Intellettuale, femminista, madre di tre ragazzi, una delle prime donne avvocato in Francia nonché la più famosa. Il nome di Gisèle Halimi accompagna quello di Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, di cui era la legale, ma soprattutto brilla tra le tante battaglie femminili che ha combattuto, in prima persona, fino alla fine. E quando quel 28 luglio del 2020, a solo un giorno di distanza dal suo 93esimo compleanno, l’intellettuale franco-tunisina si è spenta, il mondo intero non ha detto solo addio alla donna, ma alla combattente più grande, coraggiosa e instancabile per i diritti delle donne.
«La Francia perde un grande combattente per l’emancipazione delle donne», ha commentato il presidente Emmanuel Macron. «Instancabile ribelle, ha combattuto tutta la vita per migliorare il destino delle donne», ha affermato la ministra per la Parità, Elisabeth Moreno. «La sua ossessione era la giustizia per tutte, e forse dovrei dire per tutte», ha ricordato il ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, anche lui avvocato di fama.
Chi è Gisèle Halimi
Una francese di sangue misto, così si definiva Gisèle Halimi. Nasce in Tunisia nel 1927 da una famiglia modesta di religione ebrea e sin da bambina vive sulla sua pelle, e in varie forme, le differenze e le discriminazioni di genere. Prima la sua cultura e la lingua araba, poi la religione e l’antisemitismo, e infine il fatto stesso di essere donna. Un peso, questo, con la quale convive fin dalla sua nascita riconoscendo la delusione negli occhi dei genitori che speravano di avere un maschio.
Racconterà di quella madre, che ha sempre mostrato la sua preferenza per i suoi fratelli, affermando che la sua unica speranza era quella che le altre donne non somigliassero alla donna che l’aveva delusa. Suo padre, invece, preso alla sprovvista dalla determinazione e dal coraggio della piccola Gisèle fin dalla tenera età, la sosterrà sempre, nonostante l’appartenenza a quello che è considerato il sesso debole.
Gisèle, la piccola femminista
Forse è proprio a causa di quell’affetto, e della complicità madre-figlia negata sin dalla nascita, che Gisèle sviluppa un senso di giustizia e di eguaglianza ribellandosi all’interno della società, ma prima ancora della sua famiglia. Pretende, infatti, che anche i suoi fratelli si occupino delle faccende domestiche e che, almeno all’interno della sua casa, sia abolita l’indegna abitudine di dover servire gli uomini a tavola.
A tredici anni inizia uno sciopero della fame per ribellarsi all’ordine di rifare il letto a suo fratello ogni giorno. I genitori si arrendono alla sua volontà e accettano la richiesta, di quell’episodio, sul suo diario segreto, Gisèle scriverà: “Oggi ho vinto il mio primo pezzetto di libertà”.
E saranno proprio quelle differenze di genere, unite al razzismo e all’antisemitismo che vive sin dalla sua infanzia a darle l’energia, quella forza selvaggia per affrontare il mondo secondo le sue regole e per farsi portavoce di un messaggio di uguaglianza e parità.
Gisèle, l’avvocato
Nel 1972 Gisèle Halimi appare nel suo primo, grande processo, difendendo Marie-Claire Chevalier, la ragazza minorenne processata per aver abortito in seguito a uno stupro. Sono gli anni in cui si crede ancora di dover ricorrere al matrimonio riparatore per il buon senso, per insabbiare tutto e per assecondare la volontà della società.
Ma Gisèle non lo fa, lei mobilita l’opinione pubblica, lei apre la strada alla depenalizzazione dell’aborto con la legge Veil che sarà, poi approvata, qualche anno dopo. Viene etichettata dai suoi colleghi un’avvocato irrispettoso, un titolo, quello, che lei stesso riprenderà come titolo nella sua autobiografia del 2002.
Troppo avanguardista, ribelle e irriverente per gli altri, ma mai per se stessa. Nel 1978 un altro grande processo a Aix-en-Provence la vede nell’aula del tribunale. Questa volta Halimi difende due donne, violentate da tre uomini, chiedendo che venisse adottata una legge che riconoscesse lo stupro come un crimine.
L’impegno politico e sociale
Nel 1971 fonda l’associazione “Choisir la cause des femmes”, sono anni, quelli, in cui Gisèle è impegnata su più fronti. Firmerà insieme ad altre 342 donne il famoso manifesto pubblicato sul Nouvel Observateur dove le stesse dichiaravano di aver abortito, sfidando il divieto di allora. Nel 1981 viene eletta deputata del partito socialista e continua le sue battaglie anche in parlamento per l’emancipazione femminile e per l’interruzione volontaria della gravidanza.
Madre di tre splendidi ragazzi, Gisèle aveva confessato una volta che le sarebbe piaciuto avere una figlia femmina per farle raccogliere ed ereditare il suo impegno femminista.
Una storia che ha bisogno di parità
Gisèle Halimi l’avvocato, la femminista, la temeraria e l’irriverente. Gisèle Halimi, la donna che va ricordata alla stregua dei grandi uomini. Con questa premessa, una dozzina di attiviste femministe si sono riunite davanti al Pantheon di Parigi dopo la morte dell’intellettuale, non solo per ricordarla, ma anche per rivendicare il suo diritto a rientrare nella cerchia degli illustri della storia transalpina. Perché Gisèle Halimi, instancabile avvocato e attivista, ha cambiato la vita di tutte le donne. Perché ha cambiato le leggi e ha scritto una nuova storia secondo regole moderne, basate sull’uguaglianza e la parità di genere. Perché i testi relativi al diritto all’aborto e alla criminalizzazione dello stupro portano anche, e soprattutto la sua firma.
Perché la storia di Gisèle ha bisogno di parità. In base a quanto riportato dalla rivista francese Le Figaro, dalla morte dell’attivista franco-tunisina sono state lanciate due petizioni, che hanno raccolto oltre 30000 firme, per chiedere al Governo di seppellire la femminista al Pantheon.
Rousseau, Voltaire, Hugo, Zola e Marat, questi sono solo alcuni degli uomini illustri della storia francese che riposano eternamente all’interno del monumento situato nella capitale. Una storia che però, ancora oggi, sembra caratterizzata dalle differenze di genere dato che all’interno del mausoleo ci sono 73 uomini e solo 5 donne degne di essere ricordate tra i nomi più importanti. E forse, chi lo sa, sarà proprio Gisèle Halimi a ristabilire l’equilibrio a favore delle donne, ma anche delle religioni e delle differenze culturali. Chi lo sa se sarà lei a cambiare, ancora una volta quella storia già scritta, quella fatta solo da uomini bianchi, se riuscirà a lasciare ancora il segno come ha sempre fatto durante tutta la sua vita, magari proprio al fianco di Simone de Beauvoir.