Dobbiamo superare il tabù delle mestruazioni

Intervista a Giorgia Vezzoli, autrice del libro Period Girl. Perché «le mestruazioni sono spesso ancora innominabili»

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Robin vi starà simpatica, del resto tutte noi possiamo riconoscerci in questo personaggio, anche a piccole dosi. In questo senso la sua “creatrice” ce lo conferma: «È la summa di alcune caratteristiche che mi appartengono o appartengono a donne e ragazze che conosco. Più che altro forse Robin, attraverso il suo legame con la terra, incarna un po’ il femminile come “archetipo”, come capacità di entrare in connessione con la natura».

Ma chi è questa Robin? Lei è la protagonista del libro Period Girl, dell’autrice Giorgia Vezzoli, un testo che ha come obiettivo quello di superare tutti i tabù legati alla mestruazione. In libreria dal 29 ottobre, questo libro dedicato a grandi e piccole donne, è il primo romanzo italiano che trasforma le mestruazioni, da tabù innominabile a protagoniste assolute.

L’obiettivo della lettura? Quello di cambiare e trasformare l’immaginario collettivo proprio grazie a un viaggio da percorrere insieme a Robin, la protagonista del romanzo. Ma lasciamo che sia l’autrice stessa a raccontarci qualcosa di Period Girl. Abbiamo raggiunto Giorgia Vezzoli per farci raccontare l’idea e l’evoluzione del libro.

Ciao Giorgia, chi sei e cosa fai nella vita?
Sono una poetessa e una scrittrice. Mi piace, in particolare, scrivere storie che io definisco “evolutive” e che disfino con amore i pregiudizi. Il mio primo libro pubblicato è stata una raccolta poetica e ancora oggi scrivo poesie che diffondo in rete. Ho poi iniziato a pubblicare narrativa con Mi piace Spiderman… e allora? (Ed. Settenove), romanzo sugli stereotipi di genere che è ormai diventato un piccolo classico della letteratura femminista italiana per l’infanzia, Ti amo in tutti i generi del mondo (Giraldi) sulla spinosa questione dell’identità di genere e il recentissimo Period Girl (Settenove) sulle mestruazioni. Mi piacciono le sfide, insomma. Sono attiva nel contrasto alle discriminazioni di genere e mi interessano i temi legati alla diversità. Mi occupo anche di comunicazione nel mondo del sociale.

Parliamo del tuo ultimo libro: il flusso mestruale che da tabù diventa super potere, ci racconti come è nata l’idea di Period Girl?
L’idea è nata da una sfida che mi sono posta: quella di provare a rivoluzionare l’immaginario collettivo delle mestruazioni e poter essere d’aiuto alle ragazze in procinto di avere il menarca a vivere bene, anzi con orgoglio, questo avvenimento. E cosa c’è di meglio, per farlo, della storia di una supereroina che ha un superpotere proprio in corrispondenza delle sue mestruazioni? Un superpotere, tra l’altro, che trae origine dall’energia creativa del ciclo femminile.

Miti e pregiudizi: esistono ancora quando si parla di mestruazioni?
Forse oggi esistono meno miti perché c’è più informazione, ma esiste comunque, a mio parere, il grande pregiudizio che le mestruazioni siano qualcosa di sporco o di cui vergognarsi, che in qualche modo altera in maniera negativa la capacità di giudizio delle donne. Un pregiudizio insidioso e sicuramente da superare.

Perché le mestruazioni sono ancora un tabù?
Partiamo da un semplice esempio: le mestruazioni sono spesso ancora innominabili. Sovente si preferisce la parola “ciclo”, che però non è proprio corretta come sinonimo, o altri vari epiteti che ti permettono di non dire quella parola durante una conversazione, quasi fosse una cosa sconveniente. È quindi molto importante parlare di mestruazioni, anche senza occultarle, affinché lo stigma che ancora si portano appresso, un po’ alla volta, sparisca.

Un’indagine condotta da Lines conferma che Il 48% delle donne si sente in imbarazzo a parlare del ciclo mestruale in pubblico, secondo te perché? L’educazione mestruale in questo senso è ancora troppo arretrata?
Credo che ci sia ancora un profondo imbarazzo perché si fa ancora fatica a parlare di corpo e sessualità femminile in generale, soprattutto a parlare di corpo femminile in modo diverso da un oggetto sessuale a beneficio dello sguardo maschile. Le mestruazioni, in particolare, mettono insieme due grandi tabù: quello della genitalità e sessualità femminile da una parte e quello del sangue dall’altra, che nella nostra società spesso associamo a qualcosa che ci fa senso piuttosto che a simbolo di vita. Oggi per fortuna c’è molta più attenzione all’educazione mestruale ed è nata anche una sorta di attivismo sul tema, ma penso ci sia ancora diversa strada da fare. Ho voluto scrivere Period Girl perché, mentre penso che ci siano diversi e bellissimi libri divulgativi per le ragazzine, sentivo tuttavia la mancanza di storie in cui le mestruazioni fossero protagoniste.

Sulla descrizione del tuo libro leggiamo: età di lettura 10 anni. Credi quindi sia importante sensibilizzare già da questa età le giovani donne del futuro?
Penso che sia importante aiutare le ragazzine ad accogliere questo fenomeno con serenità. E uno dei modi che credo siano più efficaci con cui farlo, soprattutto in un’epoca in cui il menarca pare essere sempre più precoce, è attraverso le storie. Le storie hanno il pregio di farci identificare con i personaggi e di sperimentare le cose da un altro punto di vista in maniera molto semplice e, spesso, anche divertente.

Consigli alle mamme che ci leggono di regalare questo libro alle loro bambine? E magari di leggerlo insieme?Sì, il libro è una storia molto scorrevole che offre al contempo, soprattutto leggendolo insieme, tanti spunti di riflessione, da quelli molto pratici (penso al kit del primo mestruo) a quelli più “spirituali” (penso al potere creativo del ciclo mestruale). Offre un punto di vista diverso per provare a rendere orgogliose le figlie delle loro mestruazioni, un’operazione tutt’altro che facile! Dà infine la possibilità alle mamme di ripercorrere il loro stesso vissuto, soprattutto se in passato non è stato proprio positivo, dando al proprio corpo una nuova prospettiva di sapere e di bellezza.