Il ruolo protettivo della Dieta Mediterranea, patrimonio dell’UNESCO

harvardilpiattosano

L’UNESCO, ovvero l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) è stata fondata durante la Conferenza dei Ministri Alleati dell’Educazione nel 1945.

L’organizzazione delle Nazioni Unite ha il compito di identificare e salvaguardare prodotti culturali o naturali eccezionali, compilando e aggiornando una lista di patrimoni dell’umanità, che rappresentano le più alte espressioni della cultura umana.

L’Italia è una delle nazioni che detiene un grande numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità. E’ stato inserito nei riconoscimenti dell’UNESCO anche un elemento che, seppur intangibile, è ricco per tradizioni culturali tramandate sia per via orale che scritta: la DIETA MEDITERRANEA.

“La Dieta Mediterranea è molto più che un semplice alimento. Essa promuove l’interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. La Dieta si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo”.

Con queste motivazioni nel novembre 2010, la Dieta Mediterranea è stata riconosciuta come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Un patrimonio che riunisce le abitudini alimentari dei popoli del bacino del Mar Mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia, Marocco, Portogallo, Croazia e Cipro), consolidate nel corso dei secoli e rimaste pressoché immutate.

Il termine “Mediterranean Diet” è stato introdotto da  Ancel Keys negli anni ’50. Lo scienziato americano, durante un suo soggiorno in Italia, rimase affascinato dai alcuni i dati emersi ad un convegno sull’alimentazione che si tenne a Roma.  La bassa incidenza di patologie cardiovascolari e di disturbi gastrointestinali della regione Campania e dell’isola di Creta suscitarono l’interesse del biologo americano che cercò di trovare una correlazione scientifica a questo fenomeno.

Dopo decenni di indagini, Keys giunse alla conclusione che il tipo di alimentazione e di stile di vita erano alla base del benessere della popolazione. Una dieta a base di pane, pasta, frutta, verdura, abbondanti legumi, olio extra-vergine di oliva, pesce e pochissima carne era la responsabile dello straordinario effetto benefico sulla popolazione locale.

Un modello alimentare sano ed equilibrato fondato prevalentemente su cibi di origine vegetale e sul loro consumo diversificato e bilanciato, che viene tramandato di generazione in generazione.

Successivamente altri gruppi di ricerca hanno dimostrato, in differenti popolazioni appartenenti ai paesi industrializzati e non, il ruolo protettivo di questo tipo di alimentazione anche per quanto riguarda le malattie cronico-degenerative.

La meta-analisi ha per esempio evidenziato che “la maggiore aderenza alla Dieta Mediterranea è associata in modo significativo con una riduzione della mortalità generale, mortalità cardiovascolare, incidenza e mortalità del cancro, ed incidenza sia del morbo di Parkinson che del morbo di Alzheimer”. (Sofi F. at al. BMJ 2008).

Quindi, la Dieta Mediterranea, schematizzata dai nutrizionisti utilizzando la piramide alimentare, rappresenta una strategia di prevenzione primaria e secondaria delle principali malattie croniche ed è raccomandata e promossa come modello di dieta salubre sostenibile con valenza nutrizionale, sociale e culturale.

piramide-alimentare

Dott.ssa Arianna Bonfiglio, Nutrizionista