Villa Trissino di Palladio, l’incredibile storia del gioiello architettonico patrimonio dell’umanità

Situata a due passi da Vicenza, la splendida Villa Trissino ha visto la nascita del genio di Palladio: scopriamo la sua incredibile storia

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Giulia Sbaffi

Web Content Editor

Appassionata di belle storie e di viaggi, scrive da quando ne ha memoria. Quando non è in giro o al pc, riempie di coccole i suoi amati gatti.

Andrea Palladio è considerato uno degli architetti italiani più importanti di sempre, il quale ha dato vita a preziose opere d’arte oggi racchiuse all’interno del Patrimonio UNESCO “Vicenza città del Palladio e le ville palladiane nel Veneto”. Ma c’è un luogo che, seppur non proveniente dal suo genio, è strettamente legato alla sua figura così rilevante per il Rinascimento italiano. Si tratta di Villa Trissino, dove si può dire che sia nato il suo mito. Scopriamo la storia e le bellezze di questa dimora spettacolare.

Dove si trova Villa Trissino

Esistono diverse dimore storiche che portano lo stesso nome: Villa Trissino, di cui stiamo parlando quest’oggi, si trova poco al di fuori del centro urbano di Vicenza, in una località un tempo rurale che si chiama Cricoli. È qui che, circondata da un ampio parco e ben protetta da sguardi indiscreti, si può scoprire il fascino di un’architettura rinascimentale che lega a sé la storica figura di Andrea di Pietro, conosciuto come Andrea Palladio. La residenza si affaccia lungo Strada Marosticana, con un muro di cinta merlato e un ingresso monumentale.

Villa Trissino, la storia

La storia di Villa Trissino affonda le sue radici in un passato molto lontano. Primi cenni di un edificio costruito in località Cricoli, a due passi da Vicenza, risalgono alla fine del ‘400: qui il patrizio veneziano Orso Badoer fece costruire una residenza padronale maestosa, su un terreno vinto al gioco. Si trattava di un’architettura imponente, dai caratteri che ricordavano un castello medievale turrito, decisamente innovativo per il suo tempo. La proprietà finì, nei decenni successivi, nelle mani di Giangiorgio Trissino, ambasciatore papale e grande umanista dell’epoca, molto conosciuto negli ambienti culturali del Rinascimento.

Nel 1535, l’uomo decise di ristrutturare la dimora di famiglia a Cricoli, dandole il suo nome: comparvero dunque le prime tracce di Villa Trissino, che era ormai sul punto di diventare un vero e proprio capolavoro rinascimentale. Giangiorgio, che si dilettava nell’architettura, non volle demolire l’edificio già esistente, limitandosi ad una radicale trasformazione che, da dimora di forme gotiche, venne ammodernata in una residenza rinascimentale con richiami all’architettura romana antica. Probabilmente lui stesso fu responsabile, almeno in parte, dei lavori di ristrutturazione.

Tra i cambiamenti principali, ci fu sicuramente la costruzione di una loggia con tripla arcata situata al piano terra, tra due torri preesistenti: l’opera fu ispirata alla facciata di Villa Madama a Roma, un capolavoro di Raffaello (che Trissino aveva avuto modo di conoscere). Nel 1538, i lavori si conclusero: negli anni successivi, Cricoli divenne un circolo di intellettuali e vide passare numerosi personaggi illustri. Villa Trissino ospitò, ad esempio, il nipote di Papa Leone X, quindi divenne sede dell’Accademia Trissinea, scuola che ebbe il ruolo di educare la gioventù veneta.

Verso la fine del ‘700, la residenza subì nuovi interventi di ristrutturazione ad opera dell’architetto vicentino Ottone Calderari, che rispose all’esigenza del Conte Teodoro Trissino di eliminare le ultime tracce gotiche dell’edificio. Nel corso dell’800, la villa – non più abitata dalla famiglia Trissino – visse un lungo periodo di abbandono e cadde nel degrado. Solo alla fine del secolo, venduta agli Sforza della Torre, la dimora tornò a splendere, seppure in una foggia completamente diversa. Il nuovo proprietario cancellò infatti gran parte degli affreschi e delle decorazioni, realizzando invece una grande stalla per bovini e una serra.

Alla sua morte, nel 1913, Villa Trissino cadde nuovamente in abbandono e divenne quasi un rudere a causa della Prima Guerra Mondiale. Acquistata all’asta da Francesco Rigo nel 1920, la residenza venne adattata ad abitazione rurale e ospitò 150 bovini da latte, che per cinquant’anni contribuirono alla produzione della Centrale Comunale del Latte di Vicenza. Negli anni ’90 la villa e le sue stalle vennero dismesse, ma il valore storico di questo edificio non diminuì: nel 1994 Villa Trissino divenne Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

La figura di Andrea Palladio

In che modo Villa Trissino è legata alla figura di Andrea Palladio? Di sicuro non è una sua opera, ma è il luogo in cui probabilmente tutto ha avuto inizio. Si racconta infatti che Giangiorgio Trissino abbia conosciuto un giovane scalpellino di nome Andrea di Pietro, proprio mentre stava lavorando nel cantiere della villa. Immediatamente ne intuì le doti, quindi decise di curarne la formazione: lo portò anche a Roma in alcuni dei suoi viaggi, permettendogli di studiare le architetture classiche, quindi lo introdusse presso l’aristocrazia vicentina.

Il giovane, impressionato sin da subito dalla villa di Cricoli, non ebbe alcuna esitazione sul suo futuro: seguendo l’insegnamento di Trissino e dei maestri che egli ebbe modo di presentargli, divenne un grandissimo architetto e prese il nome di Andrea Palladio. La sua storia è poi nota, tanto che oggi viene considerato una delle principali figure dell’architettura italiana. Le sue ville palladiane sono protette dall’UNESCO, come capolavori di rilevanza mondiale. E Villa Trissino è in qualche modo la base delle sue future creazioni, soprattutto nella simmetria delle facciate e della disposizione degli interni.

Com’è Villa Trissino oggi

Attualmente, Villa Trissino è una proprietà privata non accessibile al pubblico, ad eccezione di alcuni eventi straordinari che consentono ai visitatori di dare un’occhiata alle sue maestose sale. L’edificio è stato recentemente restaurato, con alcuni lavori avvenuti nel 2021: in questo modo è stato possibile riportarlo al suo antico splendore, soprattutto per quanto riguarda la facciata e l’apparato decorativo. Il piano nobile e quello soprastante sono adibiti a residenza privata, mentre la vicina stalla, che un tempo ospitava i 150 bovini da latte, sono stati lasciati in abbandono per molti anni.

Dopo una lunga controversia, a causa di complicazioni burocratiche che hanno richiesto molto tempo per il loro scioglimento, la stalla è stata finalmente trasformata e convertita ad uso direzionale per uno studio di consulenza legale e finanziaria per le aziende. Ci sono voluti ben 24 anni per portare a termine i lavori, ma ne è valsa davvero la pena: la stalla, ormai riconvertita, è finita sulle pagine di numerose riviste di architettura per il pregio e la raffinatezza dei dettagli. Un importante esempio di come un rudere possa essere rivoluzionato in un’opera architettonica spettacolare.