“Non avere figli per salvare il pianeta”: le dichiarazioni della filosofa Verena Brunschweiger

Il suo nome è Verena Eleonora Brunschweiger ed è una sociologa e filosofa tedesca. La sua decisione di non avere figli per salvare il pianeta è finita sotto accusa

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Figli o non figli? È questo il dilemma della società contemporanea, quello che ci costringe a metterci davanti a una domanda che solo noi abbiamo il diritto di porci, e di rispondere in maniera sincera e autentica. E invece, puntualmente, ci ritroviamo sedute al banco degli imputati a doverci giustificare con gli altri delle nostre scelte, soprattutto quando queste riguardano la maternità.

Perché sono ancora in tanti a considerare donne a metà quelle che non sono madri, o ancora peggio prive della loro umanità. E invece nessuno avrebbe mai il diritto di giudicare una scelta così personale che riguarda solo ed esclusivamente le persone coinvolte. Ma nonostante le lotte, le battaglie e le continue rivendicazioni di questo diritto decisionale, quella dei figli rimane una tematica accesa e discussa.

Ed è un argomento, questo, che abbiamo voluto affrontare con Verena Eleonora Brunschweiger, filosofa, sociologa e autrice tedesca conosciuta soprattutto per quella affermazione, quasi shock, di non fare figli per salvare il pianeta. È stata attaccata e criticata, per una teoria che in realtà è stata già sdoganata in diverse parti del mondo e che è direttamente collegata al problema del sovrappopolamento. L’abbiamo raggiunta telefonicamente per farci spiegare il suo lavoro e le sue idee scoprendo che dietro a quella frase estrapolata, e messa sotto accusa, in realtà c’è molto di più.

Avere meno figli per salvare il nostro pianeta

“Posso dire che sono “diventata famosa” tre anni fa, proprio a seguito dell’uscita del libro Kinderfrei statt kinderlos (Childfree, not Childless), dove ho spiegato l’importanza di avere meno figli per salvare il nostro pianeta”.

Inizia così la nostra intervista a Verena che ci parla subito dello shock e dello scandalo nel quale il suo libro è precipitato dopo l’uscita. Ma non solo, ci ha raccontato anche di come genitori e giornalisti abbiano attaccato il suo testo e la sua persona, quando in realtà lo slogan Save the earth, don’t give birth è qualcosa di cui molti parlano già da tempo.

“In Inghilterra e negli Usa se ne parla già da tempo, ma in Germania assolutamente no. È forse per questo che in molti mi hanno attaccato. Ma la mia non è stata di certo un affermazione fatta a caso, il mio stesso libro va oltre quello slogan. Evidenza e prende in considerazione studi nuovi sull’ambientalismo e sul femminismo”.

Il femminismo è un tema ricorrente negli studi e nella produzione letteraria di Verena Brunschweiger. Basta guardare alle sue pubblicazioni, dopo Kinderfrei statt kinderlos (Childfree, not Childless), infatti, l’autrice ha pubblicato anche Fuck Sexism Ageism, Lookism, Slutshaming. Polyamory e A Feminist’s Journey in the Childfree Movement che, come il titolo stesso spiega, affronta le materie del femminismo e del sessismo.

“Adoro sopratutto le femministe di una volta“, ci ha confessato “Come Gloria Steinem, Janice Raymond, Sheila Jeffreys. Hanno scritti libri fantastici e sono sempre state loro stesse, senza ipocrisia”.

Verena Brunschweiger si dichiara una femminista radicale, ma come intende il femminismo è stata lei stessa a raccontarcelo: “Femminismo radicale per me significa combattere ogni soggiogamento ai danni delle donne. Oggi, molte persone pensano che la questione di genere possa essere risolta con uno stipendio uguale, con la divisione delle faccende domestiche, ma per fare uscire la donna da quel ruolo stereotipato, serve molto di più! Serve restituire a tutte le donne il potere dell’autonomia femminile. Come mi lascio trattare? Come voglio che gli altri mi vedono? Posso accettare che ci sono donne che non voglio figli? Quelle che vivono la libertà sessuale, e altre ancora che scelgono di fare le madri surrogate?. Queste sono le domande che dovremmo porci”.

Abbiamo chiesto a Verena anche cosa ne pensa del femminismo oggi, che più che una battaglia, sembra essere diventata la tendenza del momento della quale discutere sui social network.

“Sì, definirsi femminista è di moda, ma è davvero femminista fare oggetto l’argomento e non combattere per davvero le ingiustizie del mondo? Le femministe, da secoli, lottano contro le ingiustizie e le disparità, anche contro il razzismo, il capitalismo e l‘omofobia”.

Una domanda, a questo punto, ci sembra quasi obbligata: quanto c’entra il femminismo con la scelta di non essere mamma?

“La riproduzione è l’imperativo cruciale del patriarcato. Ci sono tantissimi svantaggi per una donna quando sceglie di diventare madre, svantaggi che non riguardano invece l’uomo. Le madri subiscono ogni giorno dei pregiudizi, da ogni punto di vista, economico, sociale e fisico. Mi sono chiesta tante volte perché diventare vittima di tutto questo quando nel mondo ci sono già miliardi di persone”.

Quindi si tratta di una scelta femminista, ma anche ambientalista?

“Esattamente. Le tematiche relative all’ecologia sono diventate importantissime per tutti, non possiamo più ignorarle se vogliamo continuare ad abitare il nostro pianeta, anche tra 20 o 30 anni. La sovrappopolazione sarà la morte del mondo e questa non è una teoria che ho sviluppato io, ma un dato di fatto”.

Verena ha le idee chiare, su questo non c’è dubbio. Ma cosa pensano, invece, gli amici e i familiari delle sue scelte? “Mio marito mi sostiene sempre, non c’è un giorno in cui non lo faccia. E anche mio padre è uno dei più grandi sostenitori del mio lavoro e di tutte queste battaglie in cui sono diventata parte attiva. Aggiungo anche che ho trovato amici nuovi, persone che la pensano proprio come me, che sono arrivati da me attraverso il mio libro. È bello non sentirsi soli”.

Pensi che quando si sceglie di esporsi così tanto, e con pensieri che in qualche modo sono lontani dalla cultura che appartiene alla nostra società da anni, si corre il rischio di ritrovarsi soli?

“Sì, ma io non sono più sola. Intanto mi sono avvicinata moltissimo al movimento britannico BirthStrike che trovo molto affine a tutto ciò in cui credo. E anche in Germania, alla fine, ho trovato gli alleati con i quali combattere le mie battaglie, come Population Matters o Population Balance”. 

L’ultima domanda di rito: c’è qualcosa ti senti di dire alle giovani donne di oggi e alle nostre lettrici?

“Assolutamente sì: riflettete profondamente sulle vostre scelte e poi prendetele. Io ho 41 anni e ancora oggi, nonostante le mie posizioni ben delineate, mi trovo davanti a persone che cercando quasi di farmi cambiare idea, che continuano a dirmi che dovrei fare un figlio. Ma io ho fatto mia quella libertà per la quale ho lottato ieri e oggi, la stessa per la quale hanno combattuto molte donne prima di noi. Ho così tante cose da fare, progetti da realizzare e ho davvero voglia di cambiare un mondo fatto di disastri climatici, per continuarci a vivere”.