#SegretiDelCuore

Lui mi ha chiesto di sposarlo: io lo amo ma non ci penso proprio

Non è obbligatorio sposarsi, ma è una consuetudine sociale che per una coppia vuol dire tanto: impegno, responsabilità, famiglia. E forse tutto questo può sembrare troppo. Così le nozze si evitano, pur amandosi davvero

Marina Mannino

Giornalista esperta di Lifestyle

Pubblicato: 24 Ottobre 2024 16:00

Stiamo insieme da 4 anni, ci conosciamo da sempre. Entrambi abbiamo un lavoro stabile, così abbiamo deciso di andare a convivere. Ieri, dopo 6 mesi di vita insieme, lui mi ha detto “Perché non ci sposiamo? Facciamo una bella festa e dichiariamo ufficialmente quanto ci amiamo”. Io mi sono sentita gelare. Gli ho risposto che lo amo, ma non mi sento pronta. Lui ci è rimato male e si è ammutolito. Ma è vero, io non ci penso proprio a sposarmi, sto bene così. O forse ho solo paura?

Tanit

Sposarsi non è un obbligo. I diritti, con o senza il rito ufficiale (religioso o civile), restano più o meno gli stessi. Eppure le nozze sono il desiderio di tantissime persone, il modo per dare una base legale all’amore, l’accordo istituzionale che garantisce la sicurezza di un’unione. Ma il matrimonio può spaventare? Certamente. Per diversi motivi. E può farlo anche se si sta insieme da tempo e ci si conosce bene.

Cosa significa sposarsi

Ok, le nozze sono il sogno di tante, ma non di tutte. Il matrimonio ha perso parecchio del suo fascino sentimentale anche se rimane un passaggio fondamentale per la storia di molte coppie.

Un vincolo da rispettare

Accanto all’euforia della scelta dell’abito, all’ansia per l’organizzazione della cerimonia e del pranzo/cena/rinfresco, alle spese cospicue per wedding planner, flower designer, make up artist, hair stylist e un’altra manciata di voci piuttosto esose, c’è la gioia profonda di dirsi “sì” con voti nuziali significativamente impegnativi, pronunciati di fronte alla cerchia di persone a cui siamo più vicini.

  • Come dice una delle classiche formule del rito religioso: “Io accolgo te come mio/a sposo/a, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”.
  • Concetto analogo nel rito civile, che ribadisce l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione, in base agli articoli 143, 144, 147 del Codice Civile che riguardano i doveri coniugali.

Insomma, l’impegno è serio e totale. E ti cambia la vita.

Di cosa potremmo aver paura?

✓ Paura del cambiamento: “E se la mia vita cambiasse troppo?”. Da sposati, con anello al dito e targhetta sulla porta con un solo cognome, significa passare da singolare al plurale nello spazio di poco tempo. Tra poco non diremo più “io” ma “noi”. Prima di ogni decisione dovremo consultarci, valutare alle spese, organizzare la routine quotidiana, pensare ai parenti di entrambi e ai figli che arriveranno. E anche a fare l’amore, se ne avremo tempo. La vita cambierà, però noi ne saremo sempre le protagoniste.
✓ Paura di perdere l’indipendenza: “Da signora perderò autonomia e libertà?” Forse il nostro stile di vita movimentato e ricco di imprevisti non sarà più adatto all’idea di famiglia e responsabilità. Forse invece diventerà lo stile di entrambi. O ci si adeguerà in base alle reciproche esigenze. Molto dipende da noi.
✓ Paura di dover rispettare una norma: “Cosa diranno tutti se non mi sposo?”. Il matrimonio, in certi contesti, può essere vissuto come un obbligo sociale, un contratto stipulato perché ha un forte significato di “normalizzazione”. E se pensiamo al matrimonio come una regola a cui adeguarsi, è ovvio che la sola idea ci soffochi.
✓ Paura di perdere la famiglia: “Ma i miei genitori che abitano lontano, riuscirò a vederli?”. Certo, con le video-chiamate avremo mamma e papà davanti tutti i giorni. Ma quello che ci può intimorire, in realtà, è il passaggio da figlia a moglie: un mutamento di ruolo che significa anche distacco e crescita. E proprio per questo fa paura.

I “se” da chiarire

Prima di dire “sì” ci sono altre perplessità che possono manifestarsi.

  • E se fosse un errore? Circondate da separate disperate, amiche sole dopo anni di matrimonio felice, mamme single che devono sbrigarsela da sole, ci viene un filo d’ansia. Ci chiediamo se sia così difficile restare insieme e soprattutto essere sereni per un periodo ragionevolmente lungo. Forse il rito del matrimonio non è esattamente la garanzia sicura al 100%  che un amore duri. Tip: non facciamoci prendere dal pessimismo.
  • E se la relazione non fosse così solida? In un momento di pressione com’è quello di prendere la decisione di sposarsi, possono sorgere dubbi sull’effettiva tenuta della coppia, sulla forza del loro amore, sul reale bisogno di comune progettualità che sentiamo. Tip: ragioniamo con calma.
  • E se poi me ne pento? In teoria potremmo pentirci di qualsiasi scelta fatta. Ma il dubbio di potersi pentire è uno dei freni più potenti all’azione. È un timore che paralizza e che affonda le radici nella nostra insicurezza, nella poca autostima, nell’incertezza che caratterizza ogni decisione importante. Tip: crediamo di più in noi stesse.

Cosa vogliamo davvero

Se sulla soglia di una cruciale scelta di vita come quella di sposarsi ci viene la gastrite nervosa, concediamoci di riflettere. Nessuno ci obbliga a contrarre matrimonio (ma è buffo che si usi questo verbo che è lo stesso di eventi inquietanti come contrarre un malattia, contrarre un debito, contrarre un muscolo dal dolore ecc).  Forse non abbiamo ancora le idee chiarissime su cosa vogliamo davvero: proviamo a farci queste domande, scrivendo le risposte su un foglietto o nelle note dello smartphone.

  • Come mi vedo tra cinque anni?
  • Qual è stata l’ultima volta che mi sono sentita felice?
  • Cosa mi fa veramente paura?
  • Cosa sogno di fare per me?
  • Cosa mi viene in mente quando penso a lui?

In realtà non ci sono risposte “giuste”: queste domande sono spunti su cui meditare per dissipare un po’ della nebbia che aleggia nella nostra mente e capire bene i nostri propositi e i desideri.

Niente decisioni affrettate

Anche se il partner che ci ha fatto la proposta di matrimonio è rimasto malissimo di fronte al nostro cortese rifiuto, non sentiamoci in alcun modo obbligate a decidere.

  • Prendiamoci tutto il tempo necessario per riflettere: si tratta della nostra vita, per quanto si tratti anche di quella della nostra coppia.
  • Parliamo con il partner: è la decisione necessaria per liberarsi dai dubbi e dalle ansie. Solo confrontandoci con lui potremo capire cosa vogliamo dalla nostra relazione e quale strada prefeririamo che segua.
  • Evitiamo di coinvolgere altre persone in questo momento della nostra vita: rischieremmo di sentire mille pareri diversi che contribuirebbero solo ad aumentare la confusione.
  • Non forziamoci a fare qualcosa solo per evitare di deludere il nostro partner o gli altri.

Cerchiamo di essere consapevoli che dobbiamo prendere la decisione che ci fa sentire più serene e soddisfatte.

Sincerità e amore

Se il matrimonio non è ciò che vogliamo o non ci sentiamo pronte a compiere questo passo, dobbiamo essere sincere con noi stesse. Un impegno preso controvoglia oppure senza esserne convinte può portare all’infelicità.

  • Spieghiamo le nostre ragioni con calma: l’amore c’è, ma ci sono altri modi di stare insieme.
  • Proponiamo la convivenza o, se è già in atto, la prosecuzione di essa (e per tutela reciproca, la stipula di un contratto di convivenza, mediante una dichiarazione all’anagrafe del Comune di residenza).

Chi si ama davvero non si perde. E non ha bisogno di un atto legale per essere fedele, accudire l’altro e condividere progetti e responsabilità. Anche se il riconoscimento ufficiale della relazione, suggellato da una cerimonia in presenza di parenti e amici, può significare un passaggio determinante nella storia di una coppia.