Charlotte Cardinale: “Volevo parlare di sogni nel cassetto ma poi è nato Deserti abitati”

Charlotte Cardinale ci racconta del suo brano "Deserti abitati", del velo da sposa e del suo sogno di lavorare con Serena Brancale

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Pubblicato:

Charlotte Cardinale, ecclettica cantautrice siciliana, ci ha regalato un brano profondo, Deserti abitati (Nicotina Dischi / Ada Music), che racconta la contraddizione, già tutta nel titolo, di chi ha perso fiducia nel futuro cerca sollievo in distrazioni effimere. Eppure, in questo smarrimento, resta vivo il desiderio di donarsi, di accogliere il dolore altrui e di condividere il proprio. Anche nel caos, sopravvive la voglia di restare vicini e presenti. In questo viaggio, la fragilità non è una sconfitta, ma una soglia che, pur causando dolore, apre lo sguardo a nuove opportunità.

Il tuo singolo Deserti abitati, uscito il 30 maggio, ha un titolo molto evocativo. Com’è nato questo brano?
È una storia un po’ atipica. Ho partecipato a un evento a Roma che si chiama “360”, dove vengono invitati quattro cantautori a scrivere un brano su una parola sorteggiata. A me è toccata la parola “comodino” — non proprio semplice. Inizialmente pensavo di parlare di sogni nel cassetto, qualcosa di positivo. Ma in quel periodo le notizie al telegiornale erano molto pesanti, piene di conflitti e tragedie. Così ho deciso simbolicamente di “rifiutare la speranza nel comodino” e affrontare l’impotenza che proviamo davanti alle ingiustizie del mondo. Da qui nasce Deserti abitati.

E infatti il titolo del brano contiene una contraddizione, “Deserti abitati“, qual è il suo significato?
Proprio così, è una contraddizione voluta. I “deserti abitati” sono quei luoghi un tempo pieni di vita, ora ridotti in macerie dalla guerra. Ma quelle terre non sono vuote: ci sono ancora le anime, i ricordi, le storie. Sono deserti, ma ancora abitati nel profondo.

Il singolo fa parte di un progetto musicale più ampio, giusto?
Sì, è solo l’inizio di un nuovo percorso. Voglio parlare di tematiche che mi stanno a cuore: le mie radici, il mio legame con la Sicilia, il mio modo di vivere e sentire la musica. Questo progetto sarà un viaggio dentro di me, nella mia terra e nel mio linguaggio musicale.

Charlotte Cardinale
Anna Pfeiffer
Charlotte Cardinale

Quanto ha influenzato la Sicilia il tuo modo di comporre e cantare?
All’inizio, poco. Ho iniziato scrivendo e cantando in inglese, perché a casa ascoltavamo solo musica anglofona — David Bowie, Oasis, Whitney Houston, Alicia Keys… Poi ho riscoperto il cantautorato italiano e ho iniziato a scrivere in italiano. Ora sto integrando anche il dialetto siciliano, immagini, suoni e ricordi della mia terra.

Quali artisti ti hanno più influenzata?
Come dicevo, sono cresciuta con Bowie — mio padre è un suo super fan! Poi Oasis, Lauryn Hill, e tutta la scena R&B e soul americana. Sono influenze che, anche se non sempre evidenti, mi accompagnano sempre.

Se potessi collaborare con un’artista italiana, chi sceglieresti?
Serena Brancale, senza dubbio. La seguo da sempre ed è un punto di riferimento enorme per me.

Quando hai capito che la musica sarebbe diventata la tua vita?
A 19 anni, quando mi sono trasferita a Roma. Ho iniziato a scrivere, suonare nei locali, e lì ho capito che volevo fare questo per sempre.

Sei l’unica musicista in famiglia?
Sì, l’unica “pazza” che ha scelto questa strada! Ma sono fortunata: la mia famiglia mi supporta in tutto e fa il tifo per me. È un grande regalo.

Ora vivi a Malta. Come mai questa scelta?
Dopo dieci anni a Roma sentivo il bisogno di cambiare aria. Malta è vicina all’Italia ma ha un mondo musicale molto diverso, più internazionale. Mi sto trovando benissimo, soprattutto per quanto riguarda i live.

Charlotte Cardinale
Anna Pfeiffer
Charlotte Cardinale

Ultima curiosità: nel videoclip di Deserti abitati indossi un abito bianco, quasi da sposa. Come mai?
In realtà è un velo da sposa! Volevamo rappresentare la speranza come una figura femminile abbandonata all’altare. Le trecce lunghe, il bianco… richiami a mondi antichi e fragili. Era un’immagine forte, in grado di evocare il tema contrastante del brano.

Italiaonline presenta prodotti e servizi che possono essere acquistati online su Amazon e/o su altri e-commerce. In caso di acquisto attraverso uno dei link presenti in pagina, Italiaonline potrebbe ricevere una commissione da Amazon o dagli altri e-commerce citati. I prezzi e la disponibilità dei prodotti non sono aggiornati in tempo reale e potrebbero subire variazioni nel tempo: è quindi sempre necessario verificare disponibilità e prezzo su Amazon e/o su altri e-commerce citati.