Amanda Lear: “Il successo è inutile”. La confessione su Dalì e il suo passato

Amanda Lear si è raccontata in una lunga intervista, tra confessioni sul suo passato e sui grandi amori della sua vita

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Claudia D'Alessandro

Giornalista, esperta di Spettacolo e Content Editor

Giornalista e content creator, si nutre da sempre di cultura e spettacolo. Scrive, legge e fugge al mare, quando ha bisogno di riconciliarsi col mondo.

Il suo personaggio è sempre stato circondato da un’aura di vaghezza e mistero, sulla quale ha fondato (almeno in parte) il suo successo. Stiamo parlando di Amanda Lear, una vera diva che ha sempre affascinato grazie alla sua intelligenza e alla sua sensualità fuori dai canoni tradizionali. Pittrice, showgirl, cantante, presentatrice, ha dedicato la sua vita all’arte: ne ha parlato in un’intervista a Sette del Corriere della Sera, svelando i segreti dei suoi grandi amori e del suo passato.

Amanda Lear e il rapporto con il successo

Ironica, sagace e talentuosa, Amanda Lear è un’artista a tutto tondo e proprio all’arte in tutte le sue sfaccettature ha dedicato la sua intera esistenza. Pittrice (“Lo sarò fino alla morte”, ha confessato), cantante (ha venduto 28 milioni di dischi), musa di Dalì, ma anche modella (tra gli altri, per Yves Saint Laurent e Chanel), showgirl e conduttrice televisiva, è impossibile incasellare la sua lunga carriera.

Amanda Lear ha parlato in una lunga intervista a Sette del Corriere della Sera, confessando i suoi segreti più profondi e il suo rapporto con il successo: “Il mio sogno era diventare famosa. Forse un assassino, un’attrice di Hollywood, sapevo che un giorno sarei stata una celebrità. Ora mi rendo conto che essere famosi non serve a nulla, se non a rimorchiare gli uomini. Ma questo non basta a pagare l’affitto”.

La confessione sulla sessualità

Parte del suo successo lo deve a quella ambiguità e a quell’alone di mistero che lei stessa ha confessato (in più di un’occasione) di aver alimentato.

“Oggi siamo invasi dalle fake news, ma allora non ce n’erano molte – ha spiegato -. Quarant’anni fa, la vita sessuale, il “né uomo né donna” erano molto intriganti, si cominciava a scoprire tutto questo, in effetti questo pettegolezzo mi è servito molto. (…) Più si parlava di Amanda Lear, più i giornali uscivano con scoop sulla mia sessualità. L’ho imparato da Salvador Dalí: l’anima del business è la pubblicità!”.

Del resto il genere di Amanda Lear ha rappresentato per tantissimi anni un segreto sul quale lei stessa ha giocato per decenni, senza aver paura di provocare e punzecchiando il suo pubblico, solleticandone la curiosità (in alcuni casi un po’ morbosa). E sul sesso ha sempre avuto le idee chiare: “È un piacere fugace. Non ci vedo una dimensione spirituale, o di comunione tra due esseri”, ha ammesso.

L’amore travolgente con Dalì

La sua esistenza è stata piena di incontri incredibili, da David Bowie a Fellini, tutti casuali ma che in un modo o nell’altro le hanno cambiato la vita.

Di certo Salvador Dalì ebbe una grande importanza: fu la sua musa, e le insegnò tantissimo: “Io uscivo con giovani chitarristi, mentre lui aveva 70 anni e l’alito pesante, i denti marci, eppure non avevo mai incontrato un uomo così affascinante. Mi portò a pranzo al ristorante Lasserre a Parigi. Una volta, alla fine del pasto, recitò una poesia di Garcia Lorca. Nessuno mi aveva mai fatto una cosa del genere! Dimenticavo che fosse vecchio. Non mi ha mai raccontato la stessa storia due volte! (…) Ero sotto il suo incantesimo!”, ha confessato.