Il cambiamento climatico è già qui. Basta guardarsi intorno per vedere con i propri occhi, e per toccare con mano, tutte le conseguenze delle azioni spropositate condotte dall’uomo e perpetuate negli ultimi anni. La situazione è vicina a sfiorare un punto di non ritorno, come ha ben specificato il grido d’allarme lanciato da Italy for Climate durante la Conferenza Nazionale sul Clima 2023 tenutasi lo scorso 6 luglio a Roma : “Se non agiremo subito per contrastare il riscaldamento globale, il nostro patrimonio idrico potrebbe ridursi drasticamente del 90%”.
Le cose da fare sono ancora tante, molte delle quali dipendono anche dalla responsabilità personale. È doveroso ricordare, infatti, che le nostre abitudini, anche quelle più apparentemente innocue, hanno un impatto devastante sul pianeta. Le parole, dunque, devono lasciare spazio ai fatti per salvare il salvabile.
Il piano d’azione è già stato avviato grazie alle iniziative politiche del Patto Verde europeo che si è posto come obiettivo quello di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050 con il ripristino del 20% delle superfici terrestri e marine già a partire dal 2030. Intanto, però, lo scenario che si apre davanti a noi è drammatico, e tra problemi di siccità, caldo estremo, risorse idriche scarse e alluvioni, l’Italia e gli italiani sono diventati le vittime più colpite dalle conseguenze del cambiamento climatico.
Il riscaldamento globale e l’effetto serra
Per quanto qualcuno continui a fare propria l’arte del negazionismo climatico, nonostante i dati e i fatti a nostra disposizione, negare un problema reale, concreto e drammatico non servirà a farlo sparire. Le conseguenze delle nostre azioni, infatti, hanno generato cambiamenti che stiamo già subendo sulla nostra pelle, primo fra tutti l’effetto serra.
I gas presenti nell’atmosfera, le cui concentrazioni sono aumentate a dismisura proprio a causa delle attività umane, hanno avuto delle ripercussioni devastanti sul nostro clima che non sono destinate a finire. Questi, infatti, agiscono proprio come il vetro delle serre, intrappolando il calore del sole e impedendogli così di ritornare nello spazio. Questo processo altro non è che la causa del riscaldamento globale degli ultimi anni.
Secondo i dati diffusi dalla Commissione Europea, il decennio 2010-2020 è stato il più caldo mai registrato con una temperatura media globale superiore alla media di 1,1°C. Non si tratta però di un dato stabile, perché le previsioni ci parlano di un aumento sempre più drammatico dovuto appunto all’impatto negativo delle attività umane sul pianeta (La CO2 prodotta dalle attività umane è il principale fattore del riscaldamento globale – Commissione Europea)
I rischi, qualora la situazione dovesse trovare conferma nelle stime fatte dagli esperti, sono tantissimi e non lasciano immune nessuno: scioglimenti di ghiacciai e calotte polari, incremento del livello del mare, precipitazioni violente e fenomeni meteorologici estremi sono solo alcune delle conseguenze che stiamo sperimentando già adesso.
Le estati che stiamo vivendo negli ultimi anni rappresentano lo specchio degli effetti del riscaldamento globale. Il caldo torrido e afoso, che ha raggiunti picchi mai visti in alcune zone del mondo, è destinato a gravare sulla qualità della nostra vita.
Sono tante, infatti, le evidenze scientifiche che sottolineano come il caldo incida negativamente sul nostro benessere fisico e mentale. Eruzioni cutanee, crampi e insorgenza di edemi e poi, ancora, perdita del sonno, nervosismo e depressione. Ma ci sono conseguenze ancora peggiori che hanno coinvolto, tra i tanti Paesi del mondo, anche l’Italia. Sì, perché le temperature elevate coincidono con l’aumento dei tassi di mortalità, soprattutto ai danni delle persone appartenenti alle fasce più vulnerabili. Soprattutto per noi italiani.
Italiani vittime del caldo: i dati
Lo confermano i dati e noi non possiamo che prenderne atto: gli italiani sono tra le vittime più colpite dalle ondate di caldo estremo che si sono verificate negli ultimi anni. Lo conferma uno studio condotto dall’Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal), in collaborazione con l’Istituto nazionale della salute francese (Inserm), e pubblicato su Nature Medicine, che ha portato alla luce i dati di mortalità che hanno riguardato tutta Europa durante i picchi di calore rilevati lo scorso anno.
In tutto il Vecchio Continente, infatti, l’estate del 2022 ha mietuto 61.00 vittime, di cui quasi 20.000 solo italiane. L’autore dello studio, Hicham Achebak, ha parlato di una situazione drammatica che è destinata a raggiungere una portata di dimensioni stratosferiche.
Solo in Italia si contano 18.010 decessi collegati proprio alle temperature estreme che, l’anno scorso, hanno registrato 2,28 gradi in più rispetto alla nostra media. Questo vuol dire che, in proporzione ai dati raccolti da Nature Medicine, l’Italia risulta il Paese con il più alto tasso di mortalità di tutto il continente.
Il Sismg, Sistema di sorveglianza di mortalità giornaliera del Ministero della Salute, ha rilevato un’impennata dei decessi proprio durante il mese di luglio dello scorso anno, uno dei più caldi mai registrati nel nostro Paese. Le persone più colpite dal riscaldamento globale sono state le persone di età superiore ai 65 anni e soprattutto gli anziani. Non che nel resto d’Europa la situazione sia migliore, intendiamoci. La Spagna, infatti, è arrivata a contare 11.324 morti, mentre la Germania ha superato gli 8.000 decessi.
L’aumento delle temperature, invece, ha riguardato tutti. La Francia ha registrato il primato più drammatico con +2,43° C sopra i valori medi dell’ultimo decennio. Ma anche nel resto del mondo continuano a registrarsi fenomeni estremi. Nella Valle della Morte in Nevada, territorio già conosciuto per le temperature estreme, negli scorsi giorni si è registrato un record mai raggiunto fino a questo momento con un picco che ha sfiorato i 55 gradi.
Le previsioni per il futuro in Italia e nel mondo non sono certo rassicuranti. Sullo studio pubblicato da Nature Medicine, infatti, si legge che solo in Europa “Si dovrà affrontare una media di oltre 68.000 morti premature ogni estate entro il 2030 e oltre 94.000 entro il 2040”.
Come proteggersi quindi da quello che sembra un destino drammatico e già segnato? Come abbiamo anticipato le persone più a rischio sono quelle che appartengono alle fasce più vulnerabili della popolazione, e quindi anziani, bambini e lavoratori costretti a trascorrere il tempo in strada durante le ore più calde. È nostro dovere, quindi, impegnarci tutti affinché vengano ridotti i rischi per la nostra salute adottando piccole ma efficaci abitudini per contrastare il caldo.
Molti consigli, come quelli di non uscire tra le 11.00 e le 18.00 e di rinfrescare gli ambienti domestici e di lavoro, sono stati già diffusi dal Ministero della Salute con un elenco di 10 regole da seguire e da diffondere.