Simone Borin, che è morto due volte

Quel giorno di luglio del 2005, sua figlia era stata uccisa. E con lei era morto anche lui. Oggi Simone Borin si è spento all'età di 46 anni

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Aveva solo 22 mesi, Matilda, quando è stata uccisa. Senza un perché, senza un colpevole, lasciando un vuoto troppo grande da colmare per papà Simone che quel giorno di luglio ha dovuto imparare drammaticamente a sopravvivere alla morte di sua figlia.

A ucciderla era stato un colpo violento, sferrato all’altezza della schiena, forse un calcio, che le causò lesioni al fegato, al rene e una costola. Dopo un’ora di lunghissima Agonia, la piccola Matilda Borin è morta. Il caso lo ricordiamo tutti, anche se sono passati anni, anche se quell’assassino non ha mai avuto un volto per noi. Tutti ci siamo chiesti quale fosse il nome e il movente di tanta ferocia. Se lo è chiesto anche Simone, suo padre, ogni giorno della sua vita da quel maledetto luglio del 2005.

In quella casa a Roasio, nel Vercellese, mentre Matilda moriva c’erano solo due persone: sua madre Elena Romani e Antonio Cangialosi, il suo compagno. Chi ha sferrato il calcio? Chi ha ucciso la bambina? A distanza di anni entrambi sono stati assolti da tutte le accuse di omicidio preterintenzionale. Prima Elena e poi il suo compagno.

 

Simone Borin, però, non ha mai smesso di lottare. Non si è mai arreso alle decisioni dei giudici, alle indagini chiuse e alle accuse cadute, alle assoluzioni in giudizio della madre di sua figlia e del suo compagno. Qualcuno aveva ucciso Matilda quel giorno di luglio del 2005, e lui aveva tutto il diritto e il dovere di conoscere il nome dell’assassino, di vederlo in carcere.

Matilda Borin
Fonte: ANSA
Matilda Borin

E quelle domande, rimaste a lungo senza risposta, lo hanno tormentato. Hanno scavato dentro così a fondo fino a creare delle ferite insanabili. Perché quel giorno, insieme a Matilda, era morto anche lui. Lo conferma anche chi lo conosceva bene che, a quell’addio improvviso e così ingiusto, l’uomo non si era mai rassegnato.

Aveva solo 29 anni, Simone, quando la sua bambina è stata uccisa. E chissà quante cose voleva fare e condividere con lei. L’avrebbe presa per mano e le avrebbe mostrato il mondo, l’avrebbe vista crescere, diventare una ragazza e poi una donna. Sarebbe stato al suo fianco per tutta la vita, per gioire dei suoi successi, per sorreggerla nei fallimenti, perché è questo che fa un papà. Ma qualcuno ha scelto di strappare via quei sogni, di ridurli in frantumi, di distruggere per sempre quella vita che entrambi meritavano di vivere.

Da quel giorno di luglio Simone Borin non si è più ripreso. E la disperazione, si sa, è un mostro che ti divora da dentro fino a consumarti l’anima e il corpo. Così sono giunti problemi fisici che sono peggiorati, giorno dopo giorno. E alla fine Simone ha smesso di lottare. È morto all’età di 46 anni all’interno dell’ospedale di Busto Arsizio a causa di complicazioni dovute a una broncopolmonite.

A raccontare tutto il dolore di questi anni ci ha pensato Marco Cirigliano, un suo amico che con lui aveva condiviso il dolore più grande, quello della perdita di una figlia. In un saluto commosso pubblicato sul suo profilo Facebook ha augurato all’uomo di aver riabbracciato la sua bambina. Ed è quello che auguriamo anche noi, a Simone, che è morto due volte.

Ciao Simone,
il pensiero che stai riabbracciando tua figlia mi devasta completamente. La vita, in maniera differente, ci ha riservato un qualcosa con cui avremmo dovuto fare i conti per tutta la vita. Ed un giorno, dopo tanti anni che non ci vedevamo, dai tempi spensierati dell’oratorio San Filippo, ci siamo ritrovati al campetto dove ci sono le nostre bimbe, Chiara e Matilda. E lì da una parte è bastato guardarci, dall’altra però per rabbia, dolore, ingiustizia abbiamo capito che una pace per noi non ci sarebbe mai stata. Nessuno può capire …
Simone, il 2 Luglio 2005, forse sei morto anche te, hai provato in tutti i modi a capire, e quando non riuscivi a capire ti ribellavi, a tuo modo, era il papà di Matilda, ne avevi tutto il diritto. Simone il giorno che ci siamo visti al campetto, me lo porto nel cuore, ho trovato un amico di tanti anni prima … un papà, come me, senza una figlia da poter abbracciare
Ora fallo Simone, con tutto l’amore che hai dentro. Stringiti Matilda forte a te. E se è vero come ci eravamo detti, che magari le nostre bimbe stavano giocando insieme, ti chiedo di strizzare l’occhiolino a Chiara. Non dirle che mi manca terribilmente Simone, lo sa già, ricordi anche questo ci dicemmo quel giorno che ci guardavano.
Ciao Simone, ora sei in Pace davvero.
Ti voglio bene
Marco