Museo del Novecento di Italo Rota, storia e curiosità del Palazzo dell’Arengario

Due costruzioni gemelle nel cuore di Milano: andiamo alla scoperta del Palazzo dell'Arengario, che ospita l'interessante Museo del Novecento

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Giulia Sbaffi

Web Content Editor

Appassionata di belle storie e di viaggi, scrive da quando ne ha memoria. Quando non è in giro o al pc, riempie di coccole i suoi amati gatti.

È nel centro storico di Milano, dove sorgono alcuni degli edifici più iconici della città, che si può ammirare il profilo imponente del Palazzo dell’Arengario: è formato da due costruzioni gemelle, che oggi ospitano il Museo del Novecento. La sua storia è ricca di curiosità che ci riportano indietro nel tempo, all’epoca di una Milano che forse nessuno di noi ha avuto la possibilità di vedere. Andiamo alla scoperta di questo splendido palazzo e del suo museo.

Dove si trova il Palazzo dell’Arengario

Milano è una delle città più amate dai turisti, e non solamente per il suo celebre Quadrilatero della Moda e per l’interessante shopping che vi si può fare: è qui che sorgono alcuni splendidi capolavori architettonici, quasi tutti situati nel centro storico. E Piazza del Duomo è forse il fulcro per eccellenza, meta conosciuta soprattutto per il Duomo di Milano con la sua Madonnina e per la Galleria Vittorio Emanuele II. Proprio per “colpa” di queste famosissime attrazioni che catalizzano inevitabilmente gli sguardi, è facile che gli altri edifici circostanti passino inosservati.

Sarebbe un vero peccato, tuttavia, non notare la bellezza del vicino Palazzo dell’Arengario. Sorge proprio accanto al Duomo e di fronte alla Galleria, con i suoi due palazzi gemelli: secondo gli architetti, ciò avrebbe dovuto ridare equilibrio alla piazza, segnando il passaggio dall’antico al moderno. Splendide sono le facciate, realizzate con pregiato marmo e aperte sui due livelli superiori con arcate a tutto sesto. Al piano terra, invece, sono caratterizzate da portali rettangolari e cornici con bassorilievi che rappresentano delicati motivi vegetali, ad opera dello scultore Arturo Martini.

Palazzo dell’Arengario, la storia

La storia del Palazzo dell’Arengario è strettamente legata a quella di Palazzo Reale, un altro edificio iconico di Milano. Il suo nome deriva infatti da arengario, sinonimo di broletto: quest’ultimo termine stava ad indicare, in passato, la sede municipale di un comune. E il broletto di Milano si trovava proprio a due passi dall’edificio, in quel complesso che più tardi venne ristrutturato e trasformato, per l’appunto, in Palazzo Reale. E non è ancora tutto: in quest’area di Piazza del Duomo un tempo sorgeva la cosiddetta Manica Lunga, ovvero due ali sporgenti proprio di Palazzo Reale. Insomma, appare chiaro che il destino dei due edifici sia stato per lungo tempo condiviso.

Ma torniamo a noi: il progetto per la costruzione del Palazzo dell’Arengario venne realizzato dagli architetti Piero Portaluppi, Giovanni Muzio, Gualtiero Galmanini, Vico Magistretti ed Enrico Agostino Griffini. I lavori ebbero inizio nel 1936 e si conclusero circa 20 anni dopo. Grazie al suo carattere innovativo, il palazzo vinse un concorso per il quale venne riconosciuto come cardine del processo di rinnovamento urbanistico del centro di Milano. Purtroppo, a causa della Seconda Guerra Mondiale l’edificio venne abbandonato per diverso tempo. Solo negli anni ’50 venne ristrutturato, e al termine dei lavori fu adibito ad uffici comunali e provinciali.

Non ci resta ora che volare rapidamente fin quasi ai giorni nostri, quando il Palazzo dell’Arengario ha iniziato la sua seconda vita. Nel 2009, infatti, sono cominciati i lavori di ristrutturazione che hanno portato alla nascita della nuova sede del Museo del Novecento (prima le sue collezioni erano ospitate presso il Civico Museo d’Arte Contemporanea, situato al secondo piano di Palazzo Reale e chiuso nel 1998). La sua inaugurazione era inizialmente prevista proprio per il 2009, ovvero nel centenario dell’edizione del Manifesto del Futurismo. Alla fine, tuttavia, il cantiere ha richiesto un anno in più e il museo ha aperto i battenti nel dicembre 2010.

Chi era Italo Rota

Il Museo del Novecento è nato ad opera degli architetti Italo Rota, Emanuele Auxilia, Fabio Fornasari e Paolo Montanari, che hanno realizzato il progetto di ristrutturazione e i notevoli interventi che hanno notevolmente cambiato il Palazzo dell’Arengario. Grande ruolo ha avuto Italo Rota, architetto e designer milanese di talento incredibile, scomparso nel 2024: c’è il suo tocco in molte opere conosciute in tutto il mondo. Ha ad esempio partecipato ad un progetto di allestimento museale del Musée d’Orsay di Parigi assieme a Gae Aulenti, per poi lavorare alle nuove sale della Scuola Francese e alla Cour Carré del Louvre. Sono molto conosciute anche le sue collaborazioni con lo stilista Roberto Cavalli, per il quale ha realizzato diverse boutique in tutto il mondo.

Il Museo del Novecento

I lavori di ristrutturazione del Palazzo dell’Arengario hanno notevolmente modificato la sua struttura. Ad esempio, gli architetti hanno costruito una lunga promenade tra le opere esposte, un vero e proprio viaggio nel mondo dell’arte. Tutti i cambiamenti sono stati realizzati, ovviamente, con l’intento di rendere gli interni più fruibili al pubblico, nella loro nuova destinazione museale. È stata anche costruita una scala a spirale che, dalla fermata della metropolitana Duomo, sale direttamente fino all’ultimo piano. Da qui si gode di un panorama meraviglioso su Piazza del Duomo, ma non c’è bisogno di arrivare in cima: già dalla scalinata, grazie ad ampie vetrate, è possibile dare una sbirciata all’esterno.

La facciata del Palazzo dell’Arengario non ha subito particolari modifiche, bensì solamente un restauro conservativo. Di nuovo è stato invece realizzato un collegamento con Palazzo Reale, attraverso una passerella esterna sospesa. Gli spazi oggi destinati al museo sono quelli all’interno di tutti e tre i piani della prima torre e due sale del secondo pianto di Palazzo Reale. Ma vediamo come sono distribuiti i servizi: al piano interrato del Palazzo dell’Arengario ci sono una sala conferenze e un laboratorio didattico, mentre al piano terra c’è la sala delle mostre temporanee.

Salendo al primo piano, inizia il percorso espositivo vero e proprio: un tempo era possibile ammirare Il quarto stato, il celebre dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo, che oggi è tornato alla GAM. L’itinerario conduce attraverso le opere dell’Avanguardia e del Futurismo, mentre al secondo piano ci sono i settori dedicati al Novecento, alla Metafisica, al Razionalismo e all’Astrattismo. Il terzo piano ospita gli ambienti dell’Arte Informale, dello Spazialismo e degli artisti dell’Azimuth. Infine, la passerella sospesa che porta a Palazzo Reale collega le ultime due sale, dove ci sono le esposizioni del Gruppo T, della Pop Art italiana, della pittura analitica e dell’Arte Povera.