La vicenda dell’eredità di Stefano D’Orazio è tornata in primo piano negli ultimi giorni, con le nuove dichiarazioni delle parti coinvolte. Nell’aprile 2025 il Tribunale di Roma in primo grado ha riconosciuto la paternità di Francesca Michelon, annullando il testamento che designava come unica erede del batterista dei Pooh la moglie Tiziana Giardoni. Di conseguenza, l’eredità dovrebbe essere divisa a metà tra la vedova e la figlia.
Ora la battaglia legale prosegue in appello. Tiziana Giardoni ha chiesto un risarcimento di 100.000 euro a Francesca Michelon per “danni esistenziali”, sostenendo che il rapporto conflittuale con D’Orazio sarebbe colpa della figlia, e quest’ultima ha replicato con parole molto chiare.
Le accuse di Tiziana Giardoni
Intervistata da Il Messaggero, la vedova di Stefano D’Orazio ha ripercorso la vicenda familiare con toni molto critici nei confronti di Francesca Michelon.
Tiziana Giardoni sostiene che non sia stato il batterista dei Pooh a sottrarsi alla paternità, ma che la madre di Francesca si sia opposta “probabilmente per preservare il suo matrimonio con Diego Michelon”. “Volontà che Stefano aveva sempre rispettato”, ha specificato.
Secondo la vedova D’Orazio, quando nel 2006 la madre della Michelon rivelò la sua nascita, il batterista dei Pooh avrebbe tentato di costruire un rapporto con la figlia, ma la donna sarebbe stata “non affatto interessata a vedersi riconoscere come sua figlia, avanzando sempre e solo richieste economiche“. L’accusa è chiara: la figlia biologica di Stefano D’Orazio, riconosciuta tardivamente su sua esplicita richiesta, avrebbe solo cercato un sostegno economico dal padre.
La replica di Francesca Michelon
Francesca Michelon non è rimasta in silenzio e, come riporta il Corriere della Sera, respinge ogni accusa: “Sono rimasta basita, trovo tutto questo incomprensibile. Devo dire che vivo con estrema fatica l’intera situazione. La vicenda giudiziaria dura da molti anni e a ogni passo si riaprono ferite che procurano sofferenza. Nel leggere le motivazioni ho provato sconcerto, è una versione mai sentita prima”.
“Non ho capito quale sia la mia colpa – ha aggiunto -. Ho inseguito per anni una sola verità, vedere riconosciuto il mio diritto di figlia. E quando un tribunale, dopo un’attesa lunga e dolorosa, ha stabilito ciò che sognavo, qualcuno vuole calpestare questa realtà. Io so come sono andate le cose e non ho mai cambiato la versione dei fatti. Ho raccontato tutto quello che è accaduto, senza nascondere nulla. Ho sofferto moltissimo per quel rapporto così limitato con mio padre”.
Il denaro non sarebbe mai stato la sua priorità, quindi: “Non è mai stato il denaro il mio obiettivo. Ho portato avanti per tutti questi anni un’azione legale non per rivendicazione economica ma per bisogno di verità. Chi non è passato da una vicenda come la mia, di frustrazione, di ricerca delle proprie radici e della propria identità, non può capire”.
Anni di contenzioso che proseguono presso la Corte d’Appello di Roma. Tiziana Giardoni ha formalmente chiesto di rivedere le condizioni di divisione perché, dal suo punto di vista, Francesca Michelon meriterebbe solo un terzo del patrimonio, non la metà.
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