Artrite reumatoide e dieta: cosa mangiare e cosa evitare

In occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Reumatologiche, la FIRA onlus parla dei benefici della dieta per tenere sotto controllo l’infiammazione legata alla malattia

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Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Pubblicato: 12 Ottobre 2022 09:46

La dieta

Frutta e verdura, cereali integrali, grassi buoni omega 3: sono gli alimenti consigliati da portare in tavola se si soffre di artrite reumatoide, una malattia cronica che colpisce particolarmente, ma non solo, le articolazioni piccole e grandi del nostro corpo e che può insorgere a qualsiasi età. Si ritiene che attualmente in Italia ne siano affette circa 250.000 persone, in prevalenza donne (2 casi su 3).

“La dieta – sottolinea il prof. Carlomaurizio Montecucco, presidente di FIRA (Fondazione Italiana per la Ricerca sull’Artrite) e Ordinario di Reumatologia, Direttore del Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica dell’Università di Pavia, direttore Struttura Complessa di Reumatologia al Policlinico S. Matteo – non cura l’artrite reumatoide (AR), in quanto il regime alimentare non può sostituire l’indispensabile terapia farmacologica. Una corretta alimentazione può però avere un ruolo significativo, perché contribuisce a controllare l’infiammazione legata alla malattia”.

Cosa mangiare

“Innanzitutto – consiglia l’esperto – è importante tenere sotto controllo il peso, per evitare di gravare sulle articolazioni e perché il grasso produce sostanze che promuovono l’infiammazione. L’obesità è infatti un fattore di rischio per lo sviluppo di AR e si associa anche a una scarsa risposta ad alcuni farmaci utilizzati per il trattamento della malattia.

Come indicazione generale, la dieta mediterranea, con molta frutta e verdura, cereali integrali e grassi salutari è una buona scelta. Questo tipo di dieta contribuisce anche a ridurre il rischio di malattie cardio-vascolari, particolarmente elevato nelle persone con AR.

Frutta e verdura, infatti, poiché ricche di antiossidanti, possono aiutare a ridurre l’infiammazione come dimostrato dalla riduzione della proteina C-reattiva e andrebbero assunte quotidianamente a ogni pasto. Anche cereali integrali, come grano integrale, riso integrale e quinoa, possono aiutare a controllare l’infiammazione.

Tra i grassi, andrebbero preferiti quelli di pesci come salmone, tonno, sardine e sgombro, che sono ricchi di acidi grassi omega 3. Tra gli oli, invece, è raccomandabile quello d’oliva. Anche noci, pinoli, pistacchi, nocciole e mandorle possono utilmente integrare l’alimentazione in quanto ricchi di acidi grassi omega 3. Frutta secca e olio contengono però molte calorie e vanno quindi utilizzati con parsimonia per evitare il sovrappeso”, consiglia il medico.

Cosa evitare

“I cibi che contengono grassi saturi, come fritti, carni grasse (insaccati, salsicce, etc.), burro e margarina, formaggi grassi, prodotti confezionati industriali”, raccomanda il prof. Montecucco. “Limitando questi cibi, l’apporto di proteine, essenziali per mantenere la massa muscolare in chi soffre di AR, può essere garantito dall’assunzione dei legumi. Infine, un bicchiere di vino ogni tanto non fa male a chi soffre di artrite ma bisogna stare attenti alla tossicità epatica, specie per chi è in cura con methotrexate”.

Artrite reumatoide e malattie reumatologiche

Le malattie reumatologiche (artriti, artrite psoriasica, lupus, connettiviti e sclerosi sistemica…) in Italia coinvolgono 15 milioni di persone. Patologie croniche che possono avere pesanti riflessi sulla qualità di vita dei malati. 

“Fino a vent’anni fa se ne curavano solo i sintomi, con cortisone e analgesici, negli ultimi anni si sono fatti avanzamenti molto importanti grazie a farmaci in grado di colpire selettivamente solo le sostanze coinvolte nello sviluppo della malattia, farmaci intelligenti, come anticorpi monoclonali o falsi recettori, che possono essere estremamente efficaci. La cura delle artriti, ma anche delle connettiviti sistemiche, è cambiata in modo straordinario, basti pensare che fino a qualche tempo fa, in caso di malattie come lupus o vasculite, una gravidanza era impensabile e sconsigliata, ora invece si riesce a portarla a buon termine nella maggioranza dei casi. Ma le prospettive della ricerca sono ancora più incoraggianti” aggiunge il prof. Montecucco.

Si sta studiando, per esempio, il ruolo del microbioma orale, intestinale e vaginale, per capire se ha una correlazione con la maggiore incidenza nello sviluppo di malattie reumatologiche nelle donne. Se, come si crede, questo legame sarà dimostrato e se ne comprenderà il meccanismo, si potrà intervenire in modo mirato, anche secondo i principi più recenti della medicina di genere.

Lo studio ancora più approfondito degli auto-anticorpi, ossia quelli diretti contro le strutture del nostro organismo invece che contro gli agenti patogeni, e dei meccanismi di disregolazione del sistema immunitario, potrà consentire di tentare di resettare il malfunzionamento e riportare il sistema alla sua efficienza. Finora invece si è intervenuti per deprimere tutto il sistema immunitario, causando però problemi di immunodepressione.

Per la cura dell’artrite reumatoide, si è compreso che fattori di rischio come obesità e fumo di sigaretta insistono su un terreno genetico e immunologico predisponente alla malattia. Se riusciremo a comprendere meglio quali sono le condizioni di pre-artrite reumatoide si potrà trovare il modo per prevenire lo sviluppo della malattia, dilazionarla o sospenderla. Lo stesso meccanismo si può applicare alle malattie metaboliche come la gotta o ad altre malattie autoimmuni, come le connettiviti, nelle quali vediamo che gli auto-anticorpi compaiono prima dei sintomi. Bisogna affinare quindi la capacità di predizione e saper valutare la gravità del rischio di malattia, così da capire quando trattare in modo preventivo.

Inoltre, sta facendo passi avanti la medicina rigenerativa, con l’obiettivo, non semplice, di ricostruire la cartilagine articolare, soprattutto per la cura dell’artrosi, o dell’osso, per l’osteoporosi.