Joan Mitchell, c’era una volta una pittrice

Il suo nome era Joan Mitchell, ed è stata una delle pochissime protagoniste femminili dell'arte e dell'espressionismo astratto americano. Questa è la sua storia

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Esistono storie che per trame, personaggi ed epiloghi sanno essere persino più affascinanti e suggestive delle favole della buonanotte che popolano il nostro immaginario. Lo sono sopratutto perché parlano di coraggio, di forza e di determinazione, e perché raccontano le gesta e le vicende di persone reali, che tutte dovremmo conoscere e alle quali dovremmo ispirarci.

La storia che vi raccontiamo oggi parla di una pittrice americana, di una donna che è riuscita a conquistarsi un posto d’onore in un mondo principalmente fatto di uomini, ma che con gli anni è stata dimenticata dai più, destinata a rimanere nell’ombra dei suoi colleghi più celebri e famosi, lei che nell’ombra non ci era mai stata.

Il suo nome era Joan Mitchell, ed è stata una delle pochissime donne a riuscire a diventare una delle protagoniste femminili dell’arte e dell’espressionismo astratto. Scopriamo la sua storia.

Chi era Joan Mitchell

La storia di Joan Mitchell comincia a Chicago, il 12 febbraio del 1925. Figlia di un dottore e di una poetessa, cresce in un ambiente ricco di stimoli, ed eredita da suo padre la passione per l’arte. Decide così di trasformare quella passione in una professione conseguendo il Bachelor of Fine Arts e il Master of Fine Art alla School of the Art Institute di Chicago. Dopo gli studi sceglie di trasferirsi a New York, per immergersi nella fervente scena artistica locale. È proprio qui, infatti, che si lascia ispirare e contagiare da artisti come Jackson Pollock e Hans Hofmann, grandi esponenti dell’espressionismo astratto.

Joan Mitchell inizia così la sua personale produzione, sperimentato lo stile dell’espressionismo astratto e ritagliandosi un posto nella società artistica del tempo. È infatti una delle pochissime donne ad avere acceso al The Club, il loft al 39 dell’East 8th Street che diventa il punto d’incontro tra artisti e intellettuali, e che in poco tempo viene considerato il centro del mondo dell’arte di New York.

I miei dipinti sono intitolati dopo che sono finiti. Dipingo dai paesaggi ricordati che porto con me – e ne ho ricordato i sentimenti, che ovviamente si trasformano.

Nel 1951, Joan Mitchell, entra a far parte anche del Ninth Street Show, una mostra storica che segna il debutto ufficiale dell’espressionismo astratto e che fa conoscere il movimento artistico americano in tutto il mondo.

Un’artista dimenticata

Nei decenni successivi, Joan Mitchell, si divide tra Parigi e New York, trasformando la sua arte in un ponte tra la pittura europea e quella americana. I suoi dipinti, che si ispirano ai paesaggi, alla natura e alla poesia sono apprezzati e celebrati. Grazie a quelle pennellate, l’artista, riesce a trasformare sentimenti ed emozioni in un’opera astratta.

Muore all’età di sessantasette anni il 30 ottobre del 1992 a Parigi, lasciando un’importante eredità artistica che oggi è conservata in Europa e nel Mondo. Non è molto conosciuta al grande pubblico, né tanto meno a quello italiano, perché con il tempo il suo nome è stato oscurato da quello di artisti uomini che hanno dominato la scena. Eppure è impossibile dimenticare quanto la sua arte sia stata preziosa per il mondo intero.

Nel Centro Georges Pompidou di Parigi, nella Tate Gallery di Londra e nel Museum of Modern Art di New York è ancora possibile osservare i suoi capolavori.

Joan Mitchell, la sua opera 'Sunflowers'
Fonte: Getty Images
Joan Mitchell, la sua opera ‘Sunflowers’