i limiti d’età stabiliti dalla Costituzione.
Dalle rivolte studentesche alla Corte Suprema
Sushila Karki è stata spesso descritta come una “donna di ferro” della giustizia nepalese. Le fonti internazionali sottolineano la sua tolleranza zero nei confronti della corruzione: è nota la sua abitudine di affrontare interessi potenti e di non piegarsi a compromessi.
Non sorprende quindi che i manifestanti abbiano visto in lei una figura credibile. Fin dai primi giorni da premier ha promesso di lavorare “secondo il pensiero della generazione Z”, spiegando che “ciò che questo gruppo chiede è la fine della corruzione, una buona governance e l’uguaglianza economica”.
Perché la Gen Z nepalese l’ha scelta come leader
L’ascesa di Sushila Karki ha catturato l’immaginazione di una generazione che chiede rottura e cambiamento. Ex giudice suprema, oggi prima premier donna del Nepal, Karki è percepita come un’outsider capace di incarnare la sfida all’establishment. La sua storia personale, priva di legami con partiti o famiglie potenti, la distingue dai tradizionali percorsi di potere e la rende inattaccabile sul fronte del nepotismo.
L’ondata di sostegno giovanile che l’ha accompagnata nasce in un momento di crescente malcontento. Le proteste, scatenate dal controverso blocco dei social media, hanno portato in piazza la frustrazione verso corruzione endemica e privilegi delle élite. In rete, gli hashtag virali #NepoBaby e #NepoKids hanno denunciato i “figli dei potenti”, simbolo di un sistema che appare impermeabile ai meriti e alle fatiche quotidiane delle nuove generazioni.
E così figura di Sushila Karki è diventata catalizzatrice di speranze: outsider, donna e simbolo di rinnovamento. La sua leadership è letta come segnale di un cambio di stagione politica, capace di dare voce a una gioventù che non si accontenta più di essere spettatrice.
Social, Discord e hashtag: la rivoluzione digitale dei giovani
Il consenso per Karki si è formato in gran parte online. I genZ nepalesi hanno discusso hashtag su TikTok e Reddit, hanno visto dibattiti in streaming e infine hanno votato su Discord, un’app da gamers trasformata in spazio civico.
Quel sistema di democrazia diretta ha trasformato le proteste in un evento di cultura pop: i giovani hanno dato prova di sapere usare i social e la tecnologia per far sentire la loro voce.