Pubblicità selvaggia, il moltiplicarsi di gente che si spaccia per chirurghi plastici o chirurghi estetici, cioè specialisti in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica e invece non lo è, il boom del turismo estetico che comporta rischi elevatissimi per i pazienti prima, durante e dopo gli interventi.
Il Dr. Paolo Santanchè, uno dei più importanti chirurghi plastici estetici italiani di fama internazionale, che da anni si batte per difendere la sua professione e per tutelare la salute dei pazienti, denunciando la mancanza di regole e la generale noncuranza, ci spiega perché siamo arrivati a quello che lui stesso definisce un “Far West della chirurgia estetica”.
Perché ha parlato di Far West della chirurgia estetica, la situazione è peggiorata?
Ci sono vari aspetti che hanno contribuito a creare questa situazione. Il primo riguarda la mancanza di una regola in Italia che renda obbligatorie le specializzazioni. Ciò significa che un neolaureato in chirurgia può fare praticamente tutto, tranne l’anestesista e il radiologo. E questo è grave soprattutto in chirurgia dove il campo è molto specifico e ogni specialista dovrebbe poter fare solo gli interventi che riguardano il suo settore.
Il secondo motivo riguarda la pubblicità selvaggia cui si lega il fenomeno dei falsi specialisti, “personaggi” che si reclamizzano come chirurghi estetici ma non sono specialisti in chirurgia plastica, di cui la chirurgia estetica è una branca, insieme a quella ricostruttiva. Eppure la legge parla chiaro: chi si spaccia specialista in una branca e non lo è, va espulso dall’ordine, cosa che in tanti anni non ho mai visto fare, neanche a seguito di segnalazione. Siamo quindi di fronte a un comportamento grave. La pubblicità poi è proprio degenerata, anche a causa di Internet, siamo bombardati da individui che millantano titoli e specializzazione che spesso non si possono verificare. In Italia c’è una pletora di operatori del settore, ma gli specialisti veri, quelli che hanno tutti i titoli corretti, saranno meno della metà.
Quali sono le conseguenze per i pazienti?
Il paziente è in balia di tutto questo, fatica a distinguere chi è davvero competente e chi no, proprio a causa di molti di questi messaggi pubblicitari che definirei deliranti. La prima regola è verificare l’attendibilità dei titoli. Se si è onesti per davvero, non si deve mentire mai, nemmeno per fare pubblicità dicendo che si ha la specializzazione in chirurgia estetica, mentre si è specialista in un’altra branca oppure specialista in niente. Se ciò avviene, il paziente è autorizzato a sospettare. Io consiglio sempre ai pazienti di consultare il sito FNOMCeO. Lì si trovano tutti dati di un medico, anno di laurea e le eventuali specializzazioni.
Purtroppo non si è fatto ancora nulla per contrastare questa pubblicità selvaggia, malgrado diverse segnalazione da parte dei medici.
Secondo lei perché c’è così tanta noncuranza?
Sinceramente non lo so e non riesco a capirlo, ma è lo stesso motivo per cui non si rispettano più le regole in generale. Oggi ognuno fa quello che vuole e nessuno dice niente. Il problema non riguarda solo la chirurgia estetica, ma direi che investe la nostra società a 360 gradi. Alla fine però chi ci va di mezzo sono i cittadini e per quanto riguarda il mio settore i pazienti che non sono tutelati e sono in balia di questa pubblicità selvaggia.
Già tempo fa aveva parlato dei furbetti del master
Venti anni fa avevo scritto un libro, Come difendersi dal chirurgo estetico, perché allora la specializzazione era in chirurgia plastica, ma chi non l’aveva, per poter esercitare le attività del settore si inventò l’espressione “chirurgia estetica”. Le università hanno iniziato a organizzare i master in chirurgia estetica, ma il master in tutto il resto del mondo è un complemento della specializzazione, una super specializzazione. In Italia nessun chirurgo plastico ha un master in chirurgia estetica, perché quest’ultimo è semplicemente un corso informativo che non fornisce alcuna competenza per operare. Infatti la società di chirurgia plastica lo aveva proprio specificato, tant’è che nessun chirurgo plastico ha mai fatto il master: sarebbe come mandare un laureato alle elementari! Ma i pazienti di solito non lo sanno e si lasciano ammaliare da questi presunti titoloni. Tutto questo crea una brutta immagine a un lavoro che tanti chirurghi invece svolgono seriamente, con impegno, con amore, con dedizione, onestamente pensando solo al benessere del paziente.
Un altro problema è il fenomeno del turismo estetico che comporta molti rischi, che cosa ne pensa?
Spesso vengono pubblicizzate queste cliniche o strutture ospedaliere all’estero, in Albania ma non solo, dove vengono eseguiti interventi di chirurgia estetica a basso costo. E spesso per invogliare i pazienti, si sottolinea il fatto che i medici sono tutti italiani. Ma già questo deve mettere in guardia, anche perché lì i guadagni sono tutti per la clinica e non per i medici. Quindi si deve riflettere sui motivi che hanno spinto questi medici italiani ad andare all’estero a esercitare la professione.
Bisogna anche pensare a tutti i rischi che comporta il farsi operare all’estero, a basso costo, senza una piena comprensione dei metodi impiegati e senza garanzie sulla sicurezza post-operatoria.
Il mio maestro diceva: ‘Il chirurgo plastico è uno psichiatra col bisturi”, perché la componente psicologica in questa professione è fondamentale. Non basta saper fare alla perfezione un’operazione, ma bisogna comprendere quelle che sono le esigenze del paziente e ottenere i risultati giusti. Chiaramente bisogna affidarsi a un vero chirurgo plastico che ha come obiettivo la risoluzione del problema, non a venderti qualcosa.