Castello Ruffo di Scilla a picco sul mare, tra storia e curiosità

Tra storia millenaria e mito, il Castello Ruffo domina lo Stretto da una rupe sul mare, custode di epoche, leggende e nobili memorie

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Francesca Secci

Giornalista, esperta di lifestyle

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, scrive soprattutto di argomenti di attualità, lifestyle e cura della casa.

Pubblicato: 14 Maggio 2025 21:05

Immaginate un antico castello arroccato su una rupe che cade a strapiombo nel blu del Tirreno, con le onde che si infrangono contro la scogliera e l’orizzonte che si perde nello Stretto di Messina. Proprio così si presenta il Castello Ruffo di Scilla, maestosa fortezza che domina il borgo marinaro di Scilla, in Calabria.

Questo luogo suggestivo unisce secoli di storia e leggenda in uno scenario di incomparabile bellezza: un vero genius loci che incarna l’anima di Scilla. Con il suo profilo inconfondibile, il castello sembra emergere dalla stessa roccia su cui poggia, a picco sul mare, regalando panorami mozzafiato e alimentando l’immaginazione di chi lo visita.

Il Castello Ruffo di Scilla: una fortezza romantica a picco sul mare

Il Castello Ruffo di Scilla si erge sul promontorio roccioso che divide le due baie del paese: da un lato la spiaggia dorata di Marina Grande, dall’altro il pittoresco borgo di Chianalea con le case dei pescatori adagiate sul mare.

La posizione è a dir poco spettacolare: le mura medioevali sembrano spuntare direttamente dalla scogliera, sospese sul mare, a circa 70 metri d’altezza. Da quassù lo sguardo spazia sullo Stretto di Messina, con la costa della Sicilia di fronte e le acque profonde che, al tramonto, si tingono di viola: non a caso questo tratto di litorale è noto come Costa Viola, denominazione che risale addirittura a Platone.

Il castello è completamente circondato dal mare su quasi tutti i lati, collegato alla terraferma solo da un piccolo istmo, fatto che in passato lo rendeva una fortezza praticamente inespugnabile.

La posizione panoramica che rende il Castello di Scilla unico al mondo

Questa sua collocazione isolata e dominante ne ha definito anche il ruolo: per secoli fu una sentinella sullo Stretto, punto ideale per avvistare navi in arrivo e difendere la costa calabra dagli invasori. Oggi, passeggiando sul bastione panoramico, ci si sente avvolti dallo stesso panorama mozzafiato che incantò generazioni di viaggiatori. Il suono dei gabbiani e il profumo di salsedine accompagnano la vista di barche che punteggiano le acque cristalline in basso. Scilla, del resto, dista solo 20 km da Reggio Calabria, ma sembra un mondo a sé, dove storia e mito si incontrano.

Panorama del castello Ruffo
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Panorama del castello Ruffo

Se si osserva attentamente, si può notare come il castello si armonizzi perfettamente con il paesaggio naturale, quasi fosse un’estensione della roccia stessa. Questo aspetto ha affascinato scrittori e pittori nei secoli passati, che lo hanno spesso ritratto come simbolo della bellezza aspra e selvaggia della costa calabra. L’effetto visivo è particolarmente suggestivo all’alba o al tramonto, quando la luce radente scolpisce le forme del castello e tinge il cielo di tonalità dorate e rosate.

Castello Ruffo tra storia e dominazioni: dai Greci ai Ruffo di Calabria

Le origini del Castello di Scilla si perdono lontano nel tempo, affondando le radici nell’epoca della Magna Grecia. La prima fortificazione sulla “rocca di Scilla” risale infatti al V secolo a.C.. All’epoca Scilla faceva parte dei domini di Rhegion (Reggio Calabria) e il tiranno Anassilao decise di costruire qui una rocca difensiva per proteggere la costa dalle incursioni dei pirati etruschi. Nei secoli successivi fu contesa e rinforzata da varie potenze: Siracusa, Roma, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e infine la nobile famiglia Ruffo di Calabria.

Nel 1533, il castello venne acquistato da Paolo Ruffo e trasformato in dimora signorile. Fu l’inizio di un periodo di trasformazione: da austera roccaforte militare, Scilla divenne una residenza nobiliare. I Ruffo ristrutturarono il complesso adattandolo a palazzo, inserendo lo stemma di famiglia sull’arco d’ingresso. Dopo il terremoto del 1783 e quello devastante del 1908, la struttura subì gravi danni ma fu restaurata e oggi ospita eventi culturali, mostre e un faro marittimo.

La maestosa entrata
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La maestosa entrata

Durante il dominio spagnolo e successivamente borbonico, il castello mantenne un ruolo militare strategico, adattandosi alle nuove tecniche difensive dell’epoca. Nel corso dell’Ottocento divenne anche sede di uffici e guarnigioni, subendo trasformazioni architettoniche significative. Solo nel Novecento, con la dismissione delle funzioni militari, il castello venne gradualmente recuperato e reso accessibile al pubblico.

Cosa rende speciale il Castello Ruffo di Scilla: curiosità e dettagli nascosti

Oltre alla sua storia, il Castello di Scilla è avvolto da curiosità e aneddoti che ne arricchiscono il fascino. Ad esempio, forse in pochi sanno che questa fortezza ospita un faro. Proprio così: dal 1913 una sezione del castello incorpora il Faro di Scilla, gestito dalla Marina Militare.

C’è anche una grotta marina alla base della rupe, visibile solo dal mare, indicata nella tradizione locale come la leggendaria “Grotta di Scilla”. Inoltre, il castello ospita in estate eventi, concerti jazz e persino matrimoni civili, rendendolo un luogo dove il passato si fonde con la vita contemporanea.

Un altro dettaglio affascinante riguarda i sotterranei del castello: si racconta che esistano antichi passaggi scavati nella roccia, oggi chiusi al pubblico, che collegavano la fortezza direttamente alla spiaggia sottostante, probabilmente usati come vie di fuga o accessi segreti in caso di attacco.

In alcune sale restaurate sono ancora visibili tracce di affreschi e decorazioni nobiliari, testimoni del periodo rinascimentale in cui i Ruffo vivevano qui stabilmente. Camminare tra quelle stanze regala la sensazione di essere parte di un’altra epoca.

Il mito di Scilla e Cariddi: la leggenda che avvolge il castello

Non si può parlare del Castello di Scilla senza evocare il mito di Scilla e Cariddi, le due leggendarie creature che secondo gli antichi infestavano lo Stretto di Messina rendendolo uno dei passaggi più temuti dai naviganti.

Il castello visto dal basso
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Il castello visto dal basso

La leggenda racconta che proprio questa rupe fosse la dimora della bellissima ninfa Scilla, trasformata in mostro marino dalla maga Circe. Con sei teste canine e lunghi tentacoli, la creatura attaccava le navi che passavano troppo vicino agli scogli. Sull’opposta sponda siciliana regnava invece Cariddi, capace di creare vortici spaventosi. L’espressione “tra Scilla e Cariddi” deriva proprio da questa doppia minaccia mitologica.

Ancora oggi, la grotta ai piedi del castello e le correnti violente dello Stretto alimentano l’immaginazione popolare e rendono la visita a Scilla un vero tuffo nel mito. Il castello non è solo un luogo da visitare: è un posto da vivere, immaginare e raccontare.

Nel tempo, il mito è stato celebrato da scrittori e poeti: da Omero a Virgilio fino ai viaggiatori romantici del Grand Tour, tutti hanno subito il fascino oscuro di queste acque. Il legame tra Scilla e il mare è indissolubile, ed è questo che rende ogni visita così speciale: ogni pietra, ogni scorcio racconta non solo storia, ma anche leggenda e suggestione.